lunedì 28 febbraio 2011

Non c'è mica bisogno di Nostradamus


La tendenza che ha Papi di adattare ogni cosa che dice all'uditorio che ha di fronte è proverbiale. Qualche giorno fa, durante l'inaugurazione dell'anno accademico di una scuola ufficiali dei carabinieri ha candidamente confessato che il suo desiderio da giovane era proprio di indossare quella divisa. Sono sicuro che farebbe la stessa cosa anche con la guardia di finanza. Due giorni fa invece, di fronte alla platea dei cristiano-riformisti ha snocciolato tutta una serie di invettive sulla scuola pubblica e si è scagliato, incurante del ridicolo, in una sperticata difesa della famiglia tradizionale. Il tutto alla ricerca di applausi consensi e con una strizzatina d'occhio alle gerarchie ecclesiastiche. Verrebbe da dire che è senza vergogna. Ma questo si sa. Il discorso sulla scuola merita un ragionamento a parte invece, fa parte di una strategia che viene da lontano. Leggete queste parole pronunciate da Piero Calamandrei nel 1950 (!) durante un congresso dell'associazione a difesa della scuola nazionale. Io le ho ascoltate un paio di anni fa, lette in piazza a Mantova da Corrado Augias al festival letteratura e un brivido mi è sceso per la schiena:

"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice di quelle di stato. E magari si danno premi, come ora vi dirò. O si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A quelle scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.

1 commento:

  1. L'ho letto anch'io di recente da qualche parte, quest'intervento di Calamandrei: mette davvero i brividi. Altro che Nostradamus...

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