lunedì 27 febbraio 2012

Il pianeta delle scimmie


Non si sa esattamente quando i primi esseri umani raggiunsero l'arcipelago delle Canarie. A parte qualche passaggio di Fenici e Romani che non lasciarono troppo il segno, i primi europei le “scoprirono” ufficialmente verso il 1340 e vi trovarono delle popolazioni che vivevano in grotte e si dedicavano alla pastorizia. Fu un momento importante per la civiltà europea perchè gli uomini che vivevano su quelle isole, letteralmente rimasti all'età della pietra, determinarono la pietra di paragone rispetto ad ogni civiltà indigena scoperta da quel momento in poi. Colombo nel 1492, descrivendo gli Indios che popolavano le nuove terre da lui scoperte li confrontò con gli abitanti delle Canarie concludendo che avevano lo stesso colore scuro perchè vivevano alla stessa latitudine.
Popolazioni che vivevano del tutto ignare del messaggio cristiano erano un bel problema per i colonizzatori ai quali il Vangelo insegnava che la parola di Dio era stata portata ai quattro angoli della Terra. D'altra parte non vi erano dubbi che si trattasse di esseri umani in quanto l'aspetto esteriore era del tutto uguale a quello degli europei che erano pronti a scoprire esseri fantastici con teste di cane o cose simili, come quelli che erano descritti nella letteratura medievale che parlava delle popolazioni di Asia e Africa, ma si trovavano in difficoltà a gestire gente che era molto bella e se andava in giro nuda nuda. Il grande dilemma per gli europei del rinascimento fu dunque quello di decidere se questi popoli erano da considerarsi esseri umani a tutti gli effetti oppure animali creati apposta con fattezza umane allo scopo di poter servire e lavorare per i conquistatori. Furono, fra gli altri, due dei più grandi uomini della nostra letteratura ad iniziare questa specie di dibattito, Petrarca e Boccaccio, proprio commentando la scoperta dei popoli delle Canarie. Boccaccio fu molto impressionato dalla semplicità della vita di quelle genti e ne idealizzò i costumi mentre Petrarca li descrisse più come animali che come uomini. Sono passati più di settecento anni da allora e tristemente si ha spesso l'impressione di vivere ancora in un mondo che non ha risolto ancora del tutto la questione.

mercoledì 22 febbraio 2012

E' stato un piacere, richiamiamo noi

Io sono uno che piacerebbe ai professori del nuovo governo tecnico che salverà l'Italia e l'Universomondo, davvero. A trent'anni suonati da un bel po' ho rinunciato ad un posto di lavoro con un contratto a tempo indeterminato blindato che avevo cominciato quando avevo vent'anni e lontano dalla mamma, così come lontano dalla mamma, anche se grazie a lei e al papà, mi ero diplomato, ed era pure un impiego nel settore privato, mica pubblico. Certo, forse non l'ho fatto tanto per monotonia del posto fisso quanto per seguire un ideale un po' bislacco, fatto è che dal quel momento sono entrato nella galassia dell'indeterminatezza lavorativa, un mondo con regole vaghe e ben confuse nel quale tutti fanno di tutto per riuscire a svicolare alle insulse normative che dovrebbero disciplinare il mondo del lavoro. I gentili e rassicuranti signori che ci governano oggi insistono, come i loro predecessori del resto, sul fatto che liberando per esempio le imprese dal vincolo di non potersi disfare più semplicemente di alcuni dipendenti improduttivi non si può facilitare l'ingresso ai giovani nel mondo del lavoro, mondo nel quale d'altra parte i giovani farebbero bene ad entrare con lo spirito allegramente disposto al frequente cambiamento. Ora, a parte che vista dall'interno di quello stesso mondo del lavoro questa cosa appare l'ideale per gente che vuole alleggerire i costi delle proprie imprese servendosi tuttalpiù di manodopera a breve scadenza e non specializzata, ma solo se è necessario, perchè l'ideale sarebbe che meno dipendenti producessero per loro la stessa ricchezza di prima, c'è una cosa che mi piacerebbe sapere e i gentili professori non mi dicono: fino a quando si è giovani e si può e si deve cambiare spesso lavoro? C'è, è prevista un'età arrivati alla quale si può sperare in un posto che duri fino all'età della pensione, sempre che ci si arrivi o questa esista ancora? Me lo chiedo perchè comincio ad arrivare verso quella parte della vita nella quale alcune domande ti si pongono con una certa insistenza e perchè a volte penso di essere stato un po' scemo a rinunciare a quel posto fisso, tanto tempo fa. Appartengo ad una categoria professionale per la quale il cambiamento è una regola indotta dalla stessa tipologia dell'attività svolta e magari la cosa non mi riguarda pure tanto, ma ho proprio la sensazione che per come funziona il nostro mercato del lavoro oggi sia proprio difficile per persone non più giovanissime questa cosiddetta “flessibilità”. Per come la vedo io al momento i giovani sono carne da macello, i più anziani sono indesiderabili perchè meno “produttivi” o meno flessibili e chi si presenta ad un colloquio di lavoro con un curriculum pieno di lavori a breve scadenza rischia di essere guardato come uno che non è capace di tenersi un impiego.

lunedì 20 febbraio 2012

Un mondo più lento è possibile

Esistono posti (senza neppure andare troppo lontano) che stanno su questo sempre più piccolo pianeta e che per la loro posizione godono di un'eterna primavera. Già questo particolare non di poco conto ne farebbe degli ottimi rifugi per vivere; ma non è tutto qui, questi posti sono spesso sufficientemente remoti da offrire qualche cosa di esotico che solletica l'animo, ma anche abbastanza vicini da essere riconoscibili in modo rassicurante ai nostri sensi ormai rassegnati alle comodità offerte dal mondo occidentale e dal suo stile di vita. Spesso quando ci si trova in luoghi come questi si ha la sensazione che tutto, anche a casa, potrebbe funzionare perfettamente ad una velocità molto inferiore e il cervello comincia a elaborare idee e ipotesi rivoluzionarie su cambi di esistenza. Naturalmente è necessario tener conto di quel particolare effetto distorcente da cui è colto l'essere umano in vacanza a cui tutto pare meglio di quello che ha lasciato a casa e tende a non vedere gli aspetti negativi dei luoghi che spesso ci sono e sono tanti. Epperò, porca di quella vacca, stamattina ho fatto benzina in autostrada e ho pagato il gasolio più un euro e settanta al litro mentre alle Canarie costa meno di un euro. Poi succede che uno si incazza.

sabato 18 febbraio 2012

Perchè San Remo sarà pure San Remo, però

Ho passato una settimana fuori dall'Italia, e sarebbe stata proprio quasi perfetta se solo fossi tornato domani e avessi saltato del tutto l'annuale clima da guerra civile imposto dal festival della canzone; che non c'è proprio nessun modo di schivarlo. Passi un sacco di tempo a pensare che la musica del posto dove ti trovi fa proprio schifo e poi torni a casa e ti trovi nel bel mezzo del più importante da sempre evento musicalpopolare del Bel paese, dove ormai tutto è importante e di tutto si parla tranne di qui fastidiosi intermezzi fra una potenziale polemica e l'altra che sono le canzoni. Se poi le più decenti, come quella cantata dalla ragazza qui nella foto vengono pure battute da canzonette insulse cantate da prodotti televisivi scadenti, ci si chiede proprio che senso abbia continuare con tutto questo

domenica 12 febbraio 2012

Effetto Coolidge

E' un fenomeno osservato negli esperimenti sulla riproduzione dei topi da laboratorio e avviene quando un topo spossato da duraturi e ripetuti accoppiamenti con una stessa topolina pare miracolosamente riprendersi se gli cambiano la compagna. E' interessante, non lo conoscevo, ma la cosa più divertente è l'aneddoto da cui prende il nome. Pare che nel 1924, durante una campagna elettorale il presidente degli Stati Uniti Calvin Coolidge fosse in visita ad un allevamento di polli con la sua consorte la quale, notando il vigore sessuale di un galletto, chiese quanti rapporti sessuali quotidiani avesse l'animale. Le risposero che ne aveva circa un ventina in media e la cosa la colpì molto, tanto da pregare la guida di riferirlo al presidente. Quando il presidente venne a conoscenza dell'importante informazione chiese a sa volta se gli incontri avvenissero sempre con la stessa gallina ma gli risposero che la femmina era sempre diversa. A quel punto il presidente pregò a sua volta la guida di riferire qull'informazione alla sua consorte.

lunedì 6 febbraio 2012

E' troppo tardi ormai


Il motivo per cui ancora me ne sto alla larga da iPhone, iPad e simili, nonostante si stiano moltiplicando tutto intorno a me (a parte il fatto che costano un sacco di soldi naturalmente), me lo ha chiarito per bene un bell'articolo pubblicato da "Internazionale" questa settimana sulle condizioni nelle quali lavorano centinaia di migliaia di operai cinesi nelle fabbriche che costruiscono e assemblano questi sofisticati giocattoli per noi mondo ricco su commissione della multinazionale di Cupertino.
Per farla breve tutti quei cinesi non se la passano niente bene e nonostante la Apple a parole e dichiarazioni si preoccupi molto delle loro condizioni facendo controlli e minacciando sanzioni, alla fine non fa mai seguire azioni alle belle parole perchè la cosa che gli interessa di più è fare un sacco di soldi per poi snocciolare dati strepitosi sul fatturato (come ha fatto a gennaio con i dati dell'ultimo trimestre). Disfarsi di fornitori e cambiare collaboratori significherebbe rallentare i vertiginosi livelli di crescita avuti fino ad oggi, così, cosa vuoi che siano un po' di cinesi sfruttati. Non c'è articolo 18 che tenga con questi, per la gioia dei consumatori d'occidente sempre più affamati di novità tecnologiche i diritti dei lavoratori sono quisquilie; del resto dove lo trovate un altro paese al mondo dove un responsabile di produzione possa tirare giù a mezzanotte dal letto ottomila (8000!) operai che stanno in un dormitorio attaccato al capannone, dargli un biscotto e una tazza di tè e rimandarli sulla linea a lavorare perchè a poche settimane dalla presentazione un consiglio d'amministrazione in America ha deciso di cambiare lo schermo di un telefono.

domenica 5 febbraio 2012

Dappertutto tranne che qui


Questa volta ne è venuta davvero tanta, e dopo aver visto notiziari descrivere situazioni piuttosto da delirio tutto sommato qui dove sto io mi devo considerare abbastanza fortunato: 2-3 gradi sotto zero e una spruzzatina di neve qua e là sono proprio poca roba. E se Phil la marmotta ci ha preso sono altre sei settimane di inverno.

giovedì 2 febbraio 2012

Allora era proprio lui


Qualche giorno fa, quando ho scritto questo ci ho scherzato sopra, poi oggi, grazie al prezioso intervento di non leggerlo ho scoperto che Vespa è tornato a piedi pari sull'argomento e forse davvero con un modellino nuovo e più grosso. Non ho visto la trasmissione e in effetti il modello nella foto potrebbe essere lo stesso dell'altra volta inquadrato in primo in primo piano, ma se era davvero più grosso c'è proprio da preoccuparsi

Se ne sono andati

Wisława Szymborska 1923-2012

Poetessa che scrisse in versi parole così utili ai giovani d'oggi che devono abituarsi a cambiare spesso lavoro:

SCRIVERE UN CURRICULUM

"Che cos’è necessario?
E’ necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
è bene che il curriculum sia breve.
E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio in vista.
E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta."

Phil


D'accordo, nevica e fa pure freddo, è il 2 di febbraio cosa c'è di tanto eccezionale? Il 2 febbraio alle nostre latitudini funziona così, almeno ancora per un po'. E comunque per adesso non ho ancora visto niente di straordinario, niente che giustifichi l'ondata di terrorismo mediatico che si è scatenata in questi giorni quantomeno. Poi magari domani arriva davvero una nuova era glaciale tutta in una volta sola, non lo so. Però l'impressione mia, come al solito quando fa un po' troppo freddo o un po' troppo caldo, è che il sistema dell'informazione tenda a sbroccare nell'ansia generale di sensazionalismo. Per ora tutto nella norma di un inverno medio, forse eravamo stati tutti ingannati dalle alte temperature dei giorni scorsi, quelle sì anomale e così adesso ci sembra di stare in Siberia. Ma oggi , come dicevo, è il 2 febbraio, bene o male ci aspettano ancora due mesi di inverno meteorologico e in ogni caso, come ogni anno, sarà Phil la marmotta a dirci cosa ci aspetta nelle prossime settimane.