lunedì 29 aprile 2013

Ghirri a Roma

Luigi Ghirri è da sempre il mio fotografo preferito, purtroppo è scomparso nel 1992, ma quest'anno avrebbe compiuto 70 anni e a Roma gli è stata dedicata una grande mostra nelle sale del Maxxi, dal 24 aprile al 27 ottobre. Farò di tutto per andarci  e consiglio vivamente a chiunque di farlo. Ghirri è stato fra gli anni settanta e i primi novanta il più grande interprete di un paesaggio che nella semplice banalità di un linguaggio tecnicamente vicino a quello amatoriale, era tuttavia di una profondità estrema nella capacità di toccare corde che andavano molto al di là di quelle della semplice visione e composizione dei soggetti. Ghirri diceva che era necessario "guardare alla fotografia come a un modo di relazionarsi col mondo, nel quale il segno di chi fa fotografia, quindi la sua storia personale, il suo rapporto con l'esistente, è sì molto forte, ma deve orientarsi, attraverso un lavoro sottile, quasi alchemico, all'individuazione di un punto di equilibrio tra la nostra interiorità e ciò che sta all'esterno." Parlando della crisi che a suo modo di vedere la fotografia stava attraversando all'inizio degli anni novanta Ghirri usò, durante una lezione a degli studenti, parole che oggi fanno impressione (a me), disse che "il passaggio che aveva inserito la fotografia in un circuito pericoloso era stato quello della diffusione della macchina reflex, perchè si è attuata una grande semplificazione che ha cancellato molta professionalità e ha tolto molta profondità al guardare."
Penso a lui ogni volta che "gioco" con Instagram.

domenica 28 aprile 2013

Ai confini della realtà

-Sì, pronto?
-MA CHE CAZZO FATE?
-Uoooooohhh, fermo, fermo...
-MA SIETE DIVENTATI.....
-Ehiiiii, ohhhh, calmo...
-Ma siete impazziti?
-Ma di cosa....?
-L'avete organizzato voi?
-Ma sei scemo?
-Senti, non mi prendere per il culo..
-Ma stai scherzando? Ma ti pare che...
-Puzza di roba vostra lontano chilometri, il posto, il momento, lo squilibrato
-Oh, Oh, Oh, senti, non ci provare...
-Mi dici che non c'entrate???
-Ma pensi che non l'avresti saputo???
-Non è roba vostra?
-Ma nooooo, ma scherzi? E' uno che ha fatto tutto da solo.
-Giuramelo
-Senti, lo sai che non giuro su niente, fidati.
-Devo telefonare a...
-Telefona a chi ti pare
-Va bene.....certo sembrava fatto a puntino
-Ci ha quasi fatto un favore, sei calmo ora?
-Sì, va bene dai, scusa, stiamo a vedere che succede.
-Senti, vuoi che senta gli operativi?
-No, no, ti richiamo io, ciao
-Ciao

venerdì 26 aprile 2013

Marvel Style

Sono andato a vedere Iron Man 3, mi piacerebbe scriverne due righe ma tutto quello che mi viene è questo, più o meno: uuuuuuu, Wow! Wheeeeeeeeeew, Kapow, Kapow, Zoooot, uaaaaaa, fiuuuuuuuuuu, uooooo, wowwowowowo, ma dai! fiiiiiiiii Kapow, PoooM! BdaaM! Waaaaa, Ah, però! UAAAaaaaaa, Noooooo, Fiuuuuuuw weeehww, Zaaaammm, Bang Bang Bang!!!Smashhh Arrrgh! Wow! Aspetta!!! No! WooooooAh.
Ecco, non so se ho reso e, ah, se andate restate fino alla fine dei titoli di coda

giovedì 25 aprile 2013

Solo volti



Guardateli! Sono quelli che c'erano, quelli che hanno visto e vissuto, quelli che possono raccontare. Ogni anno sono sempre meno.

mercoledì 17 aprile 2013

Ai confini della realtà

-Pronto?
-Eccomi!
-Allora? Lo hai sentito?
-Sì, li abbiamo in pugno
-Come?..
-Non ho neanche dovuto fare i nostri nomi, me ne ha messi sul piatto tre uno meglio dell'altro..
-Ma, non, non è che bluffano?
-Scherzi? Sono alla frutta
-Ma il professor...?
-Non lo ha neppure nominato e nemmeno io del resto...
-E chi sono?
-Puoi immaginare, comunque i nomi stanno cominciando a circolare.
-Ma vuoi dire che pure baf...
-Certo.
-Non ci posso credere.
-Credici! Sono talmente imbufaliti con il sindaco che non ci vedono più.
-Cosa gli abbiamo promesso?
-Fiducia
-E poi?
-E poi alla prima che non ci piace, che sarà presto, la leviamo e si torna a votare, senza cambiare legge
-Fantastico
-E io vinco. Non arriveranno neanche allo sbarramento. Imploderanno
-Che fessi.
-Mi fanno quasi pena....ahahahaha
-ahahahah ahahah
-No dai! Adesso ho voglia di festeggiare. Chiamo Emilio. Senti, ti richiamo.
-D'accordo, ciao

martedì 16 aprile 2013

Alla maratona di PyongYang è andato tutto bene

Io non ci sto, mi dispiace, l'attentato di Boston è senz'altro una grossa vigliaccata; colpire una grande manifestazione sportiva in un giorno di festa è una cosa orribile e i criminali che hanno commesso il fatto meritano di essere presi e puniti nel modo più severo, ma quello che l'informazione ha fatto ieri sera con le immagini che arrivavano dagli Stati Uniti è in assoluto "pornografia" del sangue e del dolore. E quando scrivo pornografia intendo l'ossessiva e compulsiva continua ripetizione degli stessi filmati per ore in una maniacale ricerca di particolari e in assenza di qualcosa di veramente utile da dire. E poi è arrivato il momento dell'ipocrisia, aiutato senz'altro anche dal modo con cui il sistema dell'informazione ha costruito la notizia. E' arrivato quel momento nel quale è sembrato che tutto il mondo si fermasse a guardare quelle immagini, attonito, sconvolto, e improvvisamente pareva che tutti noi dovessimo sentirci colpiti. Mi dispiace, lo ripeto, io non ci sto. Ho assistito su Twitter (e per fortuna non ho un profilo su facebook) al fioccare di messaggi indignati, accorati appelli, commozione, preghiere. Tantissima ipocrisia, in buona parte involontaria, ma ipocrisia. Sono sicuro che pochissime delle persone che in queste ore si sono sentite così sconvolte hanno mai provato o manifestato simili sentimenti per quello che succede in modo anche più grave e sistematicamente in molte parti del mondo e in particolare in Siria, dove nell'ultimo anno bombe e attentati di persone (bambini compresi ) ne hanno ammazzate migliaia. E non raccontatemi che lì c'è la guerra, lì semplicemente le grandi potenze hanno deciso di non guardare e l'attenzione dell'informazione che è il nostro occhio e forma le idee sfuma, nicchia, ci riporta delle pilloline infilate nei notiziari e mischiate alle mille altre notizie che più ci interessano e ci riguardano o ad altre notizie di guerre e morti lontane a cui siamo abituati, quasi anestetizzati. Per quanto mi riguarda l'attentato di Boston mi addolora mi indigna tanto quanto ogni bomba che esplode e uccide decine di persone ad Aleppo o Damasco e, scusatemi ancora, ma penso proprio che in questo mondo che pare proprio funzionare in modo ingiusto non solo esistono morti di serie A e serie B, ma esistono proprio eventi drammatici di serie A e altri, la maggior parte, che non stanno neppure in classifica.

lunedì 15 aprile 2013

Vi sembra ieri?

Ve lo ricordate? L'inizio del nuovo millennio, la paura del millennium bug e della fine del mondo, la curiosità di vedere cosa sarebbe stato il futuro (svelata drammaticamente il settembre di un anno dopo), sembra ieri, è passata una vita. Lo ha sintetizzato perfettamente Giovanni De Mauro nel suo editoriale su Internazionale di questa settimana. Quello che siamo diventati lo riporto integralmente qui:

Svegliandosi alle otto di mattina di un giorno di aprile del 2000, un ragazzo di venticinque anni non spegnerebbe la sveglia del suo smartphone poggiato in carica sul comodino. Non controllerebbe su WhatsApp i nuovi messaggi. Non darebbe un’occhiata a Twitter e a Facebook per sapere cos’hanno fatto gli amici la sera prima. Non scaricherebbe il nuovo numero della sua rivista preferita per sapere cosa c’è in copertina.
Una volta uscito di casa, non si collegherebbe al wifi di un bar per far vedere a un amico il video di un gruppo inglese scoperto su YouTube. Non cercherebbe su Google Maps la strada più rapida per andare a un appuntamento di lavoro. In bicicletta, non ascolterebbe la musica sull’iPod. Non fotograferebbe un incredibile arcobaleno con lo smartphone. Non metterebbe online le foto appena fatte.
Tornato a casa, non consulterebbe Wikipedia per trovare i titoli dei film di un regista di cui ha sentito parlare per la prima volta a cena. Non chiamerebbe su Skype un’amica andata a vivere all’estero, non le farebbe vedere il maglione rosso ricevuto in regalo qualche giorno prima per il suo compleanno. Non pagherebbe la bolletta della luce online. Non controllerebbe l’estratto conto sull’app della banca. Non farebbe una rapida chat con suo fratello per discutere di politica.
La sera, non cercherebbe voli low cost e non prenoterebbe un albergo economico per un weekend con la fidanzata. Non ascolterebbe la radio online. Non vedrebbe in diretta streaming un noioso talk show. Esausto, non prenderebbe il tablet per leggere in versione originale l’ultimo romanzo del suo scrittore preferito. E si addormenterebbe senza immaginare come sarà diversa una sua giornata tredici anni dopo.
Internazionale, numero 995, 12 aprile 2013

domenica 14 aprile 2013

collapsible D

La settimana scorsa sono stato con degli amici ad una fiera del gioco: videogame, simulazioni, giochi di ruolo e giochi in scatola, per lo più. Mai stato prima in posto simile in vita mia, quindi all'inizio ho dovuto un po' abituarmi al tipo di fauna umana che invece evidentemente frequenta eventi simili e ci si trova a suo agio: nerds di tutte le età e una quantità rilevante di sciroccati in costume ad imitare personaggi di fumetti o giochi di cui non conosco l'esistenza oppure vestiti di tutto punto per una missione a Kandahar (dove li manderei volentieri fra l'altro). Mi sono sentito un po' vecchio. Però è stato divertente. Io non sono mai stato uno da giochi di ruolo e anche con quelli in scatola non mi sono mai allontanato troppo dai classici, Monopoli e Risiko per intenderci, ma in questo posto era davvero possibile trovare di tutto e così, vista la presenza di tavoli apparecchiati con tabelloni e la gentile disponibilità degli stessi creatori dei giochi, abbiamo provato qualcosa. Se siete amanti del genere consiglio un gioco di nome "White Chapel", nel quale uno dei giocatori impersona Jack lo squartatore e gli altri sono i poliziotti che devono dargli la caccia; il gioco è semplice, la ricostruzione storica accattivante, insomma, carino. Più macchinoso invece è stato un altro gioco al quale abbiamo dedicato quasi due orette coinvolti dall'entusiasmo del suo ideatore: "Collapsible D". La Collapsible D fu l'ultima scialuppa ad abbandonare il Titanic, il gioco è ambientato appunto sul famoso transatlantico, l'azione comincia dal momento dell'impatto e di turno in turno arriva fino all'affondamento. Lo scopo è portare in salvo un certo numero di passeggeri (ad ogni giocatore ne sono assegnati 3) fra quelli che veramente si salvarono. Devo dire che la ricostruzione storica che sta dietro alla creazione del gioco è davvero favolosa, ma noi ce la siamo goduta solo perchè avevamo lì il suo ideatore il quale sosteneva pure che si trattava di un gioco piuttosto semplice. Personalmente io non lo avrei mai comprato (anche perchè costa), ma anche se me lo avessero regalato probabilmente da solo non sarei mai riuscito a giocarci. Ad ogni modo, se questa cosa vi interessa qui ne trovate una recensione piuttosto precisa. Io tutta questa pappardella l'ho scritta solo perchè oggi è il 101° anniversario dell'affondamento, l'inizio della fine della civiltà occidentale.

sabato 13 aprile 2013

Il grande Sertao

Ci sono alcune cose che mi fanno estremamente piacere, come imbattersi in qualcuno con il quale condividere la passione per un libro per esempio. Mi è successo recentemente leggendo un'untervista a Guido Tonelli che sarebbe uno dei fisici più importanti al mondo e una mente eccelsa prodotta dal nostro paese. Il libro è "Il grande Sertao" di Joao Guimaraes Rosa e se non l'avete letto fatelo. Io lo lessi durante un lungo viaggio in Brasile senza sapere assolutamente di cosa si trattava, ero semplicemente spinto dall'idea di dover viaggiare attraverso un paese straniero leggendo un testo della sua produzione letteraria. L'avevo scelto per caso, più che altro perchè pareva della lunghezza giusta per durarmi tutto il viaggio. Per la verità la lettura fu inizialmente parecchio difficile: nessuna divisione in capitoli e strutturato come il lungo racconto di un uomo ad un altro della sua vita,  in un fluire ininterrotto dell'io narrante, scritto in una lingua ricca di iperboli e piuttosto complessa. Francamente mi aspettavo qualcosa di più semplice e non una specie di poema epico. Ma  fu proprio questo, in fondo da bambino sono cresciuto giocando a soldatini con in mano l'Iliade; le prime cento pagine furono un po' uno strazio e meditai di abbandonare la lettura, ma poi, piano piano entrai nella corrente della narrazione e in un attimo ne venni risucchiato e trascinato, e infine mi abbandonai all'epopea di un popolo e di un paese vasto e selvaggio descritti come si trattasse davvero di un poema omerico. Guido Tonelli lo descrive proprio così, con le stesse parole che avrei potuto usare io e inoltre mi ha messo anche voglia di rileggerlo. La mia copia è semidistrutta (viaggio difficile), ma fortunatamente dopo anni Feltrinelli ha deciso di ristamparlo e oggi si trova facilmente.

giovedì 11 aprile 2013

Sdegno e disappunto

Nella giornata in cui gira la notizia che in Italia i musei pubblici tutti insieme incassano in un anno meno del Louvre, ci tengo a dire solo due parole per ricordare che la città dove sono nato e vivo possiede uno dei teatri romani più importanti del nord Italia in quasi completo stato di abbandono. Se restaurato, insieme al resto delle vestigia romane vicine potrebbe dar vita ad un'area archeologica fruibile da cittadini e turisti che giusto Roma. Invece la giunta che presiede il comune e si avvia a cercare il favore degli elettori per altri cinque anni ha pensato bene di spendere un sacco di soldi per rimettere in piedi nella piazza simbolo del periodo fascista una statua alta 7,5 metri brutta come poche cose e che Mussolini elogiò e definì "rappresentazione dell'era fascista". Mi permetto di osservare che l'oggetto, completamente bianco, è di chiara ispirazione classica. Come saprete gli antichi le statue le coloravano, l'ideale dell'oggetto bianco è una stortura dei modelli di origine neoclassica. Perciò i gentili rappresentanti che governano il comune non si stupiscano se qualcuno poi volesse colorarla.

lunedì 8 aprile 2013

Se ne sono andati

Oggi un po' di inglesi che conosco e che in parte anni fa sono arrivati in Italia anche a causa della politica esercitata dalla signora qui sopra, probabilmente andranno a bersi una birra al pub e non per il dispiacere della di lei dipartita. Personalmente non ho particolare motivo di dolermi della scomparsa della signora Thatcher più che di quella di chiunque altro: ho vissuto gli anni del suo governo in un altro paese e ne ho percepito da adolescente solo la particolarità di essere la prima donna a governare un importante paese occidentale e il piglio militar imperialista con il quale andò a riprendersi le isole Falkland. Poi arrivarono i film di Ken Loach e la comprensione dei testi di molte canzoni che cantavano la miseria di un paese messo in ginocchio da privatizzazioni e liberismo aggrssivo. Margaret Thatcher ha vissuto una vita lunga ed è andata incontro al suo destino, molti in Inghilterra non ne sentiranno la mancanza.

sabato 6 aprile 2013

Democrazia condominiale



Io vorrei che qualcuno che ha votato in modo convinto il movimento cinque stelle mi dicesse ora se è questo che si aspettava e se anche ora è convinto di aver fatto la scelta giusta. Certo, mi diranno che è in corso una rivoluzione, che è passato troppo poco tempo, che bisogna aspettare, ma ancora poco, che ormai la porta del palazzo è sfondata e i cittadini sono dentro. Ecco, e a me pare che i cittadini dentro per ora ci si trovino  proprio bene, un po' spaesati forse, ma proprio bene. Poi vorrei capire bene da qualcuno vicino al movimento quale è la sua idea di democrazia, rappresentativa o partecipativa, perchè io non capisco. Come funziona? Tutti a casa i vecchi partiti, e poi? restiamo solo noi? Niente più partiti? tipo solo cittadini che, per carità, ragionano con la loro testa liberi da condizionamenti? Ho presente questa cosa, è più o meno quello che succede in una riunione di condominio, a quanti piace andarci? Io sono sempre più sconcertato da questa forma di trasparenza democratica a corrente alternata: lo streaming ottimo per andare a parlare con Bersani e fare una figura da poveri mentecatti con una ripresa di qualità che neanche il processo di Ceausescu, e poi riunioni segrete, fughe in corriera in località lontane per vedere il capo, roba da paranoia complottista. Insomma, qualcuno mi spiega dov'è la rivoluzione? Che poi rivoluzione è qualcosa che di solito si realizza nelle piazze, dura non troppo tempo e fa anche scorrere il sangue, quindi magari no grazie. Posso anche non avere particolare simpatia per la classe dirigente italiana, ma penso che il sistema politico repubblicano che si è formato dopo venti anni di dittatura in questo paese sia fondato sui partiti e che dentro a questi partiti o a quello che ne resta ci siano anche persone nuove, giovani ed entusiaste, con grande preparazione e cultura politica che aspettano solo il momento di emergere. Se riconosco una qualche utilità al movimento di Grillo è solo questa, aver dato una scossa al sistema dirigenziale dei partiti, aver aperto qualche crepa dalla quale qualcuno comincia ad emergere (e non parlo di Renzi). Il processo è in corso, questa legislatura ed un governo anche presieduto da Bersani avrebbero potuto forse essere un'occasione per mettere alla prova questo tentativo di rinnovamento. Forse c'è ancora tempo, ma al momento l'impressione mia è che si stia tornando indietro. Ecco, finito lo sfogo, che poi io continuo a sognare l'anarchia.

venerdì 5 aprile 2013

Pesci d'aprile

Ma non penserete mica seriamente che la Corea del Nord possa scatenare la terza guerra mondiale vero? Ma li avete visti? Certo, minacciano, hanno armi nucleari e un esercito numericamente immenso, ma io sono convinto che non rappresentino un vero pericolo. Voglio dire, un paese di poco più di venti milioni di persone che fanno la fame, governato da un ragazzino che probabilmente deve tenere occupati i militari per evitare che i militari lo buttino nella vasca dei pesci qui sopra (a proposito, non fanno impazzire anche voi quelli che prendono appunti sul block notes? Vado nei matti al pensiero di che cavolo staranno scrivendo). Insomma sono convinto che la strategia molto semplice dei nordcoreani sia orientata esclusivamente ad occupare un posto rilevante nel caso di trattative ed anche a tenere unita una nazione con la propaganda bellica per allontanarla dal pensiero di ben più stringenti problemi legati alla sopravvivenza. Quelli che temo io sono gli altri, quelli che si aggirano attorno alla Corea del Nord con apparati bellici fantascientifici e il dito sul grilletto, quelli che hanno necessità di tenere sempre ben vivi i conflitti armati per permettere ad una certa economia di continuare a prosperare, quelli che in un attimo si inventano la "smoking gun" per portare pace e democrazia nell'universo. Sono quelli che mi fanno paura.