lunedì 30 settembre 2013

A proposito di Nefertari

Io lo che il paese ha ben altri problemi, ma proprio non mi riesce di comprendere questa mania di dare i nomi a cazzo alle perturbazioni. Passi l'ordine alfabetico con nomi comuni come fanno negli Stati Uniti, si potrebbe discutere anche di questo e della tendenza di attribuire una personalità quasi umana e forse in questo modo una volontà criminale e omicida a fenomeni assolutamente naturali sulle cui cause abbiamo più responsabilità di quel che crediamo. Ma adesso qui da noi si rasenta il ridicolo: siamo passati dai personaggi malvagi pescati nella mitologia o nella letteratura a nomi di regine egiziane e a me piacerebbe proprio sapere a chi è venuta l'idea di chiamare quest'ultima che sta passando sull'Italia Nefertari, voglio dire, con quello che è successo nel fine settimana Silvio sarebbe stato un nome molto più appropriato. Ad ogni modo Nefertari fu la moglie più amata di Ramses II, l'unica in tutto l'antico Egitto ad essere rappresentata nelle stesse dimensioni del Faraone in un tempio a lei dedicato e per la quale venne costruita una delle tombe più spettacolari della Valle di Re, niente che si possa associare ad una tempesta.

giovedì 26 settembre 2013

Fuggite, sciocchi!

Ecco, io ho sempre pensato che i puma fossero animali che si potevano trovare soltanto nel continente americano, ma evidentemente mi sbagliavo; in fondo se pomodori, patate, mais e cacao hanno trovato il modo di arrivare fino a qui perchè non dovrebbero esserci riusciti i puma? Oggi mi è capitato di trovare su un giornale locale risalente a venerdì e abbandonato su una panchina (Oddio! Vuoi vedere? Ma no, cosa vado a pensare, non c'erano neppure macchie di sangue) un titolo in prima pagina che rimandava ad un'intera pagina di approfondimenti all'interno. Ho pensato che la vita per i giornalisti dei quotidiani di provincia deve essere molto dura. Comunque, potete credere o non credere alla storia del pensionato che uscendo a buttare lo sporco ha seguito le tracce di sangue e i brandelli di un gatto trovandosi faccia a faccia con la fiera che pasteggiava la sua preda e che forse però, non ne sono più tanto sicuro, magari era una lince. Potete tenervi anche la vostra espressione scettica, almeno fino a quando da Roma, dove sono state inviate ad un esperto veterinario (che guardare su internet non sembrava sufficiente), arriveranno delucidazioni sulle presunte impronte del felino trovate sul terreno. Io ho dato un'occhiata, e facendo una ricerca su google mi sono reso conto in Italia vengono avvistati più puma che nutrie, fino ad allora quindi, per non saper ne leggere ne scrivere, vi passo  le istruzioni prese direttamente da wikipedia sul da farsi per prevenzione e nel caso di un incontro con il gattone. In particolare ricordate che "è nota l'efficacia di un calcio ben piazzato sul muso", a voi:

  • Rimuovete vegetazione bassa e densa che offre ottimi nascondigli per i puma.
  • Installate illuminazioni esterne sensibili al movimento.
  • Non lasciate andare in giro gli animali domestici e non date loro da mangiare fuori casa. Siate cauti a lasciare animali domestici fuori, soprattutto all'alba ed al crepuscolo.
  • Non fate lunghe escursioni a piedi; andate in gruppi con adulti che sorvegliano i bambini.
  • Se affrontati da un puma, non correte; questo potrebbe stimolare il suo istinto alla caccia. Rimanete, invece, fermi e affrontate l'animale, cercando il contatto visivo.
  • Prendete in braccio i bambini piccoli senza piegarvi o voltarvi dal puma, se possibile (quando attaccati da un cane, gli esperti raccomandano di non prendere in braccio un bambino, poiché questo potrebbe essere interpretato come un atto di offesa, e incoraggerebbe il cane ad attaccare a sua volta: mettetevi invece tra l'animale e il bambino; se questo si applica pure ai puma oppure no è ancora una questione aperta).
  • Fate qualsiasi cosa per sembrare più grandi o intimidenti, compreso sbracciarvi, aprire la giacca, e lanciare sassi e rami.
  • Non accucciatevi né chinatevi; questo potrebbe creare l'impressione di un'ordinaria preda quadrupede invece di una tipica non-preda bipede.
  • Rispondete all'attacco se attaccati. Alcuni puma sono stati respinti con rocce, bastoni, attrezzi da giardinaggio, calci e mani nude; è nota l'efficacia di un calcio ben piazzato sul muso.
  • Il miglior punto dove colpire un puma è sul naso.
  • Non arrampicatevi su un albero, dato che i puma possono arrampicarsi meglio degli umani.
È probabile che chi va in bicicletta o a fare jogging su percorsi in luoghi selvatici sia meno attento all'ambiente circostante e il suo movimento può innescare un riflesso del tipo "caccia ed uccidi" nell'animale, perciò attività del genere possono essere particolarmente rischiose. Consultate autorità o guardie forestali locali per assicurarvi di non esporvi ad un brutto rischio.

mercoledì 11 settembre 2013

"Non sono venuto con un mazzo di fiori per Mussolini"

Giornata di grandi anniversari oggi. Innanzitutto il quarantesimo dal vigliacco colpo di stato cileno operato dal macellaio Pinochet, uno che se avesse governato una decina d'anni fa sarebbe rientrato certamente nel novero dei migliori amici di Papi, che ha sempre avuto un occhio di riguardo per i leader "carismatici". E poi ne sono passati dodici dalla caduta delle due torri e noi lo celebriamo degnamente con neoparlamentari che intervengono in aula delirando di fantacomplotti mentre nel frattempo nel mondo poco o nulla è cambiato, o meglio, sono aumentate le guerre cosidette a bassa intensità. Il pianeta non è certo più sicuro e gli Stati Uniti potrebbero intervenire militarmente bombardando un paese nel quale, come ci ha raccontato Domenico Quirico, una rivoluzione laica e democratica che siamo rimasti inerti a guardare si è trasformata in due anni in una guerra che ha attirato milizie islamiche da tutto il medio oriente e che oggi sarebbero le più avvantaggiate dai missili americani. Non c'è che dire proprio un bell'affare. Ma io oggi voglio ricordare un altro undici settembre, quello del 1926 che vide (purtroppo) fallire un attentato contro un altro leader, non troppo velatamente ammirato da quello che ora piange come un bambino di cinque anni che non lo vogliono più lasciare giocare. La mattina di quel giorno il giovane anarchico Gino Lucetti tirò una bomba contro la macchina di Benito Amilcare Andrea Mussolini, sfortunatamente però l'ordigno rimbalzò esplodendo a terra. Quanti dolori sarebbero stati risparmiati a questo paese se avesse fatto centro. Lucetti fu arrestato pronunciando la frase che titola questo post e per sua fortuna non prevedendo ancora la legge italiana la pena di morte per fatti di quel genere se la cavò ( si fa per dire) con l'ergastolo. Venne liberato dagli alleati nel 1943 ma morì in un bombardamento lo stesso anno, sempre di settembre, mese che evidentemente non gli portava proprio fortuna. Io celebro Gino Lucetti, uno che ci provò.

E questa?

La mia scena preferita del film dedicato a Giovanna D'Arco da Luc Besson è quella che si svolge durante il processo quando la sua coscienza, interpretata da un tenebroso Dustin Hoffmann, la pone di fronte alle molteplici e banalissime interpretazioni dei motivi per cui la spada che lei credeva fosse un segno divino che la spronava alla sua missione si trovava dove si trovava. Quello dell'interpretazione dei motivi che hanno portato un oggetto a trovarsi in un determinato posto è uno degli aspetti fondamentali e più affascinanti del mestiere che faccio;  a volte grazie allo studio incrociato di reperti e documenti o a confronti fra situazioni simili si giunge ad una spiegazione verosimile, spesso, dopo essersi scervellati non poco, vengono elaborate teorie strampalate, altre volte la circostanza è destinata a restare senza risposta. Io per esempio mi sono sempre chiesto come ci fosse finita una pistola in dotazione agli ufficiali italiani nella prima guerra mondiale arrugginita e con la canna piombata in una canaletta d'irrigazione di un campo di mais. Qual'è stata la sua storia, quali i percorsi e le vicende degli uomini che l'hanno posseduta. Ecco cose così. Ma questa cosa di oggi mi manda fuori di testa, che cavolo ci faceva mezzo metro sotto terra in un campo della pianura cremonese una moneta greca del 1869?

domenica 8 settembre 2013

Hanno ucciso l'uomo ragno

Ribadisco un concetto che ho già espresso altre volte qui: Andare a Mantova per il festivaletteratura è una cosa che mi piace molto, che cerco di fare ogni anno e che consiglio sempre a tutti per vivere almeno qualche giorno con l'illusione di un paese che potrebbe e dovrebbe essere diverso. E come ogni anno, anche questa volta ho cercato di lasciarmi andare nella scelta degli eventi, confidando in quelle sorprese di cui il festival non è mai avaro. L'incontro con Mimmo Jodice e suo figlio, Francesco, è stato senz'altro il più piacevole di quest'edizione alla quale purtroppo sono riuscito ad andare un giorno solo. Mimmo Jodice è uno dei più importanti fotografi italiani, suo figlio Francesco, laureato in architettura, ne ha seguito in un certo modo le orme. Durante l'incontro Francesco, parlando delle condizioni dell'Italia ha espresso un concetto interessante che credo di condividere: secondo lui in questo paese industria, arte e politica sono state uccise, letteralmente, fra gli anni 60 e gli anni 70, gli omicidi sono avvenuti da parte degli stessi italiani, gettando il paese in un baratro senza speranza e si sono concretizzati con le morti violente di Mattei, Pasolini e Moro. Non avevo mai considerato la cosa da questo punto di vista, ma non potrei essere più d'accordo. A questo punto penso che si potrebbe prendere il recente ex presidente del consiglio, quello che si è vantato di essere stato l'uomo al governo per più tempo dopo Mussolini e il miglior statista degli ultimi 150 anni, lo stesso uomo che adesso per salvarsi dalle sue tristi vicende ha intentato causa contro il proprio paese (L'Italia è il paese che amo) a Strasburgo, prenderlo e denunciarlo per villipendio di cadavere.

mercoledì 4 settembre 2013

Ctrl alt canc


Questo paese è come un computer andato in crash, bloccato su una schermata qualsiasi, incapace di far qualsiasi cosa e refrattario ad ogni nostro tentativo di farlo ripartire. In sottofondo si può magari udire il rumorino della ventola o dei dischi che girano girano, ma non succede niente. Una bella inutile schermata. Questo paese è bloccato da vent'anni, ostaggio delle vicende personali di un uomo che ormai è diventato il parametro di ogni scelta o valutazione. Qualsiasi cosa si faccia in Italia, chiunque la faccia, ormai è valutata come pro o contro Berlusconi. Finchè Berlusconi rimane dov'è, in condizione di poter ancora essere determinante, questo paese resterà così, bloccato, con una destra incapace di emanciparsi e liberarsi dall'ombra del padre padrone, perchè terrorizzata dal vuoto che si creerebbe senza di lui, e una sinistra che ormai vive nel tentativo di replicare l'incredibile successo dell'avversario creando leadership personalistiche e che in vent'anni non ha mai trovato il modo di creare un'alternativa restando sempre prigioniera della tremenda forza oscura generata dall'avversario e dal suo apparato del consenso. E non parliamo delle più recenti forze dell'alternativa, quelle che vorrebbero cambiare tutto governando con un consenso popolare plebiscitario senza accordarsi con nessuno ma che al momento sembrano vivacchiare più che bene chè, come diceva Mao, più la situazione è confusa sotto il cielo più è eccellente, e stai a vedere che va benissimo anche se resta questa legge elettorale. E' arrivata l'ora di chiuderla qui. Quando un computer è bloccato e anche l'estremo tentativo ctrl alt canc non ha dato risultati, l'unica possibilità che rimane è spegnere e riaccendere.

martedì 3 settembre 2013

Leggi di natura

C'è un bellissimo articolo sul National Geographic questo mese, racconta le vicende di un gruppo di leoni in Tanzania, mostra con grande efficacia quanto sia duro conservarsi la pellaccia nella società del re della savana e quanto la natura abbia pensato scientificamente a porre dei limiti nelle creature ai vertici delle piramidi alimentari. E' un articolo che si presta a molteplici riflessioni sui rapporti di equilibrio fra deboli e forti, ma io non riesco a pensare ad altro che a quello che passa nella testa del coniglio.