domenica 15 gennaio 2012

Out of Africa

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Non l’ho vista, ma ho appena finito di leggere il catalogo della bella mostra che il palazzo delle esposizioni di Roma ha dedicato al viaggio di homo Sapiens, che saremmo noi, anche se ho la netta sensazione che sempre più spesso homo e Sapiens non stiano bene nella stessa frase. Bene, l’ho letto e ho deciso che questo sarà l‘anno del pessimismo cosmico, a prescindere dai maya.

Sapiens è in circolazione solo da 200000 anni, che in termini assoluti, rispetto all’ esistenza della Terra per esempio, è proprio poca cosa. Oltretutto quando i nostri simili sono usciti dall’Africa non sono neppure stati i primi: durante la loro espansione ad un certo momento hanno diviso il pianeta con almeno altre quattro specie umane (quelle sì, razze diverse) con cui condividevano qualche antenato e che avevano intrapreso il viaggio fuori dalla madre Africa molto prima di loro. Nessuna di queste specie è sopravvissuta al passaggio di Sapiens. Non che ci siano cause dirette nella fine dei nostri predecessori, convivemmo con loro per migliaia di anni, ma alla fine solo una specie sopravvisse, per mille motivi. La stessa sorte toccò anche migliaia di specie animali che non ressero il confronto con le razze introdotte dagli uomini quando arrivarono nei loro habitat. L’evoluzione ha reso l’uomo moderno capace di trasformare il mondo che lo circondava adattandolo alle proprie esigenze anche a discapito del suo equilibrio. Probabilmente Madre Natura aveva “compreso” che con quello sviluppo cerebrale l’uomo avrebbe rappresentato un problema, così ha provato a metterci qualche pezza, come il restringimento del canale uterino dovuto alla stazione eretta per esempio, che costringeva a partorire cuccioli prematuri con gravi rischi per la loro sopravvivenza e quella delle madri, una specie di imbuto per limitare in partenza l’eccessiva espansione di una specie troppo invasiva e pericolosa, chi lo sa. L’evoluzione però non aveva forse calcolato che con quel volume cerebrale l’uomo sarebbe riuscito presto a trovare una soluzione al problema mettendoci solo appunto 200000 anni per raggiungere la cifra spaventosa di sette miliardi di individui. Nella migliore delle ipotesi alla Terra restano ancora quattro miliardi di anni da vivere, prima che il sole si spenga: Certo, prima di questo evento possono succedere un sacco di cose che potrebbero interromperne la corsa nello spazio, ma al momento il rischio più grosso è rappresentato dalla specie più invasiva e virulenta che la occupa. Se Madre Natura dovesse decidere di porre rimedio ad un errore compiuto qualche centinaio di migliaia di anni fa, basterebbe proprio poco, un organismo piccolo piccolo come un virus per esempio. La Terra dopo poco tempo si sarebbe già dimenticata di noi e sarebbe pronta per ricominciare un ciclo nuovo. Conviene farci un pensierino.

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