lunedì 13 gennaio 2014
definizioni reciclabili
Quando nel 1812 Napoleone ebbe la non felicissima idea di muovere un'armata mai vista prima contro la Russia senza essere del tutto consapevole di quello che faceva, lo fece nella convinzione che di fronte ad una simile forza lo Zar Alessandro sarebbe venuto immediatamente a più miti consigli senza quasi combattere. Cosa che invece lo Zar non fece. Durante la preparazione della campagna una delle questioni più delicate da risolvere fu quella relativa alla creazione di un forte stato polacco. I polacchi percepivano l'influenza della Russia come una grande oppressione e Napoleone era convinto che facendo loro sventolare sotto il naso il profumo della promessa di creare un forte stato autonomo ne avrebbe ottenuto l'appoggio facendone un satellite della Francia e un baluardo contro l'espansione russa. (questa idea di fare un po' quello che gli pareva della Polonia nei secoli ce l'hanno avuta in parecchi). Napoleone non aveva nessuna intenzione di permettere che la Polonia fosse uno stato autonomo: in realtà sperava sempre di potersi accordare con lo Zar, ma per i suoi scopi era necessario ingannare e manipolare i polacchi e per far questo era necessario usare ambasciatori abili e convincenti. Per questo scelse Dominique de Pradt, arcivescovo di Malines che gli era stato utile in passato. La scelta si rivelò infelice. De Pradt non convinse nessuno e, anzi, era totalmente inadatto al ruolo. Uno dei polacchi con cui lavorò lo definì "una nullità senza traccia di dignità". Ma c'è un'altra definizione che un contemporaneo diede di De Pradt e che mi è piaciuta molto e, non so perchè mi ha fatto immediatamente pensare ad un nostro politico emergente contemporaneo (indovinate chi); ed è questa: "Un prete più ambizioso che scaltro e più vanitoso che ambizioso". Perfetto.
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