sabato 8 marzo 2014

Fuori tempo massimo

Questo è un post che si inserisce nella categoria di quelli scritti quando le acque si sono calmate.
Qualche volta mi capita di parlare di cinema in questo spazio, non sono un professionista della critica cinematografica e neppure sono particolarmente bravo a scrivere, ma poichè un po' di tempo a studiare di cinema all'università ce l'ho perso, qualche volta ho la presunzione di saperne qualcosa, o ancora di più che a qualcuno potrrebbe interessare quello che ne penso io. Quando ho visto la Grande Bellezza al cinema ho pensato immediatamente al post che mi sarebbe piaciuto scrivere sulle sensazioni che ne avevo ricavato ma poi la cosa mi è scivolata via e ho lasciato stare. Nel frattempo il film di Sorrentino ha proseguito il suo corso vincendo premi nel generale disinteresse del pubblico italiano che non se lo era filato troppo alla sua uscita quando aveva pure ricevuto critiche piuttosto severe, fino ad arrivare al coronamento con l'Oscar seguito da un passaggio televisivo nel tempo dei social network, che tutti trasformano in critici e specialisti di qualsiasi cosa. Rivedendolo in televisione sono riaffiorate quelle sensazioni che già avevo colto al cinema quando lo avevo trovato un film molto complesso, leggibile su diversi piani, nel quale la grande bellezza di Roma faceva da sfondo al grande squallore di una società umana in disfacimento mollemente sdraiata sugli splendori di un grande passato, un film che certo trovava immediatamente facili paragoni in Fellini ma nel quale io esteticamente ci vedevo anche molto Malick, insomma, un film non facilmente liquidabile con facili e sbrigativi giudizi. L'altra sera ho guardato il film, sciaguratamente spezzettato dalla pubblicità, ma si sà,  la tv commerciale e pecunia non olet, e nel frattempo assistevo su twitter alla divisione di un paese di santi, poeti, navigatori e all'occorrenza critici cinematografici, e mi è passata un po' la voglia.