Oggi è quel giorno dell'anno nel quale è importante e necessario ribadire il semplice concetto che se l'Italia oggi è un paese nel quale una costituzione democratica garantisce ai suoi abitanti la libertà di cui poi loro fanno l'uso che fanno, lo deve a migliaia di giovani italiani che quasi settanta anni fa fecero una scelta precisa: quella di essere disposti a morire per non lasciare il paese in mano ad una dittatura che era l'unico governo che loro avevano mai conosciuto nella vita. E per liberare l'Italia da quella dittatura dovettero combattere contro nemici stranieri ma soprattutto contro i loro coetanei italiani che invece scelsero che valeva la pena morire per difenderla, la stessa dittatura. Questo sia chiaro. Tutti i discorsi sul valore dei morti sono vana retorica, la cosa che conta è la scelta del campo in cui schierarsi. Detto questo, le guerre sono combattute da uomini e gli uomini sono fallibili, imperfetti e incapaci di avere un corretto punto di vista delle cose, specie se queste cose sono molto grandi e succedono loro intorno. Il giudizio e l'analisi degli eventi, anche minori, è materia per gli storici. La sintesi dei fatti in termini di massimi sistemi ci dice che in Italia dal 1943 al 1945 si fronteggiarono due schieramenti (minoritari, la maggior parte degli italiani non prese posizione), uno dei due vinse e oggi giustamente viene festeggiato. Se poi andiamo a guardare i fatti nei particolari troveremo bassezze e ingiustizie anche nei comportamenti degli uomini che combatterono dalla parte giusta, questo è inevitabile, l'importante è non dimenticare neppure questo e mantenere viva pure la memoria di ragazzi come Mario Simonazzi, il Comandante Azor, venticinquenne reggiano di Albinea, di formazione cattolica. Il comandante Azor fu ucciso nel 1945, probabilmente da altri partigiani appartenenti a gruppi di ispirazione marxista, a causa delle sue idee tese ad evitare l'eccessiva politicizzazione e gli inutili spargimenti di sangue durante le incursioni. Gli avvenimenti della guerra di liberazione causano divisioni ancora oggi e certamente ancora ne causeranno in futuro, sempre però semplificando e relativizzando al presente fatti molto complessi di cui via via si va perdendo memoria ogni anno tristemente sempre di più. Anche per questo è importante mantenere viva la festa del 25 aprile nel segno non solo della semplice memoria fine a se stessa, ma anche del ricordo degli eventi, anche piccoli, visti da tutti i lati, eventi che hanno segnato nel bene e nel male il Natale di questo paese come è oggi.
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