lunedì 31 agosto 2009

Se ne sono andati


Nel 1944 Stalin decise che l'Unione Sovietica aveva bisogno di un nuovo inno perchè l'Internazionale faceva un po' la muffa, così fu recuperato un brano scritto nel 1941 dal compositore Alexander Vasilyevich Alexandrov, già autore dell'inno dell'armata rossa. Per il testo fu incaricato un giovane poeta e autore di libri per bambini: Sergey Vladimirovich Mikhalkov. Il testo, con alcune modifiche dovute al cambiamento dei tempi (e dei vertici del PCUS), durò fino al 1991, quando Eltsin decise che faceva troppo vecchio regime e lo sostituì con un altro che non piaceva a nessuno. Così Putin, vecchio nostalgico, lo ha reintrodotto, e per il nuovo testo ha richiamato il quasi novantenne Mikhalkov. Il vecchio poeta se ne è andato in questi giorni, io non conosco le parole del nuovo inno russo, ma sono sicuro che quelle vecchie erano molto più belle.

mercoledì 26 agosto 2009

Se ne sono andati

Mary Jo Kopechne era una giovane attivista impegnata nella campagna elettorale di Bob Kennedy nel 1968. Il 18 luglio del 1969, dopo un party, volò in mare con la Oldsmobile di Ted Kennedy. Lei morì e pagò per lui il dazio dei Kennedy, lui non si fece nulla. le vere cause dell'incidente non furono mai chiarite, ma il senatore Kennedy ne uscì pulito, solo, la sua carriera politica si fermò lì, senza mai poter arrivare alla casa bianca. Anni prima Ted era scampato ad un incidente aereo uscendone illeso. Nessuno ha mai provato a sparargli, un destino all'opposto di quello riservato ai due celebri fratelli. Ora se ne è andato, per una malattia, quasi un'eccezione nella sua famiglia. Tanti onori e qualche scheletro nell'armadio.

lunedì 24 agosto 2009

Noblesse oblige

Il Passo di Foce a Giovo è un valico appenninico vicino al più noto Abetone: si narra che quando il duca di Modena e la duchessa di Lucca vi si incontrarono per inaugurare una nuova strada che collegava i loro domini, la duchessa toscana, notando l'incipiente calvizie del duca, gli disse perfidamente: ”Caro amico, quanta neve al monte”. A questo il duca rispose gelido: “Amica cara, se c'è neve al monte le vacche vadano al piano”.



venerdì 21 agosto 2009

Barzelletta gesuita

Un uomo, ateo convinto, cammina in un bosco, e mentre vaga rapito dagli odori e dai colori della natura, ad un certo punto sente alle sue spalle un movimento fra i cespugli: non fa in tempo a voltarsi che subito un grosso orso gli è addosso. L'uomo accenna ad un tentativo di fuga ma inciampa e l'orso con un balzo in un attimo gli è sopra, allora l'ateo d'istinto grida: “Mio Dio, aiutami”. D'improvviso il tempo si blocca, tutto diventa immobile e silenzioso e dal cielo una voce tonante dice: “Come sarebbe, fino ad un momento fa hai sempre negato la mia esistenza, adesso perchè dovrei aiutarti?”. “Hai ragione” risponde l'uomo “non potrei essere così ipocrita, però tu potresti rendere cristiano l'orso.” “Questo si può fare” dice la voce. Subito il tempo riprende a scorrere, in lontananza si ode una musica soave, l'orso, che era già pronto a colpire, abbassa la zampa assassina, poi le alza entrambe accostate a mò di preghiera, abbassa il capo e dice: “Signore, benedici questo pasto che sto per prendere”.



giovedì 20 agosto 2009

Hot zone

Non discuterò del caldo che c'è in questi giorni, perchè fa caldo, un caldo porco, sono il primo ad ammetterlo; passo tutti i giorni all'aperto in mezzo a dei campi, senza ombra, fra due delle città citate come più calde in questo periodo. Quindi, lo so che fa caldo. Quello che discuto è come viene trattata la notizia dagli organi di informazione: leggendo giornali o guardando notiziari televisivi ogni sera mi domando come faccio ad essere ancora vivo al termine della giornata. Lunghissimi servizi sulla bolla africana (maledetti extracomunitari) che ci aggredisce, esperti che spiegano le cause climatiche anomale dell'evento, medici che consigliano di evitare le ore centrali del giorno, bere molto e portare il nonno al centro commerciale. Gente intervistata in mutande tuffata dentro alle fontane oppure a passeggio nei succitati centri che sembra sopravvissuta ad un'esplosione termonucleare. L'argomento è normalmente trattato come se fosse un'emergenza nazionale, una questione di vita o di morte, anche se mi pare di ricordare che in estate di solito faccia caldo, ma forse mi sbaglio. Ora, ripeto, io passo tutta la giornata al sole, insieme ad altre persone, tutte normalissime, e sopravviviamo, lo facciamo con minimi accorgimenti. Nessuno muore. E' giusto cercare sollievo dal caldo, ma, una volta messi al sicuro vecchi e bambini, non è giusto trattare la cosa come se non fosse normale, perchè poi la gente finirà col pensare che non lo sia, e lo stesso succede col freddo in inverno. Il risultato è un eccessivo uso di condizionatori d'estate e riscaldamenti d'inverno, con tanti saluti alle risorse energetiche e all'inquinamento globale. Per quanto riguarda l'informazione poi, se questo è lo standard adottato per trattare qualsiasi notizia stiamo freschi, anzi no caldi, fate voi.



mercoledì 19 agosto 2009

Articolo 11?

Che cosa stanno facendo tremila soldati italiani in Afghanistan? Cosa sappiamo veramente di quello che succede laggiù? Quello che ci raccontano? Missione di pace, attacchi terroristici, provincia di Herat, attentati a Kabul, regole di ingaggio, addestramento a militari e polizia locale, burqua, democrazia da preservare, talebani, mezzi distrutti, militari illesi, blah blah blah? C'è una guerra o non c'è una guerra? Secondo me c'è una guerra e se è così non andrà bene. Chiedere a inglesi e russi per maggiori ragguagli. I nostri ipocriti governi, infischiandosene di un certo articolo della costituzione, hanno infilato i militari in una guerra, ma siccome la suddetta carta è sacra, bisogna dire che non c'è. Così quelli stanno là ma non hanno quello che gli serve per fare quello che devono fare e cioè una guerra. Finora è andata di lusso (un po' meno agli afghani) ma può solo peggiorare e per chi pensasse che i nostri ragazzi son ben addestrati e ben attrezzati cito questo episodio che risale al 1944, la guerra era vera e avevamo otto milioni di baionette.

Sulla cima del monte Chersogno, in Piemonte, si trova ancora una casetta chiamata Cà di Bornhu, casa dei ciechi, i ciechi erano stati arruolati dai fascisti di Salò e dovevano stare lì ad ascoltare e segnalare il rumore dei bombardieri alleati in arrivo dalla Francia. In mancanza dei radar, troppo tecnologici, si usavano gli audiofoni, grossi strumenti ad imbuto, e si sfruttava l'udito più raffinato dei ciechi costretti ad interminabili turni di guardia. Cosa c'entrerà questa storia con gli italiani in Afghanistan, direte voi. Non lo so, per me c'entra.



Se ne sono andati

Due grandi rappresentanti della cultura di un paese che non sa più cosa sia la cultura. Due testimoni di un mondo di cinema e letteratura ricco e scomparso. Viene davvero da chiedersi chi ci sarà al loro posto fra trenta o quaranta anni a raccontare il mondo che viviamo oggi. Sì, bè, in effetti non è che ci sarà un granchè da raccontare.



lunedì 17 agosto 2009

italiano, briseur de salaires

Chissà se i ”cari amici” della lega, quest'estate molto impegnati in progetti fondamentali come l'introduzione dell'insegnamento dei dialetti nelle scuole o l'abolizione dell'inno di Mameli, hanno trovato un minuto per meditare su un anniversario che ricorre oggi.

Il 17 agosto del 1893, a causa di un incidente banalotto, nove operai italiani furono linciati da una folla inferocita nella città di Aigues-Mortes, di altri quattordici non si seppe più nulla. La città era famosa per la produzione di sale e il lavoro, durissimo, di estrazione era per lo più opera di emigranti provenienti dal vicino Piemonte che subivano il razzismo feroce dei francesi. Gli italiani venivano chiamati pimos o christos per via dell'abitudine alla bestemmia; ad Aigues-Mortes furono chiamati ours (orsi), in modo spregiativo, termine che oltre al razzismo richiamava le paure che la bestia provocava nell'immaginario collettivo. Per i francesi l'emigrazione straniera era la causa della crisi economica scoppiata durante la Terza Repubblica e dopo la sconfitta di Sedan gli italiani, alleati degli odiati tedeschi, non erano esattamente ben visti. Solo l'antisemitismo innescato dall'affare Dreyfus pochi anni dopo superò l'odio per gli italiani.



lunedì 10 agosto 2009

Cremonensis, ignorante!


Anni fa, poco tempo dopo la morte della mia nonna materna, mio padre tornò da una missione di pulizia nella sua cantina con un vecchio violino, invero piuttosto malmesso, avvolto in fogli di giornale, e trionfalmente annunciò che avevamo uno Stradivari. Poi venne da me e con gli occhi lucidi disse che lo avremmo messo in banca e che sarebbe stato la nostra eredità. Andò più o meno così. Io, che sono poco romantico e piuttosto scettico, presi il relitto, lo osservai e lessi l'etichetta che si trovava all'interno della cassa che diceva: “Anno 1714 Antonius Stradivarius Cremenonsis fecit”, per tutta risposta mi arrivò un “Cremonensis, ignorante!”. La verità era che si trattava di una patacca, costruito in Ungheria o giù di lì agli inizi del '900 e l'etichetta serviva appunto a farne un'imitazione. Oggi lo strumento fa mostra di sè, raffazzonato alla meglio, su una libreria a casa dei miei. L'episodio me lo ha ricordato un'interessante storia che ha per protagonista un famoso quadro di Leonardo. Nel 1919 i coniugi di kansas city Andrée e Harry Hahn ricevettero come regalo di nozze un quadro da una parente francese, in tutto e per tutto identico alla Belle Ferronière di Leonardo da Vinci, il cui originale era conservato al Louvre. La parente francese però disse loro che in realtà il vero quadro era il loro e quello al museo solo una copia. Gli sposini in patria lo mostrarono ad uno storico dell'arte che confermò questa possibilità. Folgorati, pensarono di vendere il quadro. Nella questione intervenne però il re degli antiquari, il mercante d'arte Joseph Duveen, sostenendo che il quadro in mano agli Hahn era solo una copia recente oppure un falso. Da quel momento cominciò una guerra di perizie che culminò nel 1923 con un celebre confronto fra le due opere al Louvre. Il quadro degli Hahn ne uscì distrutto, ma loro non si diedero per vinti e trascinarono Duveen in tribunale nel 1929. Al termine del processo, nel 1930, una clamorosa sentenza che si avvaleva di perizie scientifiche rivoluzionarie per i tempi, confermò che il quadro era effettivamente antico ma non potè comprovarne l'attribuzione al maestro fiorentino. L'antiquario fu comunque condannato a pagare 60mila dollari agli Hahn che però non riuscirono mai a vendere il quadro ancora oggi in possesso della figlia. Tutta la storia si trova in un libro pubblicato da Rizzoli: “Ritratto di Dama”, scritto dallo storico inglese John Brewer.

sabato 8 agosto 2009

Verso Santiago V: ultima visione, venerdì 31 luglio


Termina qui il viaggio verso Santiago della piccola Astri. Alterne vicende le hanno impedito di portare a compimento il cammino, ma se ci riproverà speriamo che ce ne informi ancora con le sue note:

"Decidi di smettere di camminare e d'un tratto ti ritrovi pellegrino nella frenesia della vita, soi disant, normale.
due giorni di mare in cantabira in fondo sono una figata, ma la testa del pellegrino non accetta il pensiero di pagare 40 e piu' euro a notte in un hotel dopo aver spartito puzza di piedi e russio in camerate per giorni e giorni al prezzo di un donativo ( comprensivo di colazione...)
Seguendo il consiglio di un basco e con buona pace di gregorio che lo voleva fare da mesi ( e io glie lo impedii o ce lo impedii...ma come si dice?? come si scrive???) mi sono iscritta al couchsurfing, rete di persone che prestano il divano di casa a personaggi di passaggio...

dopo poche ore sono stata prontamente contattata dal mio prestatore di divano, javier di professione prosciuttaio e chorizaio, due figli e un coniglio di nome Neskuik.
mentre faccio la turista zoppicante, sempre in abiti da trekking, in giro per leon..mi rendo conto che nel mondo in questo mometo ci sono... i saldi...

...momenti di panico...

...profonda prostrazione...

santa maria, aiutami tu...come faccio? sono stata tanto morigerata per cosi' tanto tempo...
e del resto cosa fo'? vo' al mare senza costume? faccio il bagno con le mutande da trekking??
...mi sdraio su una panchima della plaza mayor in cerca di una risposta ed ecco l'ultima visione...
in tutta la sua radiosa bellezza mi compare lei...la madonna...
nelle sue sembianze di maria veronica ciccone mi rammenta che
" we are living in a material world ...and i'm a material girl..."

(e io non l'ho mai negato...)


p.s.
alla fine ho speso molto meno del costo di una notte in hotel...
gu"

venerdì 7 agosto 2009

Ai confini della realtà XII


-Pronto?

-Pronto ciao.

-Ah presidente, ciao

-Senti, dobbiamo fare qualcosa..

-In che senso?

-Qui l'aria sta diventando irrespirabile, mi stanno gettando addosso secchiate di merda, dobbiamo inventarci qualcosa..

-Ma di che genere?

-Qualcosa all'estero, ti ho chiamato apposta. Cosa succede in giro?

-Ma è agosto, non si muove niente.

-Senti, guardati un po' in giro, ho bisogno di uscire..

-Aspetta, ci sarebbe quella cosa in Turchia, ma noi non c'entriamo molto...

-Turchia? È perfetto! Sono tutti e due amici miei. Ci vado!

-Ma non siamo stati invitati, non so se è opportuno.

-Tu non ti preoccupare, fai le telefonate che servono. Al resto ci penso io.

-Ma non so se...

-Ci faremo un figurone. Un altro brillante successo internazionale.

-Se lo dici tu.

-Sì, lo dico io. Tu organizza. Adesso ti saluto, devo chiamare Vlodia.

-Va bene, ciao.


Verso Santiago IV: home sweet home, giovedì 30 luglio


l pellegrino di santiago segue il corso del sole. comincia a camminare con il sole che sorge alle sue spalle e all'arrivo se lo vede tramontare davanti.
se viaggia di notte avra' una facile guida nella via lattea.
nel cammino fracese, che dai pirenei conduce a santiago e poi a finisterre, il pellegrino vive quattro fasi, che si ripetono in piccolo in ogni tappa.
all'inizio e fino al superamento dei pirenei e' come un bambino, incerto, pauroso. Nell'attraversare la zona di pamplona e fino a burgos e' come un adolescente: entusiasta e spericolato, emotivo e irrazionale ( di solito e' in questa fase che ci si fa del male fisico). poi giunge alla maturita' che lo porta a desiderare la solitudine e la riflessione che trova nella meseta prima di invecchiare definitivamente col suo ingresso in galiza. fino alla sua morte... che avviene a finisterre, dove risorge nuova persona.
Mi chiedo in che fase sono io mentre osservo l'assurdita' del mio percorso.
ma si sa', il cammino ti suggerisce il da farsi.
e a me ha detto di tornare.
con le mie belle caviglie da sora Lella piene di tendinite sono ferma a leon, da dove riprendero' l'anno prossimo o quando sara' il momento.
domani mi portero' in cantabria, a santander, per due giorni di descanso prima del rientro.
mentre prendevo questa difficile decisione ho avuto un intenso momento di scuorno..e, dato il mio intimo momento partenopeo, ho chiesto aiuto a san gennaro...
il quale, impegnato probabilmente in questioni ben piu' annose , mi ha mandato san Francesco Sinatra.
Costui mi ha ricordato che anche lui ha fatto sempre le cose a modo suo...ma proprio per questo alla fine lo hanno fatto santo...
e quindi eccomi qui a fare il camino in my way.

amici, non vogliatemente....l'amore mi ha chiamata...e io ho risposto.

e quando le cose stanno cosi' WHAT WE CAN TO DO (come direbbe qualcuno)?

giovedì 6 agosto 2009

Verso Santiago III: Profe di greco, lunedì 27 luglio

Alle ore 6.30 del mattino nell'unico bar di Calzadilla de la cueza (pampa castigliana, provincia di Palencia,
numero abitanti 79 di numero) la Astri fa colazione conciata nella seguente maniera: due ginocchiere giganti, abiti da trekking e racchette da sci, giuro.
A tutta birra arriva una renault 4 bianca, a fanali spenti, e rovescia nel locale 5 tamarri locali con un'eta' compresa fra i 20 ei 30 anni, gli unici probabilmente nell'arco di 15 km.
Costoro sono invece conciati nella seguente maniera: jeans a vita bassa, mutande che spuntano e magliette firmate sicuramente taroccate.
mentre io bevo caffe' con pane burro e marmellata, i bravacci ordinano panini al chorizo, al formaggio e ai calamari e ci bevono dietro del cuba libre. mentre aspettano la comida si accorgono di me e rivolgono al mio indirizzo delle frasi eleganti fra le quali capisco "...tiene hambre la monja...te lo digo yo de que tiene hambre aquella,...tiene hambre de polla, joder!...se la pondria yo..hahahahh!!!"
traduco liberamente: "oh!guarda tu che famona che ha quella giovane fanciulla dall'aspetto morigerato che, a giudicare dal suo abbigliamento, si sta recando a Santiago...credo di sapere di che tipo di alimento ha fame costei...credo proprio sia pipino, sissi'....peraltro non mi esimerei dal porgeglielo..."
del tutto lusingata rivolgo loro sguardi maliziosi.
in quel mentre giunge una pellegrina 50enne che mi chiede se percaso ho un tampax. va bene, ce l'ho.
il flash della foto di uno dei tamarri mi immortala precisamente nell'atto di consegnare il tampone...

a parte la citta' medie e piccole, sul cammino si incontrano prevalentemente villaggi agricoli, mediamente disabitati. questi villaggi,quasi tutti muniti di luoghi di culto bellissimi e sproporzionati rispetto alle proprie dimensioni, trovano la loro ragion d'essere proprio nel fatto di essere sul cammino e di questo hanno fatto la loro "fortuna".
questo non significa pero' che gli abitanti ne capiscano il senso.
mentre mi domando cosa puo' mai fare un povero ventenne sperduto nella pampa castillana, se non diventare un coglione alcolizzato...ancora una volta mi viene in soccorso Jesus.
ma non il presunto figlio d'iddio, bensi' Jesus il pellegrino di Alicante, ottimo personaggio, scrittore e un po' alcolizzato. Mi raggiunge sul cammino cantando una canzone di un cantante catalano di nome Serrat, credo, sui versi immortali di Antonio Machado. Questo canto dice " caminante no hay camino..el camino se hace al andar..." credo.
Poi Jesus mi spiega che, se prendiamo il cammino ( o la strada) come metafora della vita..ebbene non c'e' tracciato prestabilito, siamo noi a costruire la nostra strada.
certo e' banale, ma la cosa mi permette di essere molto meno indulgente con quei tamarri.
e anche con me.

fra l'altro mi ricorda una frase che diceva sempre il mio prof di greco, il mitico Gazich:
"domani sarai solo quello che hai costruito oggi, figlia mia".
parole sante.

"Mio Dio, che cosa abbiamo fatto?"

Capitano Robert Lewis, a bordo del B29 "Enola Gay" il 6 agosto 1945.

mercoledì 5 agosto 2009

Ai confini della realtà XI

-Pronto?

-Tu, Brute, quoque fili mi!

-Ciao papà...

-Allora, cos'è questa storia? Cosa ti è saltato in mente?

-Senti...

-Non ti pare che io abbia già abbastanza casini?

-Guarda...

-E' tua madre vero? C'è lei dietro questa storia...

-Mamma non lo sapeva, ho deciso da sola.

-E hai deciso male...

-Senti papà, lo sai che ti voglio bene, ma adesso si sta esagerando. Mamma sta soffrendo molto..

-Sì, soffrendo...

-Sì, cosa credi che le facciano piacere queste storie?

-Per lei non è mai stato un problema.

-Lo dici tu e comunque per noi sì...

-Vabbè, senti cosa significa quell'altra cosa?

-Significa che devi cominciare a pensare che ci siamo anche noi.

-Ma non vi ho mai fatto mancare niente.

-Certo, comunque di questo vorrei parlare a quattrocchi...

-Va bene, ti chiamo quando torno a casa e vedi di non parlare con nessuno.

-Tu non ti preoccupare.

-Ciao.

-Sì, ciao.



Verso Santiago II: Cristo e santi, venerdì 24 luglio

la prima lezione che si impara sul cammino di santiago e' che
non si va a santago per arrivare a santiago, ma per andarci.
ogni pellegrino trova nel cammino il senso del proprio cammino.
la meta di santiago e' un miraggio vago, un'immagine nebulosa.
qualsiasi vero pellegrino vuole arrivare a santago, ma non gli importa quando.
puo essere l'anno prossimo, fra due anni, fra dieci..quando si avra' il tempo di completare il cammino che manca.
santiago e' la strada, il prossimo villaggio, un giaciglio, acqua fresca.
e indubbiamente i personaggi migliori che ho incontrato fin'ora sono quelli che vanno fino a non si sa dove.
il secondo insegnamento quindi e' che si va dove si arriva, non oltre. l'arroganza di fissare delle tappe rigide e' cosa da tedeschi e da sportivoni...i peggiori che si possano incontrare sul cammino.
il corpo comanda ed e' lui a dirti dove arrivi.
dette queste banalite' rieccomi sul mio cammino.
parto alle 7 del terzo giorno e dopo neanche 10 kilometri le ginocchia cominciano a dolere di maniera inverosemblable. mi fermo in un'ottimo rifugio con piscina ed ottima compagnia.
oggi dunque riparto alle 6.30 del mattino e dopo qualche metro comincia l'agonia.
proseguo ma tiro giu' cristi, santi e madonne...finche' cristo, forse udendo le mie preci, mi giunge dinnanzi dicendo " che c'e' da imprecare tanto, figlia mia?...smettila di rompere i coglioni ed entra in farmacia" ( ottima rima, nevvero?). e cosi' faccio. varco la porta della farmacia di Fromista dicendo, testuali: "buenos dia!Que me aconseja, buon hombre, por esto puto dolor de rodillas que tengo?"
il buon farmacista, dopo un interrogatorio di 3 quarti d'ora mi rifila una ginocchiera, del bustrofeno, una crema idratante, un burro cacao e ci prova anche con una bottiglia di eau d'evian, che rifiuto.
proseguo altri quasi 18 km, molti per una persona che ha male a las rodillas, e giungo a villalcazar ove si erge una fantastica cattedrale nel deserto della meseta..
son convinta di restare, ma...
nel cielo sopra la cattedrale di santa maria la blanca mi appare Santo Stefano Tallarico in persona, al secolo, Steven Tyler il quale...tutto fasciato in uno striminzito pantalone di pelle e dorso nudo, mi urla puntando il dito sul cammino.."Walk thiiiiiis waaaaayy!!!!!!"..
....ed io proseguo...

martedì 4 agosto 2009

Verso Santiago I: castillo della vega 53 km circa mercoledì 22 luglio 2009




La piccola Astri, che mi è molto cara parente, ha di recente tentato, senza purtroppo arrivare alla fine per alterne vicende, il Cammino di Santiago. Nei suoi giorni di viaggio, quando ha potuto, ha scritto alcune bellissime note sul suo profilo di facebook che qui, previo consenso, riporto a partire da oggi e per qualche giorno, perchè ne vale la pena.


"circa 25 km ieri, un po di piu oggi
non ci sono gli accenti per cui niente
sveglia alle ore cinque e quarantacinque, indicibile eppure vero
baldanzosa attraverso la meseta ieri ho goduto del paesaggio, arrogante nella falcata e trasognata nell'osservare una miriade di farfalle colorate, che sono diventate ufficialmete il mio animale preferito.
fantastiche, enormi, bianche e nere a pois, gialle, arancio, viola ( c'e n'era anche una giallo e blu, sardi, giuro!...). stupende, superiori nella leggiadria che piano piano a me veniva meno.
sono arrivata all'arroyo san bol, scosigliato fortemente dalla mia minchia di guida super cattolica che gia odio, e ivi m'aspettava l'assenza di elettricita e di doccia calda...ma la presenza lenitiva di una fonte di acqua gelata e un'albergue bellissimo gestito da un'ungheresa che alle 8 ci ha fatto la cena ( ungheresa).
buona compagnia, per lo piu. qui divento amica del mio primo amico di camino: sebastian di lyon.
insieme a lui riparto alle 7.
meseta meseta e ancora meseta, campi di colore che si intersecano e danno le allucinazioni. dopo 6 ore di cammino la mia andatura e(accentato) elegantemente a gambe larghe e dentro la mia testa ci sono i tears for fears in persona che cantano sciaut, sciaut ledidolaut!!!
dopo 7 ore e mezza giungo morta e dolorante in todo el cuerpo a castillo della vega, luogo molto consigliato dalla mia minchia di guida cattolica.
ivi m'aspetta un albergue di merda, quasi senza finestra e sebastian, disperato.
quando apre il suo zaino poi divento disperata anch'io, conservandovi lui un camabert francese che puzza di piedi marci e purulenti.
tre minuti fa e arrivato un tedesco. diperato puru lui.
sto castillo della vega ci fa soffrire, nn c'e' supermercato, no ristorante, nessuno, niente, ma come fa sta michia di guida a consigliarlo????
la titolare dell'unico bar,che odia chiaramente i pellegrini, ci ha detto spiano che per cena ci fa un boccadillo di presiutto della meseta
che culo!
(zio can, e mi trattengo...)

to be continued...

hasta siempre amigos"