sabato 29 gennaio 2011

Sono avvilito, avvilito, avvilito.Così avvilito...

Ma che paese è quello dove da settimane tutti chiedono le dimissioni di tutti e nessuno si dimette da niente mentre la gente si trova ad affrontare problemi veri e si allontana sempre di più dalla politica. Che paese è quello dove il ministro degli esteri si presenta per la prima volta dopo anni in una delle aule del parlamento a riferire su documenti inutili e vecchi di un mese provenienti da una nazione improbabile governata da un primo ministro che è l'equivalente di un amministratore delegato di una finanziaria mentre tutt'intorno a noi il mondo sembra andare in fiamme. E non sto parlando di Marte: Tunisia, Egitto, Albania, tutti paesi da cui ci separa solo un po' d'acqua. Solo pochi mesi fa da tutte le parti d'Italia si è sollevata un'ondata di sdegno quando sono state rivelate poche frasi scambiate al telefono da due imprenditori che sghignazzavano all'idea dei soldi che avrebbero fatto lucrando sul disastro dell'Abruzzo. E' vero, in questo caso non è coinvolta gente che ha perso la vita, fortunatamente. Ma il quadro di degrado morale in cui versa questo paese non è tanto diverso. Oggi, di fronte a tonnellate di conversazioni da cui emerge un quadro di uno squallore infinito se qualcuno si azzarda ad alzare la voce e chiederne conto viene investito dalle urla rabbiose dei difensori d'ufficio e per buona parte della popolazione va benissimo così. Io non sono un moralista, che al vecchio miliardario che ci governa piacesse in modo smodato la figa si è sempre saputo. Se gli piace fare festini a luci rosse a casa sua sono cavoli suoi e delle ragazzine a cui piace farsi mettere le mani addosso per soldi. Se poi ci sono di mezzo delle minorenni e verranno accertati reati il vecchio ne dovrà rispondere nelle sedi adeguate. Chi mi da più noia in tutta questa faccenda sono quei personaggi, parlamentari, ministri, giornalisti che si stanno affannando a tenere bordone al vecchio schifoso senza un briciolo di pudore, arrampicandosi su ripidissimi specchi nel tentativo di difendere l'indifendibile, ma sapendo che basterà andare avanti così e tanta gente che li ascolta si convincerà davvero che si sta cercando di aggredire ingiustamente un benefattore. Forse aveva ragione Aldo Busi quando ieri sera in una trasmissione televisiva diceva che dovrebbe succedere da noi quello che sta succedendo nei paesi a noi vicini e la gente si dovrebbe rivoltare e scendere in piazza. Una rivoluzione. A Craxi tirarono le monetine per molto meno di questo.

giovedì 27 gennaio 2011

Memoria

Vernichtung-1 Il film “Shoah” di Claude Lanzmann è probabilmente l’opera capitale sulla tragedia dello sterminio nazista. Quasi dieci ore di immagini risultato finale di un lavoro durato dodici anni. Nessuna scena d’archivio, nessuna vecchia immagine girata dagli alleati o dagli stessi tedeschi, solo i volti dei testimoni sopravvissuti che raccontano i loro ricordi con espressioni di pietra, alternati ad immagini dei luoghi dello sterminio così com’erano negli anni ‘70.

Filp Muller fu uno dei pochissimi superstiti dei “sonderkommando”: le squadre di ebrei che erano incaricate di svuotare e ripulire le camere a gas. Questo è parte del suo racconto nel film. Leggerlo non basta, bisogna ascoltarlo, e vederlo.

“…La morte per gas durava da dieci a quindici minuti. Il momento più terribile era l’apertura della camera a gas, quella visione era intollerabile: le persone, schiacciate come basalto, blocchi compatti di pietra. Come crollavano fuori dalle camere a gas! L’ho visto parecchie volte. Ed era la cosa più penosa di tutte. A questa non ci si abituava mai. Era impossibile (…) Il gas, quando cominciava ad agire, si propagava dal basso verso l’alto. E nella lotta spaventosa che allora si scatenava, perchè era una lotta, nelle camere a gas toglievano la luce, era buio, non ci si vedeva , e i più forti volevano sempre salire, salire più in alto. Certamente sentivano che più si saliva meno mancava l’aria, meglio si poteva respirare. Si scatenava una battaglia. E nello stesso tempo quasi tutti si precipitavano verso la porta. Era un fatto psicologico, la porta era lì… ci si avventavano, come per forzarla. Irreprimibile istinto in quella lotta contro la morte. Ed è per questo che i bambini e i più deboli, i vecchi, si trovavano sotto agli altri. E i più forti sopra. In quella lotta di morte il padre non sapeva più che suo figlio era lì, sotto di lui.- E quando si aprivano le porte? -Cadevano… Cadevano come un blocco di pietra… Una valanga di grossi blocchi che cadono da un camion. E dove era stato versato il Zyklon, era vuoto (…) Evidentemente le vittime sentivano che in quel punto il Zyklon agiva di più. Le persone erano… ferite, perchè nel buio avveniva una mischia, si dibattevano, lottavano. Sporchi, insozzati, sanguinanti dalle orecchie, dal naso. Certe volte si notava pure che quelli che giacevano al suolo erano, a causa della pressione degli altri, totalmente irriconoscibili… Certi bambini avevano il cranio fracassato (…) Sì, vomito, sangue. Dalle orecchie, dal naso…Anche sangue mestruale forse, no, non forse, certamente. C’era di tutto in quella lotta per la vita… Quella lotta di morte. Era atroce da vedere. Ed era la cosa più difficile. Era un nonsenso dire la verità a chiunque oltrepassava la soglia del crematorio. Là non si poteva salvare nessuno. là era troppo tardi…”

mercoledì 26 gennaio 2011

Se ne sono andati

1047462546328Ogni anno che passa ci allontana sempre di più dagli eventi spaventosi che videro l’annientamento di milioni di persone, perpetrato da criminali che intendevano cancellare dalla faccia della terra un’intera razza. Tullia Zevi non fu testimone diretta di ciò che avveniva nei campi di sterminio, fortunatamente l’esilio successivo alle infami leggi razziali volute dai fascisti le salvò la vita che poi dedicò alla conservazione dell’anima dell’ebraismo italiano e del suo grande passato con (citando le parole del Presidente Napolitano) “alto impegno civile e squisita umanità e cultura”. La sua scomparsa, come quella di tanti altri protagonisti di quella generazione di scampati, rappresenta purtroppo lo spegnimento di un’altra luce che illuminava e teneva in vita la memoria diretta di quello che fu. E’ fisiologico, è la vita. Presto nessuno potrà testimoniare direttamente ciò che è stato. Resteranno i documenti, le foto i filmati, i libri, i film, ma conservare la memoria sarà sempre più difficile. Paradossalmente di fronte all’aumentare ogni anno di eventi dedicati alla memoria sembra diminuire sempre di più la consapevolezza della realtà dello sterminio e d’altra parte aumentano anche le voci deliranti di chi porta acqua al mulino della negazione; basta farsi un giro sulla rete per rendersene conto. Viviamo in un mondo che viaggia molto veloce e tende a dimenticare con grande rapidità avvenimenti anche molto più recenti di 70 anni fa. Le opinioni e la memoria della gente sono facilmente manipolabili, anche di fronte a fatti che paiono incontrovertibili. I patetici fatti che avvengono in questi giorni nel nostro povero paese ne sono un po’ un esempio. La realtà si può trasformare con una certa facilità e niente niente qualcuno un giorno non lontano potrebbe pure raccontarci seriamente che in fondo i nazisti erano benefattori, nei campi di concentramento non succedeva niente di spaventoso e la gente vi era trattenuta soltanto per preservarla dagli orrori della guerra.

venerdì 21 gennaio 2011

E il prossimo a chi lo facciamo fare, al mago Otelma?

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Io non sono proprio un pubblicitario, ma immagino che quando si organizza una campagna per vendere un prodotto una delle prime cose da fare sia individuare un target (erano anni che non usavo questa parola) e subito dopo dei testimonial (sì lo so, sempre questa esterofilia del linguaggio, ma al momento mi sfuggono efficaci sinonimi italiani e bersaglio e promotori non mi piacciono) adatti a raggiungere l’obbiettivo. Pensate a Belen Rodriguez per esempio: sono almeno 2 anni che la Tim ci frantuma le balle con la gnoccona argentina, al punto che ormai non la sopporta più nessuno e la sua popolarità è in declino. Recenti indagini di mercato avrebbero evidenziato come la “soubrette” sia invisa in particolare al pubblico femminile in quanto non rappresenterebbe nessuna canonica tipologia femminile: moglie, fidanzata, sorella, madre. Ma va? Gira voce che dovrebbe essere presto sostituita, che so, magari da Antonella Clerici. Comunque, il caso di cui volevo parlare io è un altro: la campagna televisiva per promuovere l’ultimo libro di Alfonso Luigi Marra. Avete presente? Vendere libri in questo paese non è facile, un po’ perchè nessuno li legge e un po’ perchè si tratta di un prodotto difficile da pubblicizzare; a meno che naturalmente voi non siate Bruno Vespa, nel qual caso ogni volta che ne scrivete uno passate poi a farvelo presentare da ogni leader politico e vi accomodate nel salottino di ogni trasmissione televisiva dell’orbe terraqueo. Gli altri autori normalmente hanno a disposizione eventi letterari, trasmissioni di nicchia e poco altro. Tutti tranne Alfonso Luigi Marra, avvocato ed ex deputato di Forza Italia (le due cose spesso si accompagnano nel caso dei deputati di Forza Italia, chissà perchè): Marra ha scelto la televisione e siccome dopo averci messo la faccia lui ci ha fatto mettere pure quella della figlia ma la reazione del potenziale pubblico di lettori è stata più o meno del tipo: “E chi cazzo è Alfonso Luigi Marra?”, ha cambiato strategia. Parliamoci chiaro, se sei Silvio e usi la tv puoi dire anche che non ti piace la cioccolata mentre stai pescando con un cucchiaio da un enorme barattolo di nutella e probabilmente molti zombie ti crederanno. La cosa mi risulta inspiegabile ma funziona. Guardate la televisione in questi giorni se non ci credete. Ma Marra non ha lo stesso appeal del capo così ha deciso di ricorrere a vip dal fascino irresistibile per un pubblico di lettori: Manuela Arcuri e Lele Mora. Quest’ultimo poi, nonostante la sua grave difficoltà economica ci ha tenuto a far presente che ha voluto solo un euro per compenso. Lungi da me ogni pensiero maligno a proposito di simili personaggi, magari sono bibliofili accaniti, io che ne so? Però dico, chi mai al mondo sarebbe mai attratto dall’idea di leggere un libro consigliato da Manuela Arcuri e Lele Mora? Senza contare che gli spot sono pure una delle cose più brutte che io abbia mai visto in vita mia. Non so quante persone siano corse in edicola o in libreria ad acquistare le opere di Marra, ma se sono tante c’è da preoccuparsi e parecchio. D’altra parte però sono tremendamente curioso di vedere quale sarà il prossimo appassionato vip testimonial.

lunedì 17 gennaio 2011

Servizio clienti

Callcenter Per più di dieci anni ho usufruito del servizio “tim spot cronaca” gentilmente offerto in modo gratuito dal mio gestore di telefonia mobile a patto che insieme a questo mi prendessi anche qualche inserto pubblicitario di vario genere. Tutti i giorni, o quasi, ho ricevuto un certo numero di sms che mi tenevano informato dei principali avvenimenti occorsi recentemente in Italia e nel mondo. All’inizio le notizie erano frequenti e legate a lanci dell’ansa, ma dopo un certo tempo la dicitura ansa nell’intestazione del messaggio è scomparsa e gli sms si sono diradati. Tutto sommato la cosa non mi  ha mai dato noia e anche se spesso le notizie arrivavano dopo che ne ero già venuto a conoscenza in un altro modo il servizio era anche utile, per esempio all’estero e poi era gratis. Tutto è andato bene fino allo scorso dicembre, quando un sms mi ha ambiguamente informato che di lì a poco il servizio “gratuito” si sarebbe interrotto. Al momento non ho dato particolare peso alla cosa, in fondo potevo anche farne a meno, se non che, passata la data di interruzione del servizio, i messaggi hanno continuato ad arrivare. La spiegazione era naturalmente molto semplice: la tim, poverina, evidentemente non poteva più permettersi di inviare gratis notizie di seconda mano in ritardo e così ha deciso di farsele pagare. Devo ammettere che ci stavo cascando, ma poi ho controllato e ho deciso di interromperlo io il “servizio”, per davvero. Così stamattina ho chiamato il 119 e ho chiesto ad una cortese operatrice che provvedesse in tal senso. Purtroppo la linea è caduta quasi al termine dell’operazione, allora ho richiamato il 119 ed un’altra cortese operatrice mi ha confermato il buon fine della stessa, ho ringraziato e chiuso. Perfetto. Nella mezz’ora successiva ho ricevuto due tim spot, una notizia e una pubblicità, così, leggermente seccato ho richiamato e una terza cortese operatrice mi ha informato che le sue colleghe avrebbero dovuto dirmi che il servizio si sarebbe esaurito nelle successive 48 ore.  Mi sembra una grandissima cavolata. Se mi cancelli mi cancelli: il mio numero è in un elenco, lo levi e fine. Ma d’accordo prendiamoci le 48 ore; la telefonia mobile ci ha reso schiavi e fa di noi un po’ quello che vuole. La cosa non è neppure finita qui: dopo mezz’ora ricevo una telefonata da una voce registrata che mi chiede di esprimere un giudizio sul trattamento ricevuto, decido di non rispondere visto che mi si offre la possibilità di farlo, ma questo evidentemente deve aver messo in agitazione qualcuno visto che dopo poco ricevo un’altra telefonata nella quale un’altra cortese operatrice, più alta in grado delle altre evidentemente, mi chiede gentilmente conto delle mie ben tre chiamate al 119 in breve tempo, temendo che io non abbia avuto un trattamento adeguato o non sia rimasto soddisfatto. Devo dire che a quel punto ho cominciato a preoccuparmi molto per la sorte professionale delle operatrici con cui avevo parlato prima, così ho spiegato che il servizio era stato molto efficiente e che si era trattato solo di piccoli disguidi e finiamola lì. Ma ha ricevuto anche un sms o una telefonata di sondaggio? Sì ma non ho ritenuto di rispondere. Finito? No. Le colleghe l’hanno informata delle offerte di internet mobile? No, ma il mio telefono queste cose non le può fare, quindi va bene così. Adesso sono passate diverse ore, tutto tace anche se gli sms continuano ad arrivare (vogliono spennarmi fino all’ultimo minuto). Vedremo dopo le 48 ore, nel frattempo non posso fare a meno di pensare che in tutto questo sistema c’è qualcosa che non va.

venerdì 14 gennaio 2011

“Mi piaccion le sbarbine non posso farci niente mi sento un deficiente”

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Se durante un’indagine si scopre dall’investigazione dei tabulati telefonici di una prostituta minorenne che questa avrebbe intrattenuto rapporti sessuali continuati con un anziano ultrasettantenne; per quanto giovanile ed energico possa essere quest’ultimo non può pensare di cavarsela con un “questa non è proprio una cosa bella, se riesce veda di starci un po’ più attento” e magari una strizzatina d’occhio. L’anziano signore, oltre ad essere un vecchio porco ha anche delle responsabilità penali e non conta un fico secco se i suoi amici dicono che si tratta di imperdonabili intromissioni nella sua vita privata

mercoledì 12 gennaio 2011

Fabbrica Italiana Automobili Torino

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A: Buongiorno.

B: Buongiorno a te. Che è quella faccia?

A: Notte difficile

B: Hai due occhiaie che sembri un Panda.

A: Sì, bè. Ho conosciuto Uno.

B: Brava! E com’è?

A: E’ un Tipo

B: Ah bè, allora non deve essere un gran che.

A: Scherzi? E’ uno sballo. Avresti dovuto vederlo, che Ritmo, che Tempra. Abbiamo ballato su un Cubo tutta la notte. E poi è un ragazzo molto Stiloso.

B: Che Bravo. Com’è che si chiama?

A: Ulysse

B: Maddai! E scommetto che c’ha pure una Barchetta Cromata.

A: Spiritosa. Bè sai che c’è? Ce l’ha davvero una barca e sai qual è il  Punto?

B: Sono tutta orecchi.

A: Ha avuto un’ Idea strepitosa. Domani con la prima Marea partiamo per una Regata. Ci saranno almeno altre 500 barche.

B: Wow! E che c’è in Palio?

A: Niente. Arriveremo fino in sud America, costruiremo una capanna su una Duna e vivremo sulla spiaggia nutrendoci di sole e amore.

B: Certo, come no. Adesso muoviamoci, che la sirena è già suonata e se arriviamo tardi in catena di montaggio ci spellano. A proposito hai pensato a che votare al referendum?

A: Boh!?

martedì 11 gennaio 2011

I see dead people

DSC_1611Di alcuni argomenti la gente non parla tanto volentieri. Cose come la morte sono piuttosto lontane dai pensieri quotidiani di ciascuno e ormai viviamo in un mondo che ci ha abbastanza anestetizzati a riguardo. Non che la morte non sia presente, anzi, cronache e fiction ne sono piene, ma in qualche modo il rapporto fra l’uomo contemporaneo e la morte è cambiato tantissimo dal passato, quando forse quest’ultima aveva più visibilità nel concreto della vita ordinaria. Oggi quando arriva e ci colpisce da vicino ci sorprende, anche nei casi in cui era inevitabile e attesa. E’ come un’intrusa, una distorsione nel ciclo della vita. Tutto questo non aiuta ad affrontare l’inevitabile. Io ci penso e ogni tanto qui ne parlo; non posso farne a meno: con “gente” come quello qui sopra ci ho a che fare continuamente. Non riesco proprio a pensare che si tratti solo di vecchie ossa; un tempo sono pur sempre stati qualcuno. Il ragazzo nella foto per esempio è stato con me dalla mia dentista; non tutto naturalmente, solo tre denti che erano stati sparpagliati in giro da un incontro troppo ravvicinato con una ruspa che ne ha aggravato una situazione generale che già non era delle migliori. Non saprò mai di chi si trattava, i suoi denti sembravano quelli di un vecchio di ottanta anni per l’usura, ma ai tempi in cui è vissuto una dentatura così poteva averla anche un ventenne. Nessuno probabilmente si prenderà la briga di guardare le sue ossa, anche perchè ne sono rimaste solo briciole. L’unica cosa che sapremo di lui (o lei?) è che chi lo ha sepolto ha ritenuto che fosse il caso che di là si portasse un paio di vasetti bruttini e un gruzzoletto di una ventina di monete, una delle quali appoggiata sul cuore. In qualche modo queste vecchie ossa, sepolte da quasi duemila anni sono tornate ad avere a che fare con il mondo dei vivi e mi sembra giusto, per quel che posso, dare atto del fatto che è esistito un individuo che oggi per noi è una fonte di informazioni scientifiche ma anche custode, come tutti i suoi simili, del più grande segreto dell’umanità. La risposta arriverà per tutti prima o poi, ma è bello pensare di vivere in un mondo in cui esista ancora qualche domanda senza risposta. Sarebbe noioso se non ci fosse più nulla su cui interrogarsi.

lunedì 10 gennaio 2011

Premonizioni


Quando vidi questa foto per la prima volta avevo più o meno quindici anni, o qualcosa del genere. Non è che capissi molto in generale e certo non avrei potuto capire niente di questa. E infatti non mi piacque. Non ricordo neanche bene perchè, ma posso immaginarlo, probabilmente avrò pensato che non avesse un gran senso.
Qualche sera fa mi è capitato di vedere una trasmissione che parlava di Annie Leibovitz, che della foto è l'autrice e fra le varie cose che sono passate c'era anche questa, che è una delle sue foto più famose, soprattutto perchè la scattò poche ore prima che Lennon fosse ucciso. Erano anni che non la vedevo, forse avrò anche saputo della coincidenza, ma non lo ricordavo, ricordavo però che era stata una copertina di "Rolling Stone". Mentre la guardavo, l'altra sera, e anche ora che la riguardo, mi fa un effetto strano. Il senso che non mi parve avesse allora l'ho visto l'altra sera. Yoko Ono completamente vestita, con lo sguardo distratto nel vuoto e John, completamente nudo e avvolto attorno a lei, così avvinghiati eppure sembrano trovarsi su due piani completamente differenti. E' come se lui non ci fosse già più. Come se quella abbarbicata lì, sulla donna che amava fosse la sua anima nuda, incapace di staccarsi da lei o avvolta in un ultimo abbraccio a sussurrarle che anche da lontano le sarebbe rimasto accanto.

domenica 9 gennaio 2011

Panzer uber alles

DSC_2010 Siete fra quelli che dissanguano le loro armate colorate ogni volta che c’è da conquistare qualche obbiettivo a Risiko? Quando sentite Wagner vi coglie l’istinto di invadere la Polonia? Vi si potrebbe presentare l’occasione di farlo (quasi) e per soli 136 euro, o giù di lì. Dal 2005 esiste nel Brandeburgo, che sta vicino vicino alla Polonia, una singolare scuola guida (www.panzerkutscher.de) fondata da due fratelli della ex Germania Est. Gli ingegnosi istruttori hanno rimesso insieme una dozzina di panzer (robusta tecnologia sovietica), li hanno debitamente disarmati (non si può avere tutto) e si sono messi a disposizione di chiunque si voglia divertire a correre sui cingoli. Pare che la cosa abbia un certo successo. Magari non potrete sparare a qualcuno, ma con un piccolo sovrapprezzo vi faranno asfaltare un auto e potrete liberamente sognare (è quello che farei io) che sia il SUV che parcheggiando vi ha ammaccato il cofano.

giovedì 6 gennaio 2011

Pensare positivo

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D’accordo, fa ancora freddo. E’ gennaio, non si può mica pretendere troppo. Però l’avete notato? Ogni giorno qualche minutino di luce in più. Le giornate hanno cominciato ad allungarsi visibilmente. Non c’è niente come lavorare fino all’ora attorno al tramonto per rendersene conto. Da adesso è tutta discesa, la luce sta tornando.

martedì 4 gennaio 2011

Scherzi di natura

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La natura crea casi strani. Come per esempio quella buffa singolarità che fa sì che la Terra e il suo satellite si trovino ad una distanza dal Sole tale per cui ogni volta che il disco lunare nel suo moto incrocia quello solare appare illusoriamente della stessa misura, creando lo sconquasso che crea. Della mia personale esperienza di (non) visione di un’eclisse totale avevo già parlato (qui). Oggi c’è stata questa. Il Sole è stato coperto quasi al 70%, ma senza filtri con cui guardarlo direttamente la cosa non si sarebbe notata. Falce di sole.

lunedì 3 gennaio 2011

Se ne sono andati

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Marco e Paol erano due fratelli Rom. Erano giovani ed erano padri rispettivamente di tre e otto figli. Marco e Paolo vivevano in uno di quei campi nomadi lombardi che ora saranno passati al setaccio dalle forze dell’ordine impegnate nella vana ricerca di Jara, su ordine di inquirenti che non sanno più che pesci pigliare e non hanno trovato niente di meglio che rimestare nella leggenda del Babau zingaro che ruba i bambini. Già che ci sono dovrebbero guardare anche nei circhi visto che Jara è una giovane promessa della ginnastica artistica.

La sera del 23 dicembre i due fratelli con un terzo compagno non si sono fermati ad un controllo dei carabinieri e ne è nato un inseguimento. Non so se avessero commesso qualche illecito, l’auto che guidavano non era assicurata e loro non erano proprio degli stinchi di santi. Refurtiva non mi risulta sia stata recuperata e di denunce di furto non ho sentito parlare. Forse è solo scattato il meccanismo del gioco delle “guardie e ladri”. Forse nella mente di persone che vivono ai margini della nostra bella società, tenuti sempre un po’ in disparte e tipici capri espiatori di ogni malvagità scatta un automatismo che prevede la fuga quando qualcuno in divisa li segue. Non lo so. I tre ragazzi abbandonata l’auto sono scappati nei campi, al buio. Marco e Paolo nel buio sono scomparsi. Dopo un paio di giorni, anche su pressione delle famiglie, sono scattate delle ricerche organizzate. Il terzo ragazzo e i carabinieri raccontavano di aver perso le tracce dei due nei pressi di un canale ingrossato dalle piogge. Il 28 dicembre il corpo di Marco è stato ritrovato nell’acqua diversi chilometri più a valle. Il fratello più grande è svanito. Oggi è il 3 gennaio, gli zingari hanno celebrato il funerale di Marco solo ora nella speranza di poterne fare uno solo, hanno qualcosa da dire sulla vicenda, per loro la questione non è chiusa. Le forze dell’ordine lasciano intendere che lo scomparso mancante potrebbe essere vivo e tenuto nascosto dai parenti, manco fosse Bin Laden. Smetteranno di cercarlo, ma dagli zingari forse torneranno, per cercare Jara.

domenica 2 gennaio 2011

C'è del genio in tutto questo, però che palle


Di Noemi Letizia è un po' che non si sente più parlare. Chissà se pensa ancora di iscriversi a scienze politiche nella prestigiosa università fondata da Papi a Milano per poi darsi alla carriera politica. Certamente, a vederla oggi, non gli ha dato molto ascolto se è vero che lui le aveva suggerito di mantenersi candida e pura come quando lo ha folgorato con la sua bellezza e anche noi potevamo ammirarla estasiati nelle prime foto che l'hanno resa nota al grande pubblico. Pare abbia preferito adeguarsi allo stile, diciamo così, un pelo più volgare che impera negli ambienti che contano. Comunque la ragazza frequentando Papi qualcosa lo ha imparato. In un'intervista apparsa sul Corriere del Mezzogiorno, nel lontano aprile del 2009, alla domanda del giornalista su quale fosse la barzelletta del premier che più la divertiva, rispondeva, testuali parole:
Vi sono due ministri del governo Prodi che vanno in Africa, su un’isola deserta, e vengono catturati da una tribù di indigeni. Il capo tribù interpella il primo ostaggio e gli propone: ‘‘Vuoi morire o bunga-bunga?’’. Il ministro sceglie: ‘‘bunga-bunga’’. E viene violentato. Il secondo prigioniero, anche lui messo dinanzi alla scelta, non indugia e risponde: ‘‘Voglio morire!’’. Ma il capo tribù: ‘‘Prima bunga-bunga e poi morire»."
Di sicuro c'è che, se non era già chiaro, Papi è proprio monotematico

Se ne sono andati