"...Se fai le vacanze in motocicletta le cose assumono un aspetto completamente diverso. In macchina sei sempre in un abitacolo; ci sei abituato e non ti rendi conto che tutto quello che vedi da quel finestrino non è che una dose supplementare di tv. Sei un osservatore passivo e il paesaggio ti scorre accanto noioso dentro una cornice.
In moto la cornice non c'è più. Hai un contatto completo con ogni cosa. Non sei uno spettatore, sei nella scena, e la sensazione di presenza è travolgente. E' incredibile quel cemento che sibila a dieci centimetri dal tuo piede, lo stesso su cui cammini, ed è proprio lì, così sfuocato eppure così vicino che col piede puoi toccarlo quando vuoi -un'esperienza che non si allontana mai dalla coscienza immediata...".
Queste sono parole scritte da Robert Pirsig, nel suo "Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta", libro fondamentale per chiunque ami viaggiare in moto. Sono parole che indirettamente avevo già citato in questo post un anno fa e che riprendo oggi dopo essere stato ancora punto da un'ape mentre viaggiavo per strade di montagna un paio di settimane fa. Alle parole di Pirsig infatti aggiungerei che il contatto completo con ogni cosa (api comprese) è per me fondamentale e si completa totalmente viaggiando con la visiera alzata ogni volta che la velocità e il clima lo consentono. La visiera alzata abbatte anche quell'ultimo filtro che ci separa da tutto quello che ci scorre intorno, permette ad ogni odore o aroma dell'aria, buono o cattivo di arrivare direttamente al naso anche se naturalmente ci espone a qualche piccolo rischio che, considerando la contropartita è totalmente accettabile.
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