domenica 4 marzo 2012

il terzo uomo

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Questa foto quassù è un’immagine simbolo e appartiene al patrimonio visivo collettivo del XX secolo o almeno dovrebbe. L’episodio è noto: alle olimpiadi di Città del Messico nel 1968 i due atleti statunitensi Tommie Smith e John Carlos arrivarono rispettivamente primo e terzo nella gara dei 200m e quando furono sul podio misero in scena una clamorosa protesta sollevando in alto un pugno avvolto in un guanto nero. Smith e Carlos sostenevano un movimento che si definiva Olympic Project for Human Rights di cui durante la premiazione indossavano anche una spilla, i due avevano preparato da tempo questa azione contro un sistema che, come disse Smith, voleva i neri solo come cavalli da parata alle Olimpiadi e carne da macello in Vietnam. Come dicevo l’immagine è nota e più o meno tutti quelli che appartengono alla mia generazione ne conoscono il significato; pochi però in questa foto notano l’uomo bianco a sinistra, io non l’ho mai fatto e mai ne avrei saputo nulla se non lo avessi scoperto ascoltando una puntata di “destini incrociati”, la bella trasmissione in onda ogni giorno su radio 24. Quell’uomo si chiamava Peter Norman, era australiano, e in quella gara arrivò secondo. Se guardate attentamente la foto noterete che anche lui indossa la spilla del movimento a cui appartenevano Smith e Carlos. Norman fu informato da loro di quello che intendevano fare prima della cerimonia e decise di mettere la spilla in polemica con l’atteggiamento che il suo governo aveva da sempre contro i boscimani. La reazione ufficiale al gesto dei tre atleti fu feroce, furono presi provvedimenti di espulsione dal villaggio olimpico in quanto si sostenne che era stato violato il principio che voleva la politica tenuta fuori dai giochi. La vita dei tre non fu più la stessa da quel momento; Carlos e Smith furono estromessi dalla nazionale di atletica USA, ebbero un sacco di problemi, ma il loro gesto contribuì ad un processo che migliorò in parte la società americana e lentamente le cose migliorarono permettendo loro di tornare a svolgere attività importanti nel mondo dello sport. A Peter Norman andò molto peggio: la federazione olimpica australiana gli levò ogni appoggio e nonostante lui fosse (e rimanga tutt’ora) il più grande velocista australiano di tutti i tempi decise di non inviare nessun velocista alle successive olimpiadi di Monaco per punirlo. In seguito Peter Norman perse una gamba e cadde nel tunnel dell’alcol morendo poi pressochè dimenticato nel 2006. Tommie Smith e John Carlos portarono la bara al suo funerale, la stampa e l’opinione pubblica australiana lo ricordarono solo in quella occasione mentre invece gli Stati Uniti, dove esistono ancora problemi di integrazione razziale, gli riconobbero un riconoscimento ufficiale istituendo il 9 ottobre, giorno del suo funerale, il Peter Norman Day. Peter Norman credeva nei diritti civili di ogni uomo e sosteneva che ognuno a prescindere dal colore della pelle dovesse essere trattato in ugual modo, merita di essere ricordato alla pari degli altri due protagonisti di quella famosa foto.

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