martedì 11 settembre 2012

The falling man



E' tornato il giorno in cui ricorre l'anniversario dell'evento mondiale più sconvolgente dell'era moderna, mi piace sempre ricordare che sarebbe anche l'anniversario del golpe in Cile (che non fa mai male). Ad aggiungere ulteriore drammaticità alla giornata ci sarebbe anche la prima puntata di "Porta a porta", ma no, Bruno, bel tentativo, ma nei prossimi anni nessuno questo lo associerà alle cose da ricordare. Per gli appassionati di giochini con i numeri invece ho notato che è l'undicesimo anniversario dell'undici ed è di nuovo un martedì (alle 19.34, ora in cui scrivo non è ancora successo niente, ma vai a sapere). Oggi ho riguardato su vari siti alcune foto di quei tragici eventi. Rimango sempre stupito di fronte all'impressionante "bellezza" estetica dei momenti degli impatti aerei o del crollo delle torri, il sogno di un sacco di produttori cinematografici che poi negli anni successivi su scene simili ci si sono buttati a pesce. Personalmente le foto più drammatiche le ho sempre considerate queste, quelle delle persone (quasi 200) che scelsero, prive di ogni possibilità di fuga, di buttarsi di sotto. Posso solo lontanamente immaginare la situazione nella quale si trovarono e che li indusse a quel gesto con il quale hanno forse espresso la più grande e spaventosa realizzazione del libero arbitrio di fronte ad una società (quella americana) che spesso in seguito li ha disconosciuti, alla meno peggio compatiti per essersi suicidati; quasi quel modo di trovare la morte, in una situazione nella quale la morte sarebbe stata comunque inevitabile, fosse disonorevole e vigliacco.

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