domenica 18 aprile 2010

Darkness


L'estate del 1816 fu particolarmente sgradevole: piogge torrenziali, freddo, carestie e in qualche caso pure neve dove di solito d'estate non dovrebbe esserci. Alcuni inglesi che si trovavano in Svizzera furono costretti a passare tutta l'estate in casa e diedero vita ad un'insolita sfida che aveva per tema la creazione di cupe storie gotiche. Il gruppetto era composto da George Gordon Byron, John William Polidori, Percy Shelley e sua moglie Mary. Da questa esperienza nacquero grandi creazioni letterarie: il poema "Darkness", "Frankenstein" e Polidori scrisse il vampiro, primo racconto con al centro un personaggio che ancora oggi stimola cinema e letteratura. Le incredibili condizioni di buio e freddo di quell'estate furono determinate dall'eruzione avvenuta l'anno precedente in Indonesia del vulcano Tambora. L'immensa nube di cenere oscurò l'atmosfera terrestre per due anni determinando clamorose conseguenze climatiche ma fu anche ispirazione per la creazione di opere la cui importanza e influenza segnano ancora la cultura contemporanea. Nel 1816 non c'erano gli aerei, il mondo era notevolmente più grande e c'era molta meno fretta di oggi.

Se ne sono andati II

Non dimenticherò mai la noia che mi diede nel 1994 la campagna elettorale di Silvio Berlusconi durante la famosa discesa in campo. In mezzo a tutte le novità che sorsero nel panorama politico italiano allora ci fu anche la presa di posizione di un sacco di celebrità televisive che lavoravano nelle sue televisioni. Raimondo Vianello e Sandra Mondaini furono tra questi e mi diede fastidio, tanto. Mi diede fastidio perchè mi piacevano e non potevo credere che potessero davvero sostenere quello là. Dopo tanti anni ho capito che in fondo non poteva essere che così: Raimondo Vianello è stato uno dei pochi personaggi dello spettacolo italiano a non aver mai celato le sue simpatie a destra, fin dalla sua giovanile adesione alla Repubblica Sociale. Questo però non ne ha mai condizionato lo stile elegante e l'ronia tagliente, a tal punto che la destra italiana becera e volgare non si è mai resa conto di avere in lui una risorsa e lo ha sempre trascurato.
Questa settimana è stato il fini"mondo" in Italia, oltre a Raimondo ci ha lasciato anche Edmondo Berselli, un altro pezzetto della cultura di questo povero paese che se ne va.

Se ne sono andati


La Polonia è un paese sfigato. Non me ne vogliano i polacchi, ma è un fatto oggettivo che stare fra Russia e Germania senza grossi confini naturali a far da protezione è una specie di iattura e difatti la Polonia per secoli è rimasta in balia dei pruriti imperialisti dei potenti vicini. Il culmine lo si è raggiunto quando a scontrarsi sono stati i due più grandi totaitarismi del novecento e a farne le spese è stata un intera generazione di giovani polacchi che avrebbe dovuto rappresentare il futuro del paese. A Katyn furono massacrate più di ventimila persone dai russi che poi girarono la colpa ai nazisti celando la verità praticamente fino all'altro ieri. La vera responsabilità dei fatti alla fine è emersa ma ai russi non ha mai fatto troppo piacere, insomma, saranno pure passati quasi settanta anni, ma il peso di quello che è successo grava ancora sulle spalle del governo di Mosca. E così le celebrazioni di quegli eventi non sono mai avvenute in un clima particolarmente sereno; al punto che molti blog o siti cospirazionisti in Polonia ventilano l'ipotesi che il disastro aereo che ha troncato di netto l'establishement polacco possa non essere così accidentale. Certamente non è così, forse la grande ansia del presidente Kaczynsky di partecipare ad un evento in qualche modo rivendicativo per il suo paese lo ha portato alla rovina e con lui anche un sacco di parenti di quelle vittime di settanta anni fa. Il destino a volte sceglie modi curiosi per accanirsi sull'uomo.

mercoledì 14 aprile 2010

Pensare prima di parlare spesso è meglio


Un paio di settimane fa su "Internazionale" ho letto un articolo firmato da tale Andrew Sullivan, giornalista cattolico conservatore inglese che vive negli Stati Uniti e soprattutto gay. A partire dalla sua esperienza personale Sullivan descrive nell'articolo la condizione nella quale si trova un adolescente gay di rigida educazione cattolica che comincia ad avvertire i primi stimoli della sessualità ed è convinto che ciò sia sporco e cattivo. Inizialmente gli stimoli vengono soffocati, senza successo. Successivamente il sesso viene oggettivato attraverso sana masturbazione. Il sesso con un giovane coetaneo porterebbe dritti all'inferno, così ci si costruisce una vita sessuale completamente solitaria. Se a tutto questo si aggiunge una grande capacità di rimozione e un forte attaccamento all'autorità religiosa nel tentativo di attaccarsi a qualcosa di solido di solito si finisce dritti in seminario. Questo in particolare accadeva negli anni 50/60. La certezza di non potersi sposare con una donna e l'essere maschi celibi con aspirazione ad un certo status poteva portare molti ad intraprendere la carriera ecclesiastica nella segreta speranza che la chiesa potesse servire da "guarigione". E invece no: le cose peggiorano, la negazione personale viene aggravata dalla negazione collettiva compiuta dalla chiesa e tutto si trasforma in una spirale di bugie e corruzione. Molti uomini in queste condizioni, secondo Sullivan, soffrono di un arresto dello sviluppo sessuale ed emotivo, per loro il sesso è astrazione e un peccato, la loro sessualità è congelata agli albori dell'adolescenza e così si trovano a provare attrazione per chi si trova nel loro medesimo stato di sviluppo.
Oggi leggo che il Vaticano avrebbe precisato che le dichiarazioni del cardinale Bertone ieri in Cile sarebbero riferite al fenomeno omosessuale all'interno della chiesa, il che potrebbe in qualche modo ricondursi agli argomenti di sullivan. Non lo so, qui ci sono le parole di bertone, non sono così certo che intendesse limitare la cosa alla chiesa, mi sbaglierò. Ad essere stronzo direi che il cardinale farebbe bene a riguardarsi le statistiche sull'omosessualità nei seminari.

martedì 13 aprile 2010

Ma vergognatevi

Non ho molto da dire sulla vicenda che sta coinvolgendo gli operatori italiani di Emergency in Afghanistan. Il governo di quel paese è un patetico fantoccio in mano a gente di fuori, l'operato del nostro ministero degli esteri nella persona del ministro Frattini è abbastanza discutibile. Solo due cose che mi vengono così: laggiù c'è una guerra, le armi costano più o meno come i telefonini da noi e i ragazzini ci giocano come i nostri con la playstation. Se qualcuno ti vuole inguaiare ci mette due secondi. L'altra cosa risale ai tempi del G8 a Genova, le famose bottiglie molotov nella scuola Diaz. Se non ricordo male ce le aveva portate la polizia. O ricordo male?

La gente ha bisogno di cultura

E' tornato l'ineffabile Giacobbo. Non ho visto tutta la trasmissione, ma quel poco è stato sufficiente. In una sola puntata il portatore di cultura di rai due ha già attraversato tutto lo scibile: partendo da una mitica Atlantide giapponese (buttate i libri di storia gente, la civiltà è cominciata migliaia di anni prima di quello che vi hanno insegnato), passando per vecchi classici come i cerchi nel grano e finendo, con un completino da Indiana Jones in vacanza, nei sotterranei del museo del Cairo dove corridoi intasati di vecchie casse marce piene di chissà cosa e mummie macilente accatastate ci venivano presentate come scoperte che solo i nostri occhi, in esclusiva, potevano vedere. E il futuro è pieno di magnifiche sorprese, non perdetevi le prossime puntate e non perdetevi soprattutto i titoli di coda, dove ho visto la cosa più agghiacciante. Tutti i servizi di Voyager sono realizzati con il patrocinio del Mibac (ministero per i beni e le attività culturali). Evviva la cultura.

lunedì 12 aprile 2010

L'imbucato

Mesi fa mia madre ha partecipato ad un incontro con alcune sue ex compagne delle magistrali in occasione del compleanno di un loro professore ultracentenario o giù di lì. Durante la serata, come consuetudine sono state scattate alcune fotografie. Dopo qualche tempo una delle amiche di mia madre le ha inviato tramite il mio indirizzo di posta elettronica un paio di foto nelle quali alcune splendide signore sesantenni attorniavano l'anziano dinosauro. Viste le foto la mia mamma mi ha pregato poi di farle una stampa, ma solo di una, perchè nell'altra risultava esserci pure una signora che non c'entrava nulla, una che passando di lì aveva trovato molto simpatico infilarsi nella foto di gruppo e proseguire poi per gli affari suoi. Tutta questa storia mi ricorda molto quella di questo anziano signore nella foto (quello al centro) che non manca mai un'occasione per imbucarsi ai grandi incontri internazionali allo scopo di farsi bello con gli amici a casa mostrando le foto. Io per la verità l'ho sempre trovato un po' patetico anche se dotato di grande simpatia e di una notevole faccia a guisa di zone dove di solito non arriva la luce. Ma sbagliavo, ora ho scoperto che proprio in quell'occasione, quella della foto, grazie ai suoi notevoli e insistenti sforzi quegli altri due signori hanno deciso che non avrebbero mai più usato armi atomiche per farsi fuori e ho pure letto che in tre anni sconfiggerà il cancro




giovedì 8 aprile 2010

Guerra fredda e pagliacci

Durante la guerra fredda il compito dell'esercito italiano nell'eventualità di un'invasione da est delle truppe del Patto di Varsavia era quello di resistere il più possibile sul confine friulano, motivo per cui quella zona pullula di vecchie caserme ormai abbandonate. Qualcuno, ma non conosco esattamente veridicità o provenienza della fonte, ha calcolato che la capacità di resistere delle nostre truppe sarebbe stata intorno alle due ore. Non lo so, magari è una leggenda, magari no, magari un paio di giorni li avremmo fatti ballare. Pare che la forza d'invasione che avrebbe sfondato da noi sarebbe stata composta dalle armate ungheresi, dico, ungheresi, vuoi non resistere agli ungheresi? Ad ogni modo il nostro stato maggiore aveva previsto nei suoi piani di difesa la reazione ad ogni tipo di eventualità che si fosse potuta presentare. Tutte le opzioni erano state prese in considerazione. Tutte tranne una, quella giudicata unanimemente la più improbabile. Anni dopo, caduto il muro di Berlino, in occasione di un incontro fra alti papaveri militari alcuni generali ungheresi confidarono ai loro colleghi italiani che i loro piani d'invasione prevedevano il passaggio dall'Austria. A questo punto immagino gli italiani che nicchiando e schiarendosi la gola si siano messi a parlare del tempo: il passaggio dall'Austria era quello che non avevano preso in considerazione.