sabato 3 dicembre 2011

Se ne sono andati

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Anni fa a Firenze un ragazzo salì sul campanile di Giotto  in pieno giorno e fece chiaramente capire di essere intenzionato a buttarsi di sotto. In pochissimo tempo sotto si radunò una folla composta da poliziotti, vigili del fuoco, ma anche da gente comune. La trattativa andò avanti per ore e così molta gente si organizzò con bibite e panini, qualcuno si portò anche una sedia per godersi comodamente lo spettacolo. Quando alla fine il giovane cedette e rinunciò al suo intento molti nella folla lo fischiarono e insultarono quasi avesse rovinato loro la giornata privandoli di un finale spettacolare. In questa storia la cosa che fa più impressione non è tanto la scelta del ragazzo di anticipare, esercitando il proprio libero arbitrio, il momento della morte, quanto il comportamento della folla che aveva manifestato il lato più bestiale e assurdo dell’essere umano reagendo in modo scomposto di fronte all’intenzione di un suo simile di togliersi la vita. Il suicidio imbarazza i benpensanti della nostra società conformista più dell’omicidio. Società che hanno stabilito che la proprietà della vita appartenga a uno stato o a una divinità trovano questa morte paurosa e inspiegabile e un rischio in quanto sfugge al controllo delle loro autorità. Questa settimana hanno scelto di lasciare la loro vita due persone note molto diverse per età, storia, condizione e chissà per quanto altro ancora. Entrambe le storie mi hanno molto impressionato: quella di Gary Speed, ex calciatore e allenatore del Galles, perchè si trattava di un ragazzo della mia età apparentemente nel pieno del successo e quella di Lucio Magri invece per la lucida determinazione con la quale lo storico fondatore del “Manifesto” ha definito ogni dettaglio della sua scelta. Non intendo entrare nel merito dei motivi che li hanno indotti a questo gesto, rientra nell’esercizio del libero arbitrio che ritengo essere sacrosanto diritto di ogni essere umano. Il suicidio, e mi rendo conto di addentrarmi in un territorio molto delicato, non va visto solo come il semplice desiderio di darsi la morte, ma forse anche come, anticipando un momento al quale in ogni caso nessuno di noi potrà sfuggire, il modo di affrontare un mondo inesplorato, forse attraente come una terra promessa, un ritorno alle origini, a quel nulla da cui noi tutti veniamo.

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