giovedì 6 agosto 2009

Verso Santiago III: Profe di greco, lunedì 27 luglio

Alle ore 6.30 del mattino nell'unico bar di Calzadilla de la cueza (pampa castigliana, provincia di Palencia,
numero abitanti 79 di numero) la Astri fa colazione conciata nella seguente maniera: due ginocchiere giganti, abiti da trekking e racchette da sci, giuro.
A tutta birra arriva una renault 4 bianca, a fanali spenti, e rovescia nel locale 5 tamarri locali con un'eta' compresa fra i 20 ei 30 anni, gli unici probabilmente nell'arco di 15 km.
Costoro sono invece conciati nella seguente maniera: jeans a vita bassa, mutande che spuntano e magliette firmate sicuramente taroccate.
mentre io bevo caffe' con pane burro e marmellata, i bravacci ordinano panini al chorizo, al formaggio e ai calamari e ci bevono dietro del cuba libre. mentre aspettano la comida si accorgono di me e rivolgono al mio indirizzo delle frasi eleganti fra le quali capisco "...tiene hambre la monja...te lo digo yo de que tiene hambre aquella,...tiene hambre de polla, joder!...se la pondria yo..hahahahh!!!"
traduco liberamente: "oh!guarda tu che famona che ha quella giovane fanciulla dall'aspetto morigerato che, a giudicare dal suo abbigliamento, si sta recando a Santiago...credo di sapere di che tipo di alimento ha fame costei...credo proprio sia pipino, sissi'....peraltro non mi esimerei dal porgeglielo..."
del tutto lusingata rivolgo loro sguardi maliziosi.
in quel mentre giunge una pellegrina 50enne che mi chiede se percaso ho un tampax. va bene, ce l'ho.
il flash della foto di uno dei tamarri mi immortala precisamente nell'atto di consegnare il tampone...

a parte la citta' medie e piccole, sul cammino si incontrano prevalentemente villaggi agricoli, mediamente disabitati. questi villaggi,quasi tutti muniti di luoghi di culto bellissimi e sproporzionati rispetto alle proprie dimensioni, trovano la loro ragion d'essere proprio nel fatto di essere sul cammino e di questo hanno fatto la loro "fortuna".
questo non significa pero' che gli abitanti ne capiscano il senso.
mentre mi domando cosa puo' mai fare un povero ventenne sperduto nella pampa castillana, se non diventare un coglione alcolizzato...ancora una volta mi viene in soccorso Jesus.
ma non il presunto figlio d'iddio, bensi' Jesus il pellegrino di Alicante, ottimo personaggio, scrittore e un po' alcolizzato. Mi raggiunge sul cammino cantando una canzone di un cantante catalano di nome Serrat, credo, sui versi immortali di Antonio Machado. Questo canto dice " caminante no hay camino..el camino se hace al andar..." credo.
Poi Jesus mi spiega che, se prendiamo il cammino ( o la strada) come metafora della vita..ebbene non c'e' tracciato prestabilito, siamo noi a costruire la nostra strada.
certo e' banale, ma la cosa mi permette di essere molto meno indulgente con quei tamarri.
e anche con me.

fra l'altro mi ricorda una frase che diceva sempre il mio prof di greco, il mitico Gazich:
"domani sarai solo quello che hai costruito oggi, figlia mia".
parole sante.

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