giovedì 30 aprile 2009

Hanno la faccia come il culo

Vittorio Feltri, ancora una volta, ha dato una bella dimostrazione di quello che serve per fare un grande giornale:lo stile.

mercoledì 29 aprile 2009

Cchiù pelu per tutti

Vere o non vere che siano le voci sulle possibili candidature di veline, letterine e patatine varie alle prossime europee la questione non cambia. Che il premier abbia avuto sempre un occhio di riguardo per il gentil sesso sapendo premiare le qualità delle più meritevoli è un fatto, controllare la lista dei ministri per verificare. La cosa preoccupante è che da noi le elezioni per Strasburgo non interessano a nessuno, un po' come la coppa Italia per le società di calcio. Tanto in Europa i nostri parlamentari ci vanno pochissimo (tutta gente che lavora, mica possono perdere tempo a fare i politici), senza pensare che l'80% della politica di un paese oggi è decisa da regole varate dal parlamento europeo. La verità l'ha detta stasera Alemanno a Ballarò (magari non se ne è reso conto): da noi le europee sono elezioni politiche, hanno valore, aggiungo io, solo per stabilire gli equilibri di potere interni alla politichina nazionale. Il premier si candida solo perchè sa che il suo nome "tira" e dopo di lui a tirare c'è solo il "pelo". Altro che metterci la faccia, è solo marketing. Vincerà, ma sarà una grandissima fregatura per tutti e noi conteremo sempre meno in Europa.

lunedì 27 aprile 2009

Sinistra e libertà (di satira)



Ai tempi della sofferta svolta della Bolognina Achille Ochetto, durante uno dei suoi interventi, ad un certo punto disse questa frase:”Compagni, ho un grosso peso sullo stomaco.” Staino, che era presente, su questa cosa ci fece una striscia per l'Unità; nella vignetta appariva l'allora segretario del PCI steso con un enorme sasso sullo stomaco che ripeteva questa battuta. In una seconda vignetta si vedeva Bobo steso sotto a Ochetto e al suo macigno che diceva: “Io ne ho due di pesi sullo stomaco”. Dopo aver inviato la striscia al giornale Staino ricevette una telefonata dal direttore del giornale, Massimo D'Alema, questi tentò in ogni modo di convincere Staino che la vignetta era assolutamente fuori luogo, volgare e controproducente. Gli disse che come minimo Ochetto avrebbe pensato che gliela aveva suggerita lui, al che Staino replicò che ciò significava che allora a lui piaceva. D'Alema provò anche a giocare sull'amor proprio di Staino sostenendo che era capace di cose molto migliori e poi gli diede mezz'ora per ripensarci e pensarne un'altra. In quella mezz'ora il vignettista telefonò a Ellekappa e ad Altan per chiedere consiglio, perchè in effetti gli erano venuti dei dubbi sull'opportunità di pubblicare la striscia; entambi gli dissero che era molto bella, così quando D'Alema richiamò, Staino gli disse che non l'avrebbe cambiata. Il direttore non insistette ma lo accusò di essere un signorotto di campagna (Ha una casa sui colli fiorentini) lontanissimo dal popolo, forse allora lui ancora non girava il Mediterraneo in barca a vela. La vignetta fu pubblicata ma D'Alema non rivolse più la parola a Staino per diversi anni. Questa storia l'ha raccontata ieri lo stesso Staino alla biennale della democrazia a Torino, rispondendo ad una signora che gli chiedeva se avesse mai avuto tentativi di condizionamento o limitazioni nel suo lavoro.

domenica 26 aprile 2009

Il presidente partigiano


Ci ho ripensato, ho letto meglio tutto quello che il premier ha detto ieri a Onna e in effetti non è proprio così apprezzabile (maledetto tg2, mi ha fregato, avrei dovuto saperlo). Cos'è questa storia della festa della Libertà? Non esiste, non c'è nessuna festa della libertà. E' la festa della liberazione punto, non è che lui arriva (a proposito, grazie a Franceschini per averlo invitato a partecipare al 25 aprile, un altro bell'assist) e si prende tutto. Se vuole partecipare bene, ma lo faccia con il rispetto dovuto a un uomo delle istituzioni e soprattutto, eviti di metterci anche i messaggini promozionali per una nota marca svedese di arredamento.

Partigiani uguali a chi?


Torino mi piace, è una specie di grande lussuoso salotto, passarci il 25 aprile e respirare, anche se un po' marginalmente, l'atmosfera degli eventi dell'insurrezione del 1945 nelle celebrazioni della commemorazione mette di buon umore e ti riempie di sensazioni positive. Uno quasi non pensa che nei 20 mesi che precedettero quella data il paese fu percorso e percosso da eventi terribili. Nessuna regione, a parte la Sardegna, fu risparmiata dalle stragi; complessivamente vi furono circa quattrocento episodi di cui sedici con oltre cento vittime. Innumerevoli poi furono gli eccidi singoli o di meno di quattro persone. Spesso le stragi venivano compiute da reparti nazisti in fuga. Rastrellamenti e deportazioni erano parte fondamentale delle strategie di occupazione e sempre più numerose furono esecuzioni e rappresaglie con incendi e saccheggi, uccisioni indiscriminate di civili compresi donne, anziani e bambini. Molto spesso le uccisioni venivano giustificate come esecuzioni di banditi comunisti badogliani. Nel centro nord Italia, dove operò la RSI, nei massacri furono impiegati reparti di republichini come collaboratori e molto spesso come diretti esecutori. I giovani di Salò si distinsero per l'eccezionale ferocia nel massacrare i propri compatrioti. Molti dei giovani che salirono in montagna nella loro vita non avevano conosciuto altro che il fascismo, alcuni erano stati fascisti entusiasti. Per nessuno di loro la scelta partigiana fu facile. Gli interrogativi e i dubbi prima di ogni azione che potesse coinvolgere civili furono moltissimi. Il comando militare dell'alta Italia nel 1944 aveva dato ai comandi locali istruzioni nelle quali insisteva perchè l'obiettivo primario delle azioni fossero fascisti e nazisti, ma all'autonomia di comando nella scelta degli obiettivi doveva corrispondere anche il senso di responsabilità e tutte le volte che fosse possibile era fondamentale “osservare le precauzioni del caso onde evitare o limitare i motivi di rappresaglia”. Oggi possiamo e dobbiamo considerare eroi i ragazzi che fecero quelle difficili scelte, eroi nel vero senso della parola, non quello che ha oggi per cui basta cadere con un elicottero in avaria o avere un incidente d'auto in Iraq per essere definito “eroe”. I morti sono tutti uguali e va bene, possiamo parlarne, ma cosa c'entra? Sono le scelte dei vivi che si discutono. Ho apprezzato le dichiarazioni del premier a Onna ieri, davvero, anche se mi ha fatto un po' senso vederlo col fazzolettone tricolore che alcuni partigiani gli avevano messo al collo. Ho apprezzato, ma in nessun caso mai lui o altri potranno mettere sullo stesso piano i partigiani e i fascisti di Salò. Mai.

venerdì 24 aprile 2009

"I predatori dell'arte perduta"



Vorrei precisare alcune cose, perchè ho letto un articolo di Salvatore Settis nel quale parla di un libro sul saccheggio dell'archeologia in Italia, che mi ha fatto sentire un po' in colpa riguardo a quello che avevo scritto sull'opportunità di alienare determinate categorie di beni archeologici. Lungi da me l'idea di violare il principio etico e culturale che vuole tali beni, in quanto “testimonianza di civiltà pertinente a contesti non segmentabili” di pertinenza pubblica. La legittima preoccupazione del professor Settis nasce da tentativi compiuti negli ultimi anni e tuttora in corso (l'ultima relazione sarebbe stata presentata in parlamento dall'onorevole della maggioranza Conte, ma anche nel centro sinistra ci sono voci concordi) di applicare un archeocondono, una sorta di sanatoria cioè con la quale chiunque possedesse materiali archeologici di dubbia provenienza potrebbe, denunciandoli, essere istantaneamente assolto da ogni reato e anzi diventarne proprietario pagando un 10% del valore degli oggetti che lui stesso stabilirebbe (grandioso) oppure diventarne depositario mentre lo stato ne resterebbe legittimo possessore, tutto in nome di una presunta volontà di riemersione di materiali archeologici per promuovere studi e beneficiare cittadini esemplari impegnati a raccogliere preziose collezioni all'estero al solo nobile scopo di recuperarle all'Italia . In un contesto del genere, con il condono di reati di ricettazione e acquisto di cose illecite, l'Italia si troverebbe delegittimata e in difficoltà nel pretendere all'estero la restituzione di importanti reperti come avviene da qualche anno da parte di alcuni musei che hanno reso materiali posseduti illegalmente. Il problema è reale e un colpo di spugna del genere sarebbe deleterio. La mia nota era dettata dalla pena, come operatore, di assistere in qualche caso e per vari motivi alla perdita di materiale per esigenze tecniche e logistiche. Io ci patisco, insomma, roba rimasta sotto terra per centinaia o migliaia di anni perduta per sempre, in fondo non vedo, al contrario di Settis, un così grosso rischio nel sapere alcune cose, meno importanti, custodite in salotti o tinelli ma certo non esportate in qualche emirato.

giovedì 23 aprile 2009

Un colpo al cerchio e uno alla botte


Andrà a Onna, luogo simbolo del terremoto e strage nazista servita su piatto d'argento. Chapeau.
Speriamo "senza svalutare e diffamare, come purtroppo è accaduto e ancora accade l'esperienza partigiana il cui contributo, piaccia o non piaccia, fu determinante per restituire dignità, indipendenza e libertà all'Italia".

mercoledì 22 aprile 2009

Sull'opportunità politica



Ha detto che parteciperà e ci mancherebbe altro; il 25 aprile è anniversario fondante dell'esistenza della nostra Repubblica, vergognoso casomai è che da presidente del consiglio non lo abbia mai fatto prima. L'emerito presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che la stampa peraltro dovrebbe cominciare a trattare per quello che è, cioè un anziano signore che straparla a vanvera e non un portatore di verità assolute, gli ha consigliato di prendere i fischi e poi vincere da martire le elezioni, cosa che il nostro probabilmente aveva già pensato da solo. Che c'è di meglio infatti, dopo essersi fatto vedere quasi tutti i giorni in Abruzzo nelle vesti di salvatore della patria tutto fare, che andare alle commemorazioni della Liberazione ed essere attaccato da orde di comunisti ingrati? Comunque tranquilli, non andrà a Milano, se non cambierà idea andrà in qualche posto tipo Nettuno a celebrare i caduti alleati, chè l'Italia l'hanno liberata solo loro, cosa c'entrano i partigiani? E poi forse è meglio perchè non sono sicuro che l'innegabile soddisfazione di farne oggetto di bersaglio del tiro di scarpe, cavalletti o altro sarebbe sufficiente a sopportare lo schifo della martirizzazione che la “libera” stampa ne farebbe poi. La cosa migliore da fare, nel caso si presentasse in qualche piazza pubblica sarebbe quella di ignorarlo, isolarlo, "tam quam non esset", questo gli farebbe davvero male.

giovedì 16 aprile 2009

I see dead people II



Il mucchietto di ossa nella foto apparteneva a un bambino molto piccolo, forse nato morto o comunque vissuto molto poco dopo essere venuto al mondo. Mani pietose lo hanno deposto in una piccola tomba scavata all'interno delle macerie che riempivano la stanza di una domus romana, addossata ad una delle pareti. Nei dintorni c'erano anche altre sepolture, avvenute in un periodo nel quale probabilmente era molto più sicuro seppellirsi i morti sotto casa piuttosto che uscire dalle mura di una città per farlo in un cimitero. Ritrovare resti umani è sempre un'esperienza molto interessante, almeno per me, mi induce un sacco di pensieri su quello che potevano essere state le persone che riportiamo in luce quand'erano in vita. Quello nella foto non ha potuto essere nessuno se non parte di una statistica sulla speranza di vita nel medioevo, ma certo una storia dietro la sua presenza in quel posto lì ce l'ha anche lui e noi possiamo solo immaginarla. E' sorprendente come spesso, dovunque si scavi, capiti di trovare tombe, anche in posti impensati; normalmente si dice che camminiamo sopra la nostra storia, nascosta nel sottosuolo delle nostre città. Ma non è tutto, camminiamo anche sopra a quelli che la storia e le nostre città le hanno fatte e vissute prima di noi. I loro resti sepolti nella terra sono le fondamenta della nostra stessa esistenza, non dovremmo mai dimenticare il debito che abbiamo con quelle ossa.

lunedì 13 aprile 2009

La partecipazione ai tempi della sua riproducibilità tecnica



Da quando ho un profilo su facebook mi sono iscritto a una decina di gruppi, uno l'ho addirittura fondato, un altro l'ho mollato quando mi sono reso conto del genere di persone che lo frequentava. Si può trovare di tutto: dal gruppo di solidarietà per un cellulare caduto nello sciacquone fino a quelli impegnati nella difesa dei diritti umani o nell'abolizione degli stessi; il 99% di quello che c'è mi pare sia fuffa e la differenza è fatta naturalmente dal numero degli iscritti. Ma dietro alla partecipazione ad un gruppo su feisbuc, che normalmente prevede solo l'impegno di un clic sul tasto invio cosa altro c'è? Se devo considerarmi nella media delle persone che frequentano questo tipo di associazioni il panorama è desolante: non mi ricordo neppure quali sono i gruppi a cui partecipo io, senza parlare di quello che ho fondato, che ignoro da un sacco e me ne dispiaccio perché era un'idea carina.
Ultimamente la stampa generalista usa tantissimo facebook per fare sociologia facile, badateci, in tv e sui giornali ormai il social network spopola e gli orientamenti e le tendenze della ggente sono calcolati più sui numeri di un fenomeno che ha più utenti del pubblico di un reality che dalle statistiche scientifiche. Ma l'impegno vero c'è ancora? La partecipazione con la P maiuscola esiste? Non è che ci stiamo rincoglionendo tutti davanti ad uno schermo e una tastiera e che magari sembra che siamo un popolo super impegnato in mille campi mentre invece tutto si riduce a “vuoi iscriverti a questo gruppo, conferma o ignora?”

sabato 11 aprile 2009

Sciacalli dell'informazione


Ieri alcuni telegiornali hanno dato spazio alla notizia di quattro rumeni, tre uomini e una donna, colti con le mani nel sacco in un appartamento. Oggi Repubblica dice che i quattro, processati per direttissima, sono stati assolti con tante scuse: la "refurtiva" era roba che apparteneva a loro.Quanti notiziari televisivi rettificheranno la notizia oggi?

venerdì 10 aprile 2009

La pornografia del dolore



La nostra televisione, pubblica e privata, ha veramente passato il limite della vergogna. In questi giorni abbiamo assistito all'impegno di “giornalisti” e conduttori di spazzatura varia con la faccia contrita presentare servizi conditi con musica strappalacrime nei quali le telecamere andavano a invadere il dolore straziante e privato di gente duramente colpita insistendo sui particolari dei volti, della distruzione e dell'impotenza che deriva dalla forza devastante della terra. L'assoluta invadenza delle telecamere ha trasformato la sofferenza di un popolo in spettacolo buono per le classifiche dell'audience (neppure questo ci hanno risparmiato). Il diritto dovere dell'informazione è diventato la brutta copia di un reality nel quale scorrazzano le nostre prime ballerine istituzionali. Dio ci scampi da qualcosa di più grave di questo

Errata corrige

Volentieri ancora una volta mi adopero per dare spazio a questa meritevole associazione(http://www.guardianazionaleitaliana.org/products/products.htm) di volontari, assai sensibile all'attuale momento di difficoltà del paese:
"DIVISE ED EQUIPAGGIAMENTI
Considerato il momento di profonda crisi economica in cui versa la Nazione, ed avendo ricevuto numerosissime adesioni, ci troviamo ad affrontare il problema del costo della divisa, che molti iscritti non possono sostenere. A tal proposito, in deroga a quanto previsto dallo statuto, per chi desidera iscriversi pur non potendo affrontare la spesa di un equipaggiamento integrale, è stato deciso di adottare in via provvisoria una pettorina in materiale di nylon di color Kaki, recante la scritta "GUARDIA NAZIONALE ITALIANA" e un cappellino modello basket recante il simbolo della ruota solare e la scritta "G.N.I.". Verranno inserite le foto dei modelli appena saranno disponibili."
P.S.Naturalmente il fatto che le divise vere assomiglino in modo imbarazzante a quelle delle SA naziste non ha assoutamente nulla a che fare.

mercoledì 8 aprile 2009

Il presidente vigile del fuoco

"Andate sulla costa che è pasqua, prendetevi un periodo che paghiamo noi. State tranquilli, noi facciamo l'inventario delle case danneggiate e voi vi spostate sulla costa. Sarete serviti e riveriti. Bambini, dite alla mamma di portarvi al mare che c'è l'albergo che vi aspetta..."(dall'unità di oggi)"Parlo da padre e anche se mi dicessero che lacasa è agibile io non ci tornerei mai e se la terra trema di nuovo? "(Visto al tg2 delle 18). Presidente, la prego, non c'è bisogno. Capisco che bisogna coprire l'imbarazzante dirigente della protezione civile, ma non vada lì tutti i giorni a dire cose così.

martedì 7 aprile 2009

N(o)dan



Non sono mai stato una persona particolarmente emotiva. Nella mia vita sono quasi sempre riuscito a mantenere il controllo di me stesso senza farmi travolgere da vortici emozionali. In particolare in occasioni di esami, a scuola o all'università, li ho sempre affrontati con una certa freddezza senza agitarmi mai. Ma un anno e mezzo fa, in occasione del mio primo esame di kendo a Bergamo, ho scoperto una cosa interessante di me e appreso una grossa lezione.
Fino al momento di affrontare il primo dei miei due avversari ero stato assolutamente tranquillo, ma nel momento in cui me lo sono trovato di fronte le cose sono cambiate un bel po': all'improvviso non ho più sentito le gambe, la vista mi si è appannata e non ho più capito niente di quello che stava succedendo. Paradossalmente il fatto di indossare un'armatura che nascondeva completamente il mio aspetto e mi rendeva del tutto simile al mio avversario mi faceva sentire completamente nudo e indifeso, senza via di scampo. Tutto quel controllo, quelle barriere che avevo sempre adottato in passato per mantenere calma e distanza nell'affrontare impegni o persone, in quella situazione non valevano. Così naturalmente feci un gran casino e non passai l'esame. Ma da un certo punto di vista fu una grande vittoria; nei due successivi esami che ho fatto, a Genova e vicino a Pavia, sono riuscito ad affrontare e superare gli ostacoli . Domenica sono tornato a Bergamo per sostenere l'ennesimo esame e non l'ho superato, ma ho imparato un'altra cosa importante: Bergamo mi porta sfiga.

lunedì 6 aprile 2009

La peggior tragedia del millennio?


D'accordo, quando l'ha detto intendeva riferirsi all'Italia ed è vero che l'intensità della scossa è stata terribile e il conto delle vittime purtroppo salirà ancora. Ma quando nel mondo abbiamo avuto uno tsunami da quasi 300000 morti (2006), un terremoto in Pakistan da 86000 e uno in Cina da 70000 nel 2005, forse uno dovrebbe stare attento ad usare espressioni del genere. L'uso di superlativi e parole come millennio dopo solo nove anni dall'inizio servono solo a fare "spettacolo" e non mi sembrano indicate, soprattutto se non si ha la coscienza del tutto pulita. E' brutto dirlo, ma succede sempre così: una tragedia colpisce sempre di più in modo inversamente proporzionale alla distanza a cui avviene, eppure gli uomini colpiti dovrebbero essere tutti uguali.

sabato 4 aprile 2009

look for difference

Quel che è giusto è giusto. Siccome il presidente della neo nata "guardia nazionale italiana" si è molto lamentato di un articolo fazioso e denigratorio uscito oggi sull'Unità, volentieri pubblico qui le informazioni dalla Home page del sito della suddetta associazione (http://www.guardianazionaleitaliana.org/default.html):

La G.N.I. cerca veri Italiani Nazionalisti e Patrioti, gente che sappia portare degnamente e con orgoglio l'uniforme, e per tutto ciò che essa rappresenta servire la nostra terra ed il popolo Italiano, con regolare mandato e in piena legalità.
La Guardia Nazionale Italiana e' l'unica ufficiale depositaria di una divisa composta da: • pantaloni neri con banda gialla laterale• cappello rigido con visiera nero - kepi nero, o kaki, entrambi con aquila Imperiale Romana in alto e sottostante bottoncino tricolore, altresì, ruota solare
• camicia color kaki - senape con l'effigie dell'aquila Imperiale Romana sul braccio sinistro, bandiera Italiana sul braccio destro, ruota solare incandescente con fascia sul braccio sinistro, sull'avambraccio sinistro fascia divisionale con ricamata la scritta individuale dei vari gruppi di appartenenza. Sul pettorale destro scudetto con sovra impresso - GUARDIA NAZIONALE ITALIANA - PER SERVIRVI E PROTEGGERVI - Giubbotto in pelle nero ¾, altresì giacca a vento color nero - kaki modello sahariana- Cinturone nero con spallaccio- Cravatta nera- Scarponcini neri – stivali- Tessera di riconoscimento di appartenenza all’ente- Tessera di Riconoscimento con placca esclusivamente per gli appartenenti alle G.P.G. La Guardia Nazionale Italiana viene dotata di mezzi stradali, navali e aerei, dotati dei sistemi di emergenza visivi e sonori, previsti dalle vigenti leggi e/o normative. I colori d'istituto sono il grigio, il grigio-verde, il nero e il bianco. Il nostro impegno è finalizzato alla salvaguardia, tutela ed assistenza dei cittadini Italiani. Per far questo ci siamo strutturati in diversi settori di attività:
protezione civile;
protezione eco-ambientale;
protezione ittico-faunistico-venatorio;
protezione zoologica;
promozione e divulgazione della storia, delle lingue e delle tradizioni Italiane; con particolare riferimento all'Impero Romano.
promozione e coordinamento di iniziative di responsabilizzazione civica, di moralizzazione e di convivenza tra gli Italiani, anche prestando la propria assistenza ai cittadini al fine di garantire agli stessi la possibilità di partecipazione democratica a manifestazioni pubbliche, convegni e congressi organizzati da movimenti, partiti ed associazioni;
agevolare la partecipazione e l'aggregazione dei cittadini alla vita civile, sociale e culturale, contribuendo alla formazione dei progetti di sviluppo civile e sociale della comunità Italiana attraverso la partecipazione attiva dei suoi soci;
svolgere attività di protezione civile nelle forme e nei modi previsti dalla L. 24 febbraio 1992 n. 225 ed ai sensi del D.P.R. 21 settembre 1994 n. 613, in casi di pubblica calamità.


Ogni somiglianza è perciò da considerarsi casuale, bassa, tendenziosa e pretestuale.



Pronto? No no, non mi disturba affatto...


Che la cafonaggine sia un prodotto ahimè tristemente esportato in grandi quantità dall'Italia nel mondo è un luogo comune che ci trasciniamo da decenni. Ma oggi forse possiamo orgogliosamente dire che è stato felicemente sdoganato. Quando il nostro premier in gita è stato ripreso da "Her Majesty the Queen" non avevamo ancora visto niente. L'uomo italiano non è nulla senza il suo cellulare, se la conversazione avviene in uno scompartimento di treno in dolby surround è l'ideale, ma anche un forum di capi di stato va bene. Così poi se c'era qualcosa da decidere possiamo dire che è merito nostro che stavamo al telefono, mica a farci le foto ricordo. Tranquilli, è tutto sotto controllo questo è il leader che gli italiani vogliono.

venerdì 3 aprile 2009

E invece sì...


Evidentemente qualcuno da Roma poi l'ha chiamata Debora Serracchiani. Candidatura dal basso l'ha definita il segretario e ci mancherebbe. Una candidatura per le europee sacrosanta, tutto bene, tutto bello. Speriamo non si cerchi di "normalizzare" qualcosa di nuovo.

mercoledì 1 aprile 2009

Quell'antico vaso doveva essere salvato...


Ci ho ripensato, in effetti qualcosa che potremmo venderci c'è. Potrebbe essere un modo per recuperare qualche soldo per le soprintendenze ai beni archeologici che così potrebbero finanziare con più tranquillità di mezzi piccoli scavi, studi, pubblicazioni e cose così. Mi spiego: quando si fanno grossi scavi archeologici di emergenza legati a qualche opera infrastrutturale, specie nelle città, capita spesso di recuperare una gran quantità di materiale, a volte non è neppure possibile recuperarlo per l'urgenza dell'intervento e viene abbandonato o peggio. La maggior parte del materiale recuperato di solito non finisce nei musei: dopo essere stato studiato finisce in qualche magazzino dimenticato ad occupare spazio (capita spesso con le anfore). Allora l'idea è questa: sarebbe così stupido individuare delle categorie di materiali non particolarmente rilevanti e, dopo averle studiate, venderle a privati, magari vincolandoli alla restituzione temporanea in caso di studi ulteriori o mostre o altro e facendo in modo che qualsiasi successivo passaggio di proprietà fosse messo a conoscenza dell'autorità? Certo si dovrebbe essere molto rigorosi sulla tipologia dei materiali da alienare e forse non viviamo nel paese col governo più adatto per questo genere di cose, ma in linea teorica, è una cosa così aberrante?