venerdì 11 ottobre 2013

Le amene favole del cielo

Io non so se dove state voi c'è lo stesso meraviglioso cielo limpido che ho qui io oggi. Se ci fosse e se durasse fino a sera è un'ottima occasione per cominciare a osservare le stelle d'autunno e fare un ripassino di mitologia greca visto che nel cielo di nord-est si trovano alcune costellazioni tutte legate da una stessa vicenda. Una delle stelle più brillanti della costellazione del Perseo è Algol, il cui nome deriva da una descrizione araba della testa del demonio, ma che per i romani era la testa della Medusa, la terribile Gorgone il cui sguardo mutava gli uomini in pietra e che fu uccisa appunto da Perseo. La storia di Perseo è un classico: Figlio di Zeus e Danae (quella che fu messa in cinta dal re dell'Olimpo sotto forma di pioggia d'oro in uno dei suoi famosi stratagemmi per cornificare la moglie), fu piazzato in una cassa di legno con la madre e abbandonato alla deriva in mare dal nonno Acrisio (il padre di Danae), re di Argo, al quale il solito oracolo buontempone aveva predetto che sarebbe morto per mano del figlio della figlia. Ma i due si salvarono e furono ospitati da un pescatore. Ora bisogna sapere che questo pescatore aveva un fratello che era il re del posto il quale si invaghì di Danae che non più giovanissima era comunque ancora una discreta bellezza (una milf si direbbe oggi). Timoroso che Perseo rappresentasse una seccatura per i suoi intenti Polidette (il re per l'appunto) mise in giro la voce che come regalo di nozze gli sarebbe proprio piaciuta la testa di Medusa. Perseo non aveva altri regali fra le mani e la lista di nozze era già chiusa, così si mise in cerca della Medusa. Vi risparmio le vicende che lo portarono al suo obbiettivo, fatto è che, grazie all'intervento in suo favore di Ermes e Athena che lo fornirono di numerosi gadgets, riuscì a decapitare Medusa guardandone il viso riflesso nel suo scudo e riuscì a levarsi di torno prima che le due sorelle Gorgoni potessero farlo pentire della cosa. Durante il viaggio di ritorno poi, in groppa al cavallo alato Pegaso creato da Poseidone apposta per la sua fuga, passò per l'Etiopia dove si imbattè in una bellisima fanciulla legata ad una roccia in attesa che un mostro marino la divorasse. Si trattava di Andromeda ed era in quella scomoda posizione per colpa della madre, la sciocca e vanesia Cassiopea, regina di Etiopia e moglie di Cefeo, che si era vantata di essere più bella delle ninfe del mare, cosa che aveva fatto innervosire non poco Poseidone che era un tipino irascibile e scatenò il mostro marino dichiarando che solo il sacrificio di Andromeda lo avrebbe fatto recedere. Perseo, come detto, uccise il mostro e dopo aver superato altre due o tre prove ebbe concessa la mano di Andromeda che portò con se a casa dove alla corte del re sfoggiò il regalo che era stato richiesto lasciando tutti di pietra, letteralmente. Dopo questo episodio il pescatore che li aveva ospitati divenne il re di quelle terre e Perseo con madre e moglie tornò ad Argo dove nel frattempo il re Acrisio venuto a conoscenza del suo ritorno e ancora in ansia per l'oracolo pensò bene di levare le tende. Tutto finito? No, i miti greci amano portare fino in fondo le storie. Acrisio si era rifugiato a Larissa dove anche Perseo arrivò invitato a partecipare a dei giochi. Durante le gare avvenne uno spiacevole incidente: mentre era impegnato nella gara del lancio del giavellotto Perseo colpì inavvertitamente e uccise uno spettatore che si trovava nel pubblico. Indovinate chi era.
Se rivolgerete lo sguardo al cielo, verso nord est troverete tutti i personaggi di questa storia proprio lì: Perseo, Andromeda, Cassiopea, Cefeo e Pegaso, e potrete provare ad immaginarveli, fissi lassù a raccontare eternamente le loro vicende.
Ah, e Algol? La stella che rappresenta la testa di Medusa in realtà non è una, sono tre, due delle quali orbitano talmente vicine da ecclissarsi periodicamente variandone la luminosità e unite addirittura da un ponte di gas. Mi piace pensare che il fatto che siano tre sia una specie di riunione familiare delle Gorgoni.

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