Io non sono particolarmente stupito
della profonda improvvisa sintonia creatasi fra il neo leader del
partito democratico e il vecchio, decaduto, pregiudicato leader del
centrodestra italiano. A dispetto delle sue precedenti e più recenti
dichiarazioni sul destino e la figura di Berlusconi, Renzi è sempre
stato coerente con se stesso e con il suo intento, che è quello di
arrivare a governare questo paese asfaltando qualsiasi ostacolo gli
si presenti e da qualsiasi parte arrivi. Segnali di questo intento
Renzi ne ha dati sempre; chiunque lo abbia visto come un messia
riversando in lui la speranza di un rinnovamento epocale di questo
paese era stato abbondantemente avvisato e quindi chi ora manifesta
delusione o sorpresa farebbe bene a non fare l'animella candida se
le immagini di Berlinguer e del Che appese ai muri della sede del PD
piangono. Renzi ha vinto, gli stessi iscritti del PD lo avevano già
decretato nelle primarie a loro dedicate, se Renzi dice che lo
schieramento avversario è rappresentato da un quasi ottantenne
condannato e messo in un angolo da tutto il mondo perchè in Italia
prende ancora i voti di milioni di persone ha ragione lui. Il suo
scopo è andare a prendere i voti di molti di quei milioni, la pancia
grigia e silenziosa del paese. Il punto, secondo me, è che ormai da
diversi decenni (morte della classe operaia, nascita della
telecrazia) le ideologie che hanno mosso e appassionato le masse
verso la politica si sono atrofizzate e la politica come idea di
rappresentazione del mondo è diventata una merce in vendita come
qualsiasi altra. Il miglior venditore, quello capace di dominare
meglio le strategie di marketing, di vendita del prodotto, vince. Non
serve più essere di destra o di sinistra
La prima Repubblica sarà pure stata
una gran brutta cosa e i suoi rappresentanti istituzionali pessimi
esempi di governanti, ma la gran parte della partecipazione popolare
che ha caratterizzato la vita politica di questo paese dal dopoguerra
fino agli anni ottanta era mossa da una più sincera passione e,
nonostante le derive di violenza ed estremismo, verso qualsiasi
schieramento uno si orientasse a muoverlo era una differente visione
del mondo che rispecchiava forse il patrimonio genetico di cui era
dotato. Questa è un'idea interessante; per usare le parole dello
psicologo sociale Jonathan Haidt: “chi ha ricevuto dai propri
geni un cervello che prova un piacere speciale per le novità, la
varietà e la diversità ed è allo stesso tempo meno sensibile ai
segnali di una minaccia sarà predisposto a diventare progressista.
Queste persone tendono a sviluppare adattamenti caratteristici e
narrazioni di vita che li fanno trovare in sintonia, inconsciamente e
intuitivamente, con le grandi narrazioni dei movimenti politici di
sinistra. Coloro che invece hanno ricevuto dai propri geni un
cervello con regolazioni interne opposte alle precedenti sono
predisposte per gli stessi motivi a trovarsi in sintonia con le
grandi narrazioni proposte dalla destra”.
Secondo Haidt
progressisti e conservatori vanno visti come yin e Yang, entrambi
necessari per un sano equilibrio democratico e, come diceva John
Stuart Mill “sono entrambi necessari a una vita politica
prospera”. Sarebbe bello, ma qui ormai non esistono più
differenze la classe politica dirigente al governo è composta nei
principali schieramenti da elementi che si sono formati nello stesso
modo all'ombra di una balena bianca, e il futuro, come il recente
passato sembra sarà in mano di chi convincerà i consum...pardon, gli
elettori che il suo prodotto è quello migliore.
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