giovedì 8 aprile 2010

Guerra fredda e pagliacci

Durante la guerra fredda il compito dell'esercito italiano nell'eventualità di un'invasione da est delle truppe del Patto di Varsavia era quello di resistere il più possibile sul confine friulano, motivo per cui quella zona pullula di vecchie caserme ormai abbandonate. Qualcuno, ma non conosco esattamente veridicità o provenienza della fonte, ha calcolato che la capacità di resistere delle nostre truppe sarebbe stata intorno alle due ore. Non lo so, magari è una leggenda, magari no, magari un paio di giorni li avremmo fatti ballare. Pare che la forza d'invasione che avrebbe sfondato da noi sarebbe stata composta dalle armate ungheresi, dico, ungheresi, vuoi non resistere agli ungheresi? Ad ogni modo il nostro stato maggiore aveva previsto nei suoi piani di difesa la reazione ad ogni tipo di eventualità che si fosse potuta presentare. Tutte le opzioni erano state prese in considerazione. Tutte tranne una, quella giudicata unanimemente la più improbabile. Anni dopo, caduto il muro di Berlino, in occasione di un incontro fra alti papaveri militari alcuni generali ungheresi confidarono ai loro colleghi italiani che i loro piani d'invasione prevedevano il passaggio dall'Austria. A questo punto immagino gli italiani che nicchiando e schiarendosi la gola si siano messi a parlare del tempo: il passaggio dall'Austria era quello che non avevano preso in considerazione.



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