mercoledì 22 dicembre 2010

Suggerimenti scemi

Genitori, tenete a casa i vostri figli che le manifestazioni sono frequentate da potenziali assassini. D'accordo. A parte che si potrebbe dire qualcosa sul fatto che alcuni di quei potenziali assassini portano una divisa. Ma come la mettiamo poi con gli zii e le cugine potenziali assassini in casa?

martedì 21 dicembre 2010

martedì 14 dicembre 2010

E adesso date un’occhiata anche a Keith Richards

Celebrity-Image-Ozzy-Osbourne-250331 Magari sarà una di quelle  cose che servono ad alimentare il mito, oppure no. Guardandolo bene in effetti qualche pensiero viene. Ma pare che ci sia dello straordinario nel fatto che Ozzie Osbourne sia ancora al mondo nonostante la condotta di vita sostenuta  per olte 60 anni. Lo dice lui stesso: “ Considerando la piscina di alcolici che ho ingollato nel corso degli anni, per non dire della cocaina, morfina, sonniferi, LSD e sciroppi per la tosse, non c’è davvero alcuna ragione plausibile per cui io debba essere ancora vivo”. La stessa cosa devono averla pensata anche alcuni ricercatori di società private che lo hanno convinto a sottoporsi ad un esame completo del suo DNA, nella speranza di scoprire il segreto della sua sopravvivenza, magari trovando qualcosa di non umano. E la sorpresa è arrivata, almeno in parte: pare che nel patrimonio genetico della rock star sia stato rinvenuto una piccola porzione di un cromosoma che sarebbe di origine neanderthaliana. Ora riguardate attentamente le immagini di Ozzie, valutatene le caratteristiche morfologiche e correte a procurarvi un volume di antropologia. Somiglia vero? In realtà le cose stanno un po’ diversamente. Pare che gli stessi ricercatori che hanno effettuato le analisi siano scettici di fronte al risultato. In effetti la traccia genetica in comune con il nostro cugino preistorico rinvenuta non è necessariamente dovuta a qualche tipo di, diciamo così, licenziosità di qualche antico Sapiens-Sapiens annoiato alla ricerca di nuovi eccitanti stimoli erotici. La cosa più probabile è l’origine del cromosoma sia da cercare ancora più lontano, forse in un ominide antenato comune di Sapiens e Neanderthal. Tutto molto affascinante. Comunque stiano le cose, magari Ozzie ha solo avuto un gran culo.

lunedì 13 dicembre 2010

Polvere di stelle

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Il mio amico Antonio manifesta sempre vistosi segni di inquietudine ogni qualvolta, durante una conversazione, viene affrontato un argomento che abbia a che fare con la possibilità di impatti fra la terra e altri corpi celesti. Voglio subito tranquillizzarlo: è stato calcolato che la dimensione limite di un oggetto che potrebbe “sterilizzare” definitivamente la terra è di oltre 100 km. Oggetti del genere sono abbastanza visibili e le probabilità di incrociarne uno nei prossimi 20 miliardi di anni sono piuttosto remote. Detto questo, in effetti qualche problemino potrebbe esserci. Ogni giorno ci piovono sulla testa un centinaio di tonnellate di detriti; ogni ora un sasso di un metro entra nell’atmosfera e più o meno una volta al mese incocciamo in una roccia di cinque metri che libera negli strati alti dell’atmosfera più o meno l’energia dell’atomica di Nagasaki. Nel 1908 un “sassolino” di trenta metri esplose 8 km sopra una foresta siberiana polverizzando 80 milioni di alberi. Fortunatamente colpì un’area disabitata e ben prima della guerra fredda se no sai che casino. Un impatto dalla portata sufficientemente devastante per causare un’estinzione (come quello che fece fuori i dinosauri per intenderci) capita una volta ogni 100 milioni di anni. L’ultimo avvenne 65 milioni di anni fa quindi dovremmo star tranquilli per i prossimi 35. Ma la statistica non è una scienza esatta. Nel frattempo dovremo solo stare attenti a schivare i sassolini, come quello che colpì ad una coscia una signora mentre era sdraiata in soggiorno o quello che “tamponò” una Chevrolet Malibu. Non è il caso di essere pessimisti, basta prendere qualche piccola precauzione, come per esempio abitare ai piani più bassi di un edificio oppure cercare di stare più tempo possibile in piedi, per ridurre la superficie esposta. In ogni caso le probabilità di morire colpiti da un asteroide sono più o meno 1 su 700000, qualsiasi altra cosa è più pericolosa. Se volete divertirvi a fare dei calcoli esiste on line il “catastrophe calculator”, scegliete tutti i parametri di un impatto e godetevi il risultato.

martedì 30 novembre 2010

Se ne sono andati

monicelli-ischia-film-festival Antonio Pennacchi parlando ad un incontro a Mantova quest’estate diceva,a proposito del suicidio, che non è leale smettere di giocare se l’arbitro non ha ancora fischiato la fine della partita. Mario Monicelli la sua partita l’ha giocata fino in fondo, scegliendosi le regole in nome dell’estrema libertà che dovrebbe essere di ogni individuo. Mancherà a questo paese uno dei suoi personaggi più eccezionali, specie in un momento di così grande impoverimento culturale. Io penso che in qualche caso la scelta di levarsi la vita non sia dovuta alla semplice volontà di morire, ma sia il desiderio estremo di uscire da uno stato di incertezza, decidere del proprio destino finchè si ha la forza e la lucidità di farlo. A volte qualcuno decide di andarsene anche per eccesso di voglia di vivere, nella prospettiva di non poter più godere della propria esistenza, magari dopo una lunga vita completa, quando vengono meno le forze e si esauriscono le occasioni per costruire nuovi significati. Mario Monicelli è stato un grande uomo libero.

lunedì 29 novembre 2010

Poteva andare peggio, poteva piovere

alderaan-frame021 E’ cominciata l’era digitale. Evviva. Dopo giorni di delirio televisivo con canali che comparivano e scomparivano all’improvviso, finalmente in Lombardia il segnale analogico è andato in pensione. Se sia una cosa buona non lo so. A me la  televisione andava bene anche prima. Certo, adesso ci sono un sacco di canali in più che compaiono e scompaiono all’improvviso. Ma immagino che sia un fatto fisiologico di assestamento ( e comunque alcuni canali sono senz’altro interessanti). Una delle prime cose che mi è capitato di vedere venerdì sera dopo aver fatta la necessaria e strainvocata risintonizzazione è stato un frammento di un film nuovo: Guerre stellari. Non sarò certo io a lamentarmi. L’ho visto mille volte, ogni volta il mio cervello mi restituisce agli occhi e alle orecchie ancora le sensazioni travolgenti che provai vedendolo al cinema la prima volta a otto anni. Qualcosa credo oggi irripetibile, anche meglio del 3D. Guerre stellari appartiene al mio bagaglio immaginifico, tuttavia alcune cose, se viste criticamente, sono un tantino discutibili. Come il pezzo che mi è capitato di vedere appunto venerdì sera: il momento nel quale la principessa, Han Solo, Luke e gli altri in fuga raggiungono la base ribelle. La principessa viene accolta da un capo ribelle che le dice “…Quando abbiamo saputo di Alderaan abbiamo temuto il peggio” e lei risponde, “non è il momento per i pensieri tristi”. Non è una sciagurata traduzione di doppiaggio, dicono la stessa cosa anche in inglese. Ora, io capisco la ribellione, i piani di costruzione della Morte nera e tutto il resto, ma qui si parlava della distruzione istantanea di un pianeta: milioni, forse miliardi di vite, polverizzate con un colpo solo. Abbiamo temuto il peggio? E come poteva andare peggio?

venerdì 26 novembre 2010

Piccoli mostri

zecchino-doro_1198162186 Il livello del grado di ipocrisia a cui è arrivato questo paese è ben segnalato da alcuni fatti che si trovano nelle cronache di queste ultime settimane. Come era già successo a San Remo anche durante la finale di X Factor un concorrente favorito per la vittoria finale non ha potuto presentarsi sul palco dopo la mezzanotte perchè i regolamenti lo vietano senza deroghe. Per settimane, in precedenza, eravamo stati informati con dovizia di particolari su quello che le minorenni possono però fare, anche a tarda ora, se invitate alle piacevoli serate organizzate nelle case del premier. Intanto il paese può godersi lo spettacolo (su reti pubbliche e private e in orari tranquillizzanti per famiglie) di piccoli mostri (perchè è questo che sono), ridotti in tutto per tutto a cloni di cantanti adulti che cantano canzoni cercando di farle praticamente uguali all’originale, spesso in presenza di vecchie star visibilmente imbarazzate e al cospetto di genitori sciaguratamente gongolanti.

Una volta c’era lo zecchino d’oro, i bambini cantavano da bambini canzoni per bambini e tutto era molto più rassicurante. Poi non so cosa è successo, qualcosa è crollato e il marcio è entrato nelle nostre vite entrando dallo schermo della televisione sempre acceso nel tinello. Loschi figuri si sono affacciati sorridendo sfoggiando un bel “ghe pensi mi” e tutto è diventato molto più confuso.

giovedì 25 novembre 2010

sabato 20 novembre 2010

Ehi! Ma guarda. Era l’unico posto dove non avevamo guardato.

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Io non sono un giornalista. Non sono neppure un opinionista. Sono solo uno che osserva le cose, si fa una sua idea, assolutamente personale e poi qualche volta sfrutta la libertà ancora consentita di pensiero ed espressione per condividere con chi capita in questo spazio il suo punto di vista. Quello che segue è solo frutto di una sensazione. Magari mi sbaglio, ma mi pare che non sia neppure la prima volta che succede.

Gli esponenti del governo di questo paese si fanno gran vanto della loro dura lotta alle mafie e non mancano mai occasione per enumerare il lungo elenco di successi ottenuti. Molto bene, un sincero applauso, metteteli sotto quei delinquenti. C’è solo una cosa che mi da un po’ da pensare: il singolare tempismo con cui alle volte si arriva ad arresti clamorosi. Come l’ultimo per esempio.

Io non trovo Saviano particolarmente simpatico, ma ne ho grande rispetto e soprattutto penso che le cose che ha detto lunedì siano sacrosante. La criminalità organizzata ha da sempre cercato nel potere politico, anche a livello locale, dei contatti e delle vie per perseguire i suoi interessi. Va da sé che se un territorio è amministrato per gran parte da una certa forza politica, ed è anche oggetto di interesse per le organizzazioni criminali, la cosa viene abbastanza facile. Gli amministratori locali della lega non vengono mica da Marte. Spesso sono espressione di un sentimento popolare molto legato alla propria cosa (in particolare la borsa). perchè stupirsi che qualcuno possa essere tentato dal canto delle sirene? Comunque non è questo il punto. Il punto è che mi è parso che l’arresto dell’ultimo super latitante sia capitato in un momento che meglio non ci stava. Due piccioni con una fava: il ministro dell’interno che può farsi grosso con l’antimafia dei fatti e un presidente del consiglio piuttosto appannato che si aggiunge un altra carta da giocare per i tempi duri. E’ come se la politica si servisse del lavoro degli investigatori per i suoi giochetti. Magari non è così, ma uno che viene preso praticamente dietro casa dopo quattordici anni non è che magari gli stavano dietro già da un po’ e qualcuno dall’alto diceva, non adesso, non adesso, ve lo diciamo noi quando?

martedì 16 novembre 2010

Hasta siempre resistencia!

DSC_0910 Certe volte basta un’idea semplice per creare un messaggio geniale. Visto su un muro di Cadice.

lunedì 15 novembre 2010

Oro verde

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Ci sono certe attività dell’uomo che si compiono con gesti immutati da migliaia di anni.

Come la coltura dell’olivo per esempio. Le civiltà che si sono sviluppate nel bacino del mediterraneo la condividono fin dalle loro origini. Per tutte queste civiltà, anche molto diverse tra loro, la pianta e il suo olio hanno rappresentato un simbolo di pace, forza, fecondità e  purificazione. Ed è anche ottimo sull’insalata.

Naturalmente la tecnologia ha inventato alcuni strumenti per aiutare simili attività su scala industriale, ma se uno non ha esigenze particolari e la sua necessità è limitata ad un ambito ristretto, può fare tranquillamente a meno dei supporti tecnologici e compiere il suo piccolo e personale viaggio nel tempo. Io di solito sono quello in cima all’albero.

sabato 13 novembre 2010

Hasta la victoria, siempre!


La sonnacchiosa città nella quale vivo di solito tende a sfuggire alla ribalta delle cronache. Operoso centro della ricca Padania e dominata un po' dalla noia, scivola via inosservata dall'attenzione generale del paese. Nelle ultime due settimane però le cose sono un po' cambiate per "colpa" di un gruppetton di giovani stranieri che hanno osato emergere con un gesto clamoroso dai nascondigli nei quali il sistema di gestione dell'immigrazione messo in piedi dalla legge italiana li vorrebbe tenere. Sei disperati (ora ridotti a quattro) hanno occupato una gru in un cantiere e non intendono scendere fino a quando alcune cosine relative alla loro condizione (e di alcune altre migliaia di persone) non verranno chiarite. Giovedì sera la trasmissione di Santoro ha dedicato alla vicenda ampio spazio, dopo che i tiggì pibblici e privati (i privati meno) già avevano provveduto ad accendere i riflettori.
L'amministrazione comunale che probabilmente sperava di risolvere la questione lavandosi i panni sporchi in casa, mostra un certo disagio nella gestione della faccenda. Fosse per il vicesindaco leghista la cosa potrebbe tranquillamente concludersi con qualche bastonata.
Ma la cosa è un tantino più complicata. Il velo di ipocrisia sotto il quale si nasconde una realtà che a parole e slogan vorrebbe sbarazzarsi e fare a meno degli stranieri, ma che senza di loro non potrebbe garantire tanta ricchezza al suo territorio è stato scostato. Durante "Anno zero" una fantastica signora sudamericana (qui il video) ha, in pochissimi minuti con grande passione e una proprietà d'uso della lingua italiana che fa difetto a molti padani, definito le incongruenze della politica italiana verso gli stranieri. Pierferdi Casini, ospite in studio, non ha potuto eccepire una sola virgola del suo intervento. Ci si chiede dove fosse quando la maggioranza di cui al tempo faceva parte approvò la legge "Bossi-Fini".
Molti commentatori hanno criticato la forma della protesta che a loro dire potrebbe esasperare la cittadinanza e creare ancora più distanza fra gli stranieri e gli italiani. Chi se ne frega. Quando quei ragazzi scenderanno le loro storie e la loro situazione torneranno nell'ombra. Quindi che creino disagio. Che continui il disordine. Che se ne stiano lassù fino a quando ci riusciranno. Perchè solo da lassù e protestando a quel modo riusciranno ad allargare l'attenzione del problema alla maggior parte di una società anestetizzata che normalmente non li "vede" o li percepisce solo come un pericolo e non come una risorsa.

giovedì 11 novembre 2010

Ai confini della realtà

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-Pronto?

-Buongiorno presidente.

-Ah sei tu, ciao. Guarda, sono di fretta. Ho l’aereo per la Corea.

-Lo so. Hai visto la trasmissione ieri?

-No. Lo sai che quei programmi mi fanno travasare la bile. Non dovresti guardarli neanche tu.

-Io c’ero. Mi ci hai mandato tu. Cosa stavi facendo?

-Niente. Una riunione. Non ti preoccupare. Chi volevi ci mandassi. Ignazio? Quello sta sempre in discoteca. Tu sei più credibile….

-Che intendi?

-Niente niente. Senti, devo andare, di che hai bisogno?

-Non lo so. Sono confuso. Quella storia delle ragazze in villa….

-Quante volte te lo devo dire. Compagne di università dei miei figli. Pensi che ti mentirei?

-Credo di no.

-Bravo. Infatti. Adesso preoccupati del tuo intervento. Con tutti i problemi che abbiamo.

-Non volevo dubitare.

-Fidati di me. Ciao.

-A presto. Buon viaggio.

-Sì, sì…..

mercoledì 10 novembre 2010

Se ne sono andati

MasseraDi alcune persone non riesco proprio a pensare che mi dispiace siano schiattate. L’ammiraglio Massera annoverava fra le sue opere in vita la gestione della famigerata scuola dell’Esma a Buenos Aires. Fu anche l’inventore dei “voli della morte” con i quali furono fatti sparire nell’oceano migliaia di giovani argentini, spesso ancora vivi.

Spero che l’inferno esista.

martedì 9 novembre 2010

Eddaiii???!!

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Come dice il mio amico Trivigante, scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono. Io sono sicuro che l’ignoto autore (o autrice) del disperato appello vergato su questo muro siciliano lo sa ed è senz’altro sincero. Nulla so della gravità della sua colpa, magari l’ha fatta proprio grossa, ma il tono mesto e sommesso del suo  estremo appello mi spinge ad essere solidale con lui e ad unirmi alla sua preghiera: Sergio, perdonalo!

martedì 2 novembre 2010

Ma basta, per favore, basta.

L'unica cosa che davvero non riesco a capire in questa storia è perchè proprio Mubarak?
Capisco l'ansia di doversi inventare una balla plausibile in una situazione così imbarazzante. Ma perchè tirare in ballo l'Egitto quando hai Gheddafi che sicuramente si sarebbe volentieri prestato ad "adottare" la fanciulla? Cos'è, aveva paura che non gli avrebbero creduto?

lunedì 1 novembre 2010

Non è successo niente, ora giratevi un attimo che sistemiamo tutto

South Korea Oil Spill Dove sono finiti i milioni di barili di petrolio che per mesi si sono sversati nel golfo del Messico dopo l’esplosione della piattaforma Deepwater horizon? La bella e interessante (come sempre) puntata di Report di ieri sera ci ha dato qualche risposta e così abbiamo scoperto che una parte del greggio è stata recuperata, una parte eliminata, qualcosa si è dissolto naturalmente e che del 30% si sono perse le tracce. Perse le tracce? Naturalmente non è così. Il petrolio è ancora in giro per gli oceani e continuerà a far danni per decenni. La cosa che fa più incazzare in questo genere di vicende poi è la faciloneria e l’assoluta faccia a guisa di terga con cui i responsabili di questo disastro si presentano in pubblico spiegando che risolveranno il problema in brevissimo tempo e tutti verranno risarciti e saranno felici e contenti. A dimostrazione dell’”efficienza” del piano di sicurezza organizzato dalla BP c’è il documento che spiega come anche la più grave delle perdite di petrolio non avrebbe provocato che danni minimi alle zone di pesca e che la fauna locale, compresi trichechi, lontre di mare e otarie non ne avrebbe risentito. Il piano tralasciava il trascurabile particolare che non esistono questi animali nel golfo del Messico. Inoltre il piano BP indicava tra le persone che dovevano intervenire in caso di emergenza un biologo marino morto da cinque anni e indicava come fornitore per le attrezzature di emergenza un sito web giapponese di divertimenti. Complimenti.

Se poi si scopre che anche gli stessi pescatori, quando pescano nei dintorni di un disastro ecologico (come nel caso della petroliera Haven nel 1991), ributtano in mare il petrolio solidificato e tutta la sporcizia che rimane impigliata nelle loro reti per ripescarlo poi il giorno dopo, allora siamo proprio senza speranza.

venerdì 29 ottobre 2010

Evviva le puttane

400px-Obreros_Patagonia_Rebelde_Identificados Noi europei normalmente abbiamo una conoscenza della Patagonia tutta letteraria. A parte chi c’è stato, naturalmente. Io non ho mai letto Chatwin ma ho questo mito della Patagonia come luogo ai confini del mondo, romantico, che richiama una natura selvaggia, primigenia, quasi non toccata e raggiunta dall’uomo. Ma la Patagonia è anche altro. In Patagonia nell’estate australe del 1921-22 ci fu la più grande repressione di operai e contadini avvenuta in  Argentina prima della dittatura degli anni settanta. Millecinquecento operai rurali scesi in sciopero e insorti contro i padroni che li sfruttavano furono massacrati e sepolti in fosse comuni dall’esercito mandato dalla capitale in rinforzo della polizia. Molto spesso le vittime furono torturate e fucilate dopo essersi arrese e aver consegnato le armi con la promessa di aver salva la vita. Una volta soffocate nel sangue le istanze degli operai i grandi proprietari terrieri ripresero a sfruttarli ancor più di prima. I sindacalisti e i leader anarchici che avevano guidato la rivolta furono anch’essi, con pochissime eccezioni, eliminati. Il principale artefice della repressione, il famigerato tenente colonnello Varela, godette di breve fama; dopo essere stato coperto di gloria dai proprietari terrieri tornò a Buenos Aires, preceduto però dalle voci sul suo operato. Il governo lo mollò e un anno dopo le stragi fu ucciso da un anarchico tedesco che voleva vendicare le vittime che giacevano senza nome nelle fosse comuni. Non ci furono mai fiori sulle fosse dei fucilati, solo pietre e l’eterno vento patagonico. L’unico fiore, forse, fu un gesto: Quello che fecero alcune prostitute di un bordello della cittadina di San Julian. Di loro si conoscono anche i nomi, conservati nei registri della polizia che le arrestò: Consuelo Garcia, Angela Fortunato, Amalia Rodriguez, Maria Juliache e Maud Foster. Quando alcuni militari reduci dalla campagna di sterminio, in libera uscita concessa dal loro comandante Varela, si presentarono al bordello, le ragazze si rifiutarono di offrire qualsiasi prestazione e cacciarono i militari insultandoli nel peggiore dei modi e chiamandoli assassini. Se la cavarono. I militari preoccupati di sollevare uno scandalo archiviarono la questione considerandola solo l’opinione di cinque puttane.

Questa storia e quella drammatica della rivolta sono raccontate in un libro: “Patagonia rebelde”. Perseguitato fin dalla sua comparsa nel 1974 è sopravvissuto solo grazie alla tenacia dell’autore, Osvaldo Bayer. La versione originale pare un poema epico: è lungo 1600 pagine, ma noi in Italia dobbiamo accontentarci di una riduzione tratta da una riduzione e pubblicata da Elèuthera. Lettura comunque interessante.

martedì 26 ottobre 2010

I russi possono attendere

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Anni fa mio padre mi disse che i russi andrebbero letti dopo i cinquant’anni. Non che non si possano leggere anche prima naturalmente, ma secondo lui uno può realmente capire la letteratura russa solo con strumenti acquisiti nel corso di una vita e dopo una certa età. Almeno questa è stata la sua esperienza. Per me è sempre stata un’ottima scusa per cercare di tenere il più lontano possibile alcuni grossi “mattoni”, per quanto fondamentali e indispensabili per una minima cultura letteraria. Avrei avuto ancora quasi un decennio di preparazione al fatidico incontro se non si fosse, nel frattempo, presentata l’occasione di assistere alla messa in scena dei “Demoni” di Dostoevskij curata da Peter (si pronuncia come si scrive, mi raccomando, è tedesco) Stein. Dodici (12!) ore di spettacolo teatrale necessario, secondo l’autore, per non privare l’opera del suo significato essenziale. Per prepararmi a questa prova ho deciso quindi con quasi un decennio di anticipo di affrontare il libro per poter arrivare più consapevole all’evento. Naturalmente non l’ho finito in tempo: la mia edizione, completa, consta di cinquecento pagine scritte piuttosto fittamente e l’ho cominciato troppo tardi. Ma la notizia è che mi è piaciuto, molto, e forse non aspetterò il 2019 per leggere ancora qualcosa di russo. Dello spettacolo posso dire che è stato un’esperienza interessante. Non sono un critico teatrale, ma la stanchezza che mi era piombata addosso dopo dodici ore (con le giuste pause) posso dire che era perfettamente coerente con il senso di oppressione e tragedia del bagno di sangue finale dell’opera. Se questo era uno degli intenti dell’autore è perfettamente riuscito.

sabato 23 ottobre 2010

Se ne sono andati

Per anni da ragazzino sono stato convinto che "everybody needs somebody to love" fosse una canzone originale, forse l'unica, nel film "blues brothers". Poi ho scoperto che molti anni prima la cantavano i Rolling Stones e la cosa mi pareva incredibile. Che cavolo c'entravano gli Stones con una canzone del genere? Così ho indagato e ho scoperto che dietro c'era quest'uomo a cui nel 1964 era talmente piaciuto che un dj lo avesse definito il re del rock'n'soul da presentarsi poi per anni sui palcoscenici vestito da monarca seduto su un trono. Pastore di anime, impresario di pompe funebri, un'altra leggenda musicale che se ne va.

Solomon Burke, 1940-2010

giovedì 21 ottobre 2010

Sigaliovismo

dostoevskij1 “Il signor Sigaliov (…) propone, come soluzione definitiva della questione sociale, la divisione dell’umanità in due parti diseguali. Una decima parte riceve la libertà della personalità e un diritto illimitato sugli altri nove decimi, questi, invece, devono perdere la personalità e trasformarsi in una specie di gregge e, con un’ubbidienza illimitata, raggiungere, attraverso una serie di rigenerazioni, la loro innocenza primordiale, una specie di paradiso primordiale, dove però dovranno lavorare. Le misure proposte dall’autore per togliere ai nove decimi degli uomini la loro volontà e trasformarli in gregge mediante la rieducazione di intere generazioni sono quanto mai notevoli, fondate su dati di fatto naturali e molto logiche. (…) Tutti i membri della società si sorvegliano a vicenda e son tenuti a denunciarsi. Ciascuno appartiene a tutti e tutti a ciascuno. Tutti sono schiavi e tutti sono pari nella schiavitù. Nei casi estremi c’è la calunnia e l’uccisione, ma l’essenziale è l’uguaglianza. Per prima cosa si abbassa il livello dell’istruzione, delle scienze e del talento. Un alto livello di istruzione e di talento è accessibile solo agli ingegni superiori: non ne vogliamo, d’ingegni superiori! Gli ingegni superiori si sono sempre impadroniti del potere e sono sempre stati dei despoti. Gli ingegni superiori non possono non essere dei despoti e hanno portato sempre più corruzione che utilità: vengono esiliati o giustiziati. A Cicerone viene tagliata la lingua. A Copernico vengono cavati gli occhi. Shakespeare viene lapidato. (…) Gli schiavi devono essere uguali: senza dispotismo non s’è avuta ancora né libertà né uguaglianza, ma nel gregge deve esserci uguaglianza. (…) La cultura non serve, basta con la scienza! (…) Nel mondo manca una cosa sola: la disciplina. La sete di cultura è già una sete aristocratica. Non appena appaia la famiglia o l’amore, ecco il desiderio della proprietà. Questo desiderio noi lo stermineremo, (…) soffocheremo i geni in culla. Ridurremo tutto a un denominatore comune: l’assoluta uguaglianza. (…) Ma occorre anche una conclusione; e a questo penseremo noialtri dirigenti. Gli schiavi devono avere dei dirigenti. Assoluta disciplina, assoluta impersonalità.(…) Nello Sigaliovismo non ci saranno desideri. I desideri e le sofferenze sono per noi: per gli schiavi c’è lo sigaliovismo.”

Fedor M. Dostoevskij, “I Demoni”, 1871

lunedì 18 ottobre 2010

Finito di fare i furbi

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Non si fosse notato non più di una quindicina di giorni addietro (più o meno quando a Prato morivano annegate tre donne cinesi in un sottopasso e il sindaco non concedeva il lutto cittadino sorvolando sul fatto che a Prato i cinesi ci sono da una vita e senza di loro lui forse sarebbe emigrato) il premier cinese è passato in Europa a fare shopping per qualche giorno. E prima di tornare a casa, dopo essersi comprato la Grecia (e il suo debito pubblico) ha risposto picche sollevando un sopracciglio leggermente infastidito a quanti gli chiedevano più o meno insistentemente la rivalutazione dello yuan che tanti problemi crea alla asfittica economia occidentale. Con tempismo eccezionale, pochi giorni dopo, il piccolo vecchio mondo provava a infastidire il gigante orientale assegnando il premio nobel ad un dissidente cinese in galera. Per carità, nobili motivi, siamo tutti d’accordo. Ma il risultato più rilevante è stato quello di ottenere anche l’arresto della moglie del dissidente. Grande movimento di opinione in occidente e nessuno che ne sappia nulla in Cina.

Io non sono uno che ne sappia di economia e questa è solo la mia opinione, ma credo che un certo modo di concepire il mondo sia finito. Finiti i tempi in cui noi occidentali si poteva andare in certi paesi con l’atteggiamento fra il benefattore e il colonizzatore mentre da noi si viveva al di sopra delle possibilità. Dalla spirale nella quale siamo entrati con la crisi economica non si uscirà. Non come eravamo prima. Ce la possono raccontare come gli pare ma qualche conto lo dovremo pagare.

sabato 16 ottobre 2010

Come si dovrebbero fare le cose

Questa è stata la settimana più importante nella vita di 33 minatori cileni. Imprigionati per più di due mesi nelle viscere della madre terra sono tornati alla vita, quasi nascendo una seconda volta. Il pertugio da cui sono stati estratti era talmente stretto che guardandolo ho decisamente avuto la sensazione che la cosa più simile a cui si potesse far riferimento fosse un parto. Un parto decisamente complicato. Tutta l'operazione è stata eccezionale ed è stata la prova (ulteriore, se ce ne fosse bisogno) che l'ingegno umano è capace di raggiungere livelli eccelsi se vuole. La BBC ha dedicato all'evento una diretta televisiva durata per tutto il tempo necessario al recupero di ognuno dei 33. Sui minatori si sono accesi i riflettori di tutto il mondo fin dal momento in cui si è avuta la certezza che erano vivi. Il sistema dell'informazione globale ha costruito attorno a tutta l'operazione un sistema mutuato da quello con cui sono strutturati i reality show e la cosa fa pensare. Meccanismi televisivi artificiali creati per riprodurre la realtà adottati ormai anche per trasmettere e interpretare la realtà vera. Il mondo sta diventando questo. Ma chi se ne frega. L'operazione è riuscita, tutti sono sani e salvi e sarebbe bello se davvero l'efficienza e la sinergia di intenti adottata in questa situazione valesse per ogni emergenza nel mondo. Certo, adesso le luci si spegneranno: i 33 operai presto dovranno tornare a fare i conti con la dura realtà della sopravvivenza. Il governo cileno godrà per un po' della grande visibilità (le operazioni di salvataggio non sono cominciate fino a quando presidente Pinera con qualche ministro non si è trovato sul posto), il presidente è stato molto attento ad essere presente all'inizio e alla fine del salvataggio dando prova di grande unità nazionale e tutto è stato compiuto prima di un suo viaggio in Europa dove certo riscuoterà grandi consensi.
Una cosa sola è mancata. Ho cercato di stare attento il più possibile ai servizi della bbc, ho ascoltato dichiarazioni e interviste del presidente cileno e dei suoi ministri e da nessuno, mai, ho sentito pronunciare la tanto da noi abusata parola "miracolo".

sabato 9 ottobre 2010

Bright star

Bright star, would I were stedfast as thou art—
Not in lone splendour hung aloft the night
And watching, with eternal lids apart,
Like nature's patient, sleepless Eremite,
The moving waters at their priestlike task
Of pure ablution round earth's human shores,
Or gazing on the new soft-fallen mask
Of snow upon the mountains and the moors
No—yet still stedfast, still unchangeable,
Pillow'd upon my fair love's ripening breast,
To feel for ever its soft fall and swell,
Awake for ever in a sweet unrest,
Still, still to hear her tender-taken breath,
And so live ever—or else swoon to death.

John Keats

lunedì 4 ottobre 2010

Per fare la strategia della tensione bisogna essere capaci

paura

Allora. Piccolo riepilogo di fatti. Per quel che si è capito. Un caposcorta accompagna il direttore di un noto quotidiano nazionale fino alla porta del suo appartamento. L'uomo di scorta è un poliziotto di grande esperienza, non di primo pelo. Nel 1995 sventò un presunto attentato al procuratore Gerardo D'Ambrosio allora impegnato in “mani pulite”. Una piccola ombra: fu l'unico testimone di tutto quel che accadde e oggi lo stesso D'Ambrosio ricorda di non aver mai creduto tanto alla storia dell'attentato. Ma torniamo a oggi. Una volta al sicuro nella sua abitazione il direttore del noto quotidiano riferisce di aver sentito grande trambusto sul pianerottolo: frasi concitate e poi tre spari. Un uomo, prima con la divisa della guardia di finanza poi solo con una pettorina della stessa arma e infine con una camicia grigio verde e calzoni di una tuta, si sarebbe trovato sulle scale e avrebbe alzato una pistola verso il poliziotto. Ma senza sparare. A questo punto si sarebbe dato alla fuga sotto il fuoco dell'arma di ordinanza dell'esperto agente che a una distanza di 4-6 metri non sarebbe riuscito a colpirlo sparando ben tre colpi. Una volta schivati i colpi l'uomo si è dileguato saltando un muro di due metri (se ti sparano addosso evidentemente riesci a fare cose straordinarie per salvarti) e riuscendo a non farsi notare da nessun' altro testimone (compreso il collega del poliziotto) e ad eludere lo sguardo di numerose telecamere presenti nella zona, scomparendo nel nulla. Per carità, tutte cose che possono succedere. Però il ministro dell'interno potrebbe essere un pochino più cauto, con gli elementi a disposizione, nel prevedere nuovi simili attentati giusto per non intensificare il già “preoccupante clima di odio”. A meno che il suo intento non sia un altro.

A me la cosa che fa più incazzare è che nel frattempo in altre zone di questo paese ci sono sindaci che lottano per difendere il loro territorio dalle ingerenze della criminalità che vengono ammazzati per davvero. E che succede? Lo stato si indigna (per citare De Andrè) per un paio d'ore e poi tutto pare tornare nella normalità perchè in fondo queste sono cose che sono sempre capitate e nessun governo in precedenza ha ottenuto come questo successi contro la criminalità, mentre il clima che ci deve preoccupare è solo quello che si crea se vengono minacciati giornalisti che non sono di sinistra

sabato 2 ottobre 2010

Ai confini della realtà

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A -Pronto?

B -Onorevole, buongiorno.

A -Ah, è lei. Buongiorno.

B -Le porto i ringraziamenti...

A -Niente, niente. Ho solo fatto il mio dovere.

B -Il presidente le è molto riconoscente.

A -Lo ringrazio, glielo dica.

B -Certo...

A -Ho fatto una scelta di responsabilità, grave e ponderata.

B -Certo, certo. A questo prop...

A -Sono orgoglioso di servire il mio paese...

B -Sì, ecco, Potrebbe ricevere attacchi in questi giorni.

A -Non temo attacchi strumentali. Non sono un venduto. Non mi si compra a me.

B -Naturalmente. E il presidente ne terrà conto.

A -Bene. Allora siamo d'accordo su tutto.

B -Come, scusi?

A -Sì, sì, la candidatura. In caso di elezioni in primavera.

B -Ah certo. Non si deve preoccupare il suo seggio è garantito e anche quella cosa di suo figlio....

A -Bene bene, allora siamo....

B -Certo. La saluto allora.

A -C'era anche...

B -Come?

A -Sì, sa. Quel numero di telefono...

B -Scusi?

A -Quella ragazza. Quella a cena dal presidente. Mi pareva che...

B -Ahh, la ragazza. Naturalmente. Non sarà un problema.

A -Bene. Grazie allora. Aspetto il numero.

B -Certo onorevole. La saluto.

martedì 28 settembre 2010

Sono Padani Questi Rottami

Umberto Bossi

Pare ormai certo che homo sapiens si sia incrociato con neanderthal prima che quest’ultimo si estinguesse. Esiste dunque qualcuno oggi che si porta in giro parte del dna di questo nostro lontano cugino. Se lo chiedevano a me glielo dicevo senza spenderci troppi soldi in ricerche.

lunedì 27 settembre 2010

Oh mamma...è così dolce. Corro a comprarne uno

Fra le molteplici manifestazioni di segni che annunciano la fine della civiltà ve ne sono alcune (più di alcune per la verità) indotte da comportamenti, manie o modi di essere di grandi e piccole presunte celebrità planetarie che generano nelle menti deboli deleteri tentativi di emulazione.
In California uno dei segni più clamorosi della follia planetaria è la "bolla" dei cani chihuahua. Il portavoce dell'agenzia per il controllo degli animali di San Francisco ha annunciato costernato che "ci sono giorni in cui ci arrivano fino a otto chiuhahua abbandonati". A Los Angeles e San Francisco i chihuahua rappresentano ormai il 40% degli animali abbandonati nei canili.
Prima dell'avvento della crisi in California l'economia cresceva ogni anno nel segno di prosperità e moda. L'unica grossa preoccupazione della gente era seguire le vicende legate ai problemi di Paris Hilton e del suo cagnetto che si portava dovunque. Cagnetto carino, ottimo da abbinare a scarpe e borsette. Così i chihuahua hanno cominciato ad andare a ruba nell'idea generale che, viste le dimensioni, non creassero troppi problemi. Sbagliato. I chihuahua sono cani pieni di problemi e mantenerli costa un sacco, così, arrivata la crisi, è cominciata la penosa serie di abbandoni. Prima regola delle grandi crisi economiche è che il primo contraccolpo lo subiscono i più deboli.
Non so perchè, ma questa vicenda mi ricorda tanto quella di alcuni stati europei che durante gli anni di prosperità economica hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità economiche e i cui governi hanno tentato, anche in tempo di crisi, di indurre i propri cittadini a continuare a spendere come se nulla fosse perseguendo in uno stile di vita al di sopra delle proprie possibilità.
Stati che adesso stanno cominciando ad abbandonare i propri cittadini

venerdì 24 settembre 2010

Se ne sono andati

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Quando 5 mesi fa se ne andò Raimondo Vianello molti, me compreso, pronosticarono che Sandra Mondaini lo avrebbe seguito in breve tempo. Non che ci volesse molto in realtà; difficile immaginare l'uno senza l'altra in vita, il pensiero nasceva, come dire, spontaneo. Inoltre la Mondaini era quella fra i due già da tempo messa peggio con la salute e la mia impressione vedendola al funerale del marito fu che la sua scomparsa le avesse definitivamente strappato le energie che le erano necessarie per vivere. Era già successo con Fellini: la Masina gli era sopravvissuta pochissimi mesi. Probabilmente tutte le coppie che si sono molto amate nella vita e sono state molto unite desidererebbero una fine insieme. Sopravvivere ad un compagno/a con il quale si è condiviso tanto e per così lungo tempo può essere una tortura insopportabile.

La cosa curiosa, almeno per me, nel caso della coppia Mondaini Vianello, è che la sensazione che loro hanno sempre trasmesso all'esterno per decenni nelle loro manifestazioni pubbliche e su cui hanno sempre giocato costruendo il loro successo, era tutt'altra. Sandra e Raimondo hanno rappresentato per decenni lo stereotipo della coppia in perenne conflitto, che si malsopportava punzecchiandosi continuamente in un gioco nel quale normalmente le coppie reali durano piuttosto poco prima di arrivare a esiti definitivi o così pare. Quante volte abbiamo sorriso vedendo Raimondo impegnato nel tentativo di eliminare Sandra, oppure lei che sotto il suo naso flirtava con avvenenti giovanotti. Non so quanto del vero privato dei due ci fosse nelle storie che di loro rappresentavano in televisione. Certo è che rappresentandosi sempre come se stessi davano l'idea che la loro vera vita insieme fosse proprio così. Io penso che si siano divertiti molto e che forse abbiano scoperto il vero segreto di una lunga e felice vita insieme, vivendola così, con leggerezza, senza paura di farsi del male bisticciando in continuazione. Non ho idea di cosa ci sia dopo. Loro adesso sì. Spero possano continuare a divertirsi.

giovedì 23 settembre 2010

Meglio stare attenti

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Allevare animali feroci è pericoloso. Spesso può capitare di perderne il controllo, e poi sono cazzi.

sabato 18 settembre 2010

NON ESISTE!


La Padania non esiste! E' un'invenzione! Infilatevelo in quella testa, liberatevi il cervello. N-O-N E-S-I-S-T-E!!!!!

venerdì 17 settembre 2010

Se niente importa magari bastano un po’ di ketchup e maionese

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C'è una regione dell'Africa centrale, nei pressi di un grande lago, dove in un certo periodo dell'anno avviene una vera e propria invasione di moscerini. Ma tanti moscerini. Roba che il cielo viene completamente oscurato da una nuvola nera e la gente deve girare con mascherine per proteggersi. Nonostante gli evidenti disagi l'uomo ha imparato a trarre vantaggio anche da questa situazione. Molte persone se ne vanno infatti in giro sventolando per aria pentole bagnate, poi raccolgono i moscerini che sono rimasti attaccati alle pareti li appallottolano e ci fanno delle grosse polpette che buttano poi a friggere in padella ricavandone delle specie di hamburger di moschini molto più nutritivi di un panino di McDonald.

Levatevi quella espressione disgustata dalla faccia. Entro il 2050 su questo pianeta cammineranno nove miliardi di persone e le risorse attualmente disponibili non saranno sufficienti per tutti. La FAO ha ufficialmente iniziato degli studi sul consumo alimentare di insetti, a partire da elementi di valutazione raccolti nei numerosi paesi del mondo (pare l'80%), dove molti insetti fanno già parte delle diete locali. A parte i contenuti di proteine, vitamine e minerali, gli studi sottolineano i costi di allevamento molto minori di quelli di qualsiasi altro animale e con processi molto meno inquinanti per quanto riguarda la dispersione nell'atmosfera di gas serra, che sono uno dei principali problemi degli allevamenti di bestiame. Pare che anche i rischi sanitari connessi al consumo di insetti siano molto bassi. Ci sarebbe solo un piccolissimo problema, quello psicologico; convincere cioè gli abitanti dei pochi paesi che però consumano più cibo al mondo di tutti i magnifici vantaggi di cui godrebbero nutrendosi con cavallette arrosto o vespe fritte. Pare che molti studi attuali siano appunto orientati in questa direzione: come rendere più allettante ai nostri occhi di occidentali un po' sofisticati e schizzinosi le uova di formica e roba di questo genere. Personalmente mi trovo in difficoltà anche io al pensiero. No lo so. Penso che ancora per un po' continuerò a trovare sgradevoli eventuali mosche galleggianti nella zuppa e che nessuno mi venga a raccontare che sono nel menù.

mercoledì 15 settembre 2010

quarto potere deficiente

Il tanto temuto “reverendo” Terry Jones (solo omonimo del grande monty python, questo qui non fa ridere neanche un po'), l'uomo che ha tenuto col fiato sospeso tutto il mondo minacciando di bruciare il Corano senza poi farlo, e la cui vicenda forse è all'origine dei casini che stanno capitando in questi giorni, non è neanche un reverendo vero: è uno sfigato. Uno a cui la sua stessa figlia non lascerebbe portare fuori il cane a pisciare. La sua schiera di seguaci non arriva a 80 persone e il soggetto ha una spiccata tendenza a mischiare la religione con gli affari, approfittando delle esenzioni totali dalle tasse di cui negli Stati Uniti godono le congregazioni religiose, per vendere mobili su internet insieme alle tazze con il logo della setta e intascarsi i proventi. Intanto alcuni suoi ex adepti di quando viveva in Europa e lì professava le sue farneticanti idee religiose si trovano in terapia e hanno incubi notturni farciti di demoni con le fruste interessati ai loro portafogli.

Leggendo le cronache di questi giorni non posso fare a meno di domandarmi chi sia veramente pericoloso in tutta questa faccenda. Questo cialtrone in cerca di notorietà o i media di tutto il mondo che con scellerata leggerezza gli hanno acceso attorno dei riflettori che lo si vedeva anche da Marte?



martedì 14 settembre 2010

prevenzione dell'immigrazione clandestina


Stamattina andando a lavorare ascoltavo radio padania. Sì, lo so, insomma. Qualche volta bisogna turarsi il naso e fare lo sforzo. E' un esercizio utile. Se si prendessero le informazioni solo dalle parti che ci sono amiche si rischierebbe una visione delle cose troppo unilaterale. Qualche volta fa bene cercare di guardare le cose dal punto di vista più lontano da noi, specie se quel punto di vista è quello da cui le guardano buona parte delle persone che ci stanno intorno (sigh!). Quindi, dopo aver fatto un bel respirone mi sono messo ad ascoltare una trasmissione di commento ai titoli dei giornali condotta da uno con tono di voce e accento di quelli che mi fanno venire una gran voglia di andare a vivere in Sicilia. Gli ascoltatori avevano anche la possibilità di intervenire via voce o sms, così ad un certo punto ha telefonato uno e ha buttato lì che magari nel peschereccio siciliano mitragliato era pieno di immigrati “siccome che c'erano molta gente coni giumbotti salvataggio”. Roba da niente. Il conduttore ha ridacchiato complice dicendo qualcosa su quanto ci si azzecchi a spararla grossa e poi, forse per un rigurgito di pudore non ha commentato oltre. Ora, a parte la valutazioni che si potrebbero fare sul fatto che per questi splendidi personcini sia normale se non giusto e giustificabile cannoneggiare le barche di immigrati, il punto è un altro: e se fosse proprio così?.

Io non so come siano regolati gli accordi fra Italia e Libia sul ruolo dei nostri militari a bordo delle “loro” motovedette che gli abbiamo regalato noi. Ma mi pare impossibile che sei (6!) finanzieri, mica uno, non potessero intervenire in nessun modo per impedire il mitragliamento di un peschereccio italiano in acque forse internazionali. Mentre invece mi domando quale sarebbe potuto essere l'atteggiamento nei confronti di un barcone pieno di clandestini (aggiungo delinquenti per la legge italiana), visto il normale trattamento loro riservato dai libici che noi naturalmente continuiamo a non dover conoscere perchè è meglio così. Nelle settimane scorse il Pakistan è stato sconvolto da alluvioni disastrose, milioni di persone coinvolte e ridotte alla disperazione. L'elettroencefalogramma del mondo è rimasto piatto. Poi è comparsa la foto di quattro bambini coperti di mosche e tutti si sono improvvisamente smossi dal torpore. Forse noi dovremmo vedere le immagini di corpi galleggianti nel mediterraneo o di gente dietro il filo spinato nei centri di “accoglienza” dell'amico Gheddafi per smuoverci. L'unica cosa che arriva però, quello che conta, sono le statistiche. Quest'anno sono precipitati i numeri degli sbarchi dal Nordafrica, ma a che prezzo?

Infine un'ultima rassicurante parola ce l'ha messa il nostro ministro degli interni, il fiero padano Roberto Maroni: “è stato un incidente, i rapporti fra Italia e Libia non sono cambiati”. E' vero, infatti i libici hanno sempre sparato ai nostri pescherecci. Solo che prima le armi le prendevano da un'altra parte.


lunedì 13 settembre 2010

l'importante è che si faccia

Mi piace gironzolare per Mantova quando c'è il festivaletteratura. Cerco di farlo tutti gli anni se posso. Sarà perchè Mantova è sempre una bella città e il mio essere per metà mantovano mi ci fa sentire un po' a casa, oppure per l'atmosfera festosa e le belle facce che si incrociano. Non lo so. Mi piace e trovo che non sia neppure necessario andare a tutti i costi alla ricerca dell'evento con la celebrità dove comunque per entrare uno si deve mettere l'animo in pace e sorbire ore di coda, mentre spesso gli incontri più interessanti sono quelli con autori sconosciuti nei quali si incoccia per caso. Il festival è certamente cambiato negli anni; immagino che la grande fame di cultura residua in una piccola parte della popolazione di un paese che della cultura sta facendo briciole, abbia portato gli organizzatori a strafare un tantino cedendo all'equazione più quantità uguale meno qualità e qualche pecca di organizzazione. Ma va bene lo stesso, anche se, come notava qualcuno sul domenicale del Sole 24, il festival sembra diventare sempre di più un luogo dove la cronaca politica tende a sostituirsi alla letteratura e dove il pubblico cerca risposte più di carattere civile che letterario, in assenza di altri luoghi tradizionalmente deputati a questo genere di cose, tipo tv. Giornali, scuole, feste di partito o cose così. Personalmente mi va bene tutto, l'importante e che si continui a fare e che sia ancora possibile, spulciando fra le decine e decine di eventi, trovare qualche piccolo prezioso gioiello che contribuisca ad allargarci la mente.



venerdì 10 settembre 2010

L'uomo che sposò le torri gemelle


Philippe Petit vide per la prima volta le torri gemelle su una rivista dal dentista. Aveva 18 anni il WTO non era ancora stato costruito e lui vide la foto di un modellino. Fu un colpo di fulmine. Strappò la pagina della rivista, scappò dallo studio del dentista e si tenne il mal di denti.
Il 7 agosto 1974 Petit passeggiò per più di quaranta minuti fra le Twin Towers, poi, quando si rese conto che stava esagerando, scese facendosi arrestare. Oggi racconta che in fondo quello che fece fu un po' la celebrazione di un matrimonio. Gli architetti nel progettare la grandiosa opera non avevano infatti previsto nessuna tipo di unione fra le due torri. Lui le unì col suo cavo, e officiò la cerimonia camminandoci sopra.
Pochi sanno che l'impresa che lo rese famoso in tutto il mondo non sarebbe stata compiuta se non avesse interrotto il mestiere nel quale aveva raggiunto in precedenza livelli eccezionali di abilità: il borseggiatore. Decise di smettere dopo aver compiuto quello che riteneva il "borseggio perfetto". Urtando intenzionalmente un passante in una buia via di Parigi gli portò via il portafoglio così abilmente che quello si scusò con lui per lo scontro e continuò a camminare. Petit, appagato e soddisfatto dalla propria destrezza, percorse alcuni vicoli precedendo l'uomo e gli fece trovare il portafoglio sul marciapiede lungo il suo cammino. Questi lo raccolse, si rifugiò in un portone poco illuminato e quando aprendolo scoprì che si trattava del suo poco ci mancò che gli venne un infarto.
Philippe Petit oggi è uno splendido sessantenne che racconta queste storie con un divertito lampo di spavalda giovinezza negli occhi. Se doveste incontrarlo state attenti all'orologio.

giovedì 2 settembre 2010

E' solo folclore

Il fatto che il leader di un paese musulmano abbia una gran voglia di parlare di Islam non è eccezionale, magari fa un po' specie se lo stesso leader non è mai stato in passato questo gran seguace del corano, almeno così sembrava. Se poi riesce ad ottenere di fare un po' di proselitismo all'estero e gli danno la possibilità di farlo, bene. E' un gran colpo. Se mai viene da chiedersi perchè la certamente molto interessante lezione sia stata destinata solo a un'udienza di ragazzine prezzolate in abitino casto ma sexy, meglio se con tacco 10. Insomma non proprio l'ideale di donna che mi dicono si veda in giro (ma più spesso non si vede) in Libia. Chissà, magari il sottile intento del Rais di Tripoli era quello di rendere più allettante l'Islam per le giovani e avvenenti fanciulle, allo scopo di far diventare conseguentemente più interessanti ai loro occhi centinaia di ragazzotti provenienti dai paesi del nord Africa e costantemente in difficoltà a procurarsi compagnia femminile. Così facendo si otterrebbe in un sol colpo la conversione all'Islam delle giovani fanciulle e la nascita di nuove generazioni di piccoli musulmani già dotati di cittadinanza. L'incubo peggiore del leghista medio. In realtà forse qui si tratta della ricerca di soddisfazione dell'ego smisurato di un vecchio sporcaccione, in difficoltà nell'affrontare lo scorrere del tempo, in visita nel paese governato da un altro vecchio sporcaccione assillato dagli stessi problemi. Scambio di gentilezze fra vecchi sporcaccioni. E il vescovo che da anni contestava la politica sull'immigrazione condotta dall'Italia e da altri paesi europei e si è permesso di criticare la gestione dei libici nell'accoglienza dei migranti ha dovuto dare le dimissioni, con il benestare del Vaticano che lo aveva sempre osteggiato. Ma questa notizia non ha avuto grande rilevanza. Invece forse pagheremo 5 miliardi di euro a Gheddafi perchè mantenga la promessa di tener lontani tutti dal nostro piccolo decadente giardino. Meglio se non ci fanno vedere come.

venerdì 6 agosto 2010

giovedì 5 agosto 2010

Scendi, che ti spacco la faccia.


Giorni fa mi chiedevo che fine avesse fatto il giallo dell'estate. Il goloso e truculento fatto di cronaca tanto utile ai giornali per cercare di vendere qualche striminzita copia in più quando tutte le altre notizie sono anche loro in vacanza, e ai telegiornali per riempire lunghi minuti di servizi grondanti sangue. Oddio, qualche tentativo c'è pure stato, ma o gli investigatori sono diventati molto più bravi di un tempo grazie a lunghe sessioni di C.S.I., o sono molto peggiorati i criminali che si fanno beccare quasi subito. Poi ieri sera ho visto l'approfondimento del tg 3 condotto da Bianca Berlinguer e mi sono reso conto che la risposta ce l'avevo davanti da settimane. Quest'anno (avete notato che ormai i trailer cinematografici cominciano tutti così?) la politica nostrana è meglio di qualsiasi fatto di cronaca nera. Ieri sera due esponenti della ex maggioranza hanno passato un'ora a dare un grande esempio di equilibrio e saldezza nella compagine che sostiene il governo mentre gli altri presenti nello studio cercavano di schivare i colpi. C'è da dire che uno dei due era l'on. Lupi, che appartiene a quella categoria di berlusconiani che farebbero incazzare anche Gandhi, per cui non era difficile che la cosa finisse a stracci in faccia. Faceva tenerezza e inquietava anche un po' in un angolo l'unico rappresentante della cosiddetta opposizione, il mite Enrico Letta, che in un contesto del genere era specchio perfetto nel quale poteva riflettersi lo stato del centrosinistra in parlamento, assolutamente ininfluente.

Allora forse è quello giusto

"Nichi Vendola può mobilitare un elettorato che alle ultime elezioni è restato ai margini, ma non credo che possa essere un valido leader per mobilitare una coalizione di centrosinistra: io non lo voterei".

Massimo D'Alema
intervistato da Corradino Mineo a RAI-NEWS 24

martedì 3 agosto 2010

Chi li ha visti?


Durante la breve (quanto la nostra) permanenza della Corea del Nord ai mondiali di calcio sudafricano ad un certo punto si era sparsa la voce che alcuni giocatori della spedizione fossero misteriosamente scomparsi dal ritiro della squadra. La notizia mi aveva colpito perchè aveva innescato in me un curioso fenomeno di ritorno nostalgico da guerra fredda. Sembrava una di quelle notizie dei "bei tempi" della contrapposizione USA-URSS, quando spesso atleti del blocco sovietico in trasferta in occidente si presentavano da qualche autorità locale dei paesi che li ospitavano sussurrando spaventati qualcosa tipo: "Io defeziona!". La notizia sui giocatori nord coreani si è poi rivelata una bufala, ma probabilmente avrebbero fatto meglio a tagliare la corda come i due previdenti atleti di origine giapponese che hanno pensato bene di tornarsene direttamente a Tokyo dopo l'eliminazione.
La Corea per la verità non è stata fortunata: era inserita nel cosidetto "girone della morte", con Brasile, Portogallo e Costa d'Avorio. La prima partita, col Brasile, è stata trasmessa dalla televisione nord coreana solo il giorno dopo, come d'abitudine. Ma la più che dignitosa prestazione della squadra, sconfitta solo 2-1 dai campioni brasiliani e non senza penare, aveva convinto le autorità a trasmettere per la prima volta nella storia la partita con il Portogallo in diretta. Risultato, 7-0 per i portoghesi, seguito da un'altra sconfitta per 3-0 la Costa d'Avorio. Le autorità non hanno gradito. Il 2 luglio tutti i giocatori che hanno partecipato alla spedizione sono stati costretti ad un pubblico processo al Palazzo della Cultura del Popolo davanti a più di 400 persone. Per sei ore hanno assistito alla descrizione di ogni singolo errore da loro commesso in Sudafrica a grave danno della "lotta ideologica per la grandezza della Corea" e alla fine hanno dovuto denunciare l'allenatore che è stato condannato ai lavori forzati. Per gli osservatori sud coreani l'episodio rappresenta un grande passo avanti verso la distensione. In passato ai lavori forzati ci sarebbero finiti tutti.

lunedì 2 agosto 2010

venerdì 30 luglio 2010

Mala tempora currunt

Qualche tempo fa sugli autobus della mia città campeggiava un manifesto pubblicitario dal quale una morettina carina ammiccava complice verso gli automobilisti. Non ricordo neppure che pubblicità fosse, ma lo slogan giocava furbescamente con il nome di un ministro del governo noto per la bassa statura e la sua insana passione per i tornelli all'ingresso degli uffici pubblici. Niente di male, la pubblicità ha sempre sfruttato la bellezza soprattutto femminile per piazzare qualsiasi genere di prodotto, si sa, la "patatina tira". Negli anni settanta siamo stati tormentati da una bionda che insisteva perchè la chiamassimo Peroni. Tutto normale, fa parte del gioco e i messaggi scivolano via normalmente attraverso l'attenzione di un pubblico sempre più anestetizzato. Così evidentemente per risvegliare l'interesse dei potenziali consumatori è diventato necessario spingere un po' sulla forza d'impatto del messaggio, fino ad arrivare ai livelli di eleganza e stile dello slogan nella foto. Ora, con tutta la bassa opinione che posso avere dei creativi pubblicitari non riesco a credere che qualcuno possa aver veramente pensato che una cosa del genere potesse funzionare. Capisco che i tempi e i presidenti del consiglio possano aver accellerato la degenerazione dei costumi. Ma questo? Il titolare della ditta Cauldron ci ha tenuto a sottolineare che (cito dall'articolo dell'Unità del 23/7) che a "Milano, Firenze, Roma, dove la comunicazione è piena di messaggi sarcastici e coadiuvanti una campagna come quella proposta dalla nostra azienda (a Milazzo, in Sicilia) sembrerebbe un messaggio innocente e simpatico di sicuro stimolo.
Innocente e simpatico! Un gioiellino di uomo, chissà se è sposato, ma magari sua moglie pensa che per fortuna gli piacciono le donne.

sabato 24 luglio 2010

Ai confini della realtà

Prima:

x - Pronto?
y- Sono io, allora?
x- Ah, è tutto a posto, 5 ragazzi fidati.
y- Mi raccomando, deve sembrare una rapina, ma l'interessato deve capire. E non solo lui.
x- Non preoccuparti, arriverà forte e chiaro.
y- E' importante, la posta in gioco è grossa...
x- Sì, sì. Qualche sberlone alla famiglia, vedrai come diventerà mansueto. Dì pure ai tuoi a Roma di stare tranquilli
y- Vogliono cominciare a fare pulizia di certa gente.
x- Ma sono sicuri che sia il momento giusto, con tutto quello che succede?
y- Tu non ti preoccupare, ci saranno vantaggi per tutti. Gliela diamo a sberle la legalità.
x- Ah Ah. Giusto, ti richiamo a cose fatte.
y- D'accordo, ciao.

Dopo:

z- sì?
y- Tutto fatto, come d'accordo.
z- Ho letto i giornali.
y- Parleranno di una rapina, ma il messaggio è arrivato.
z- Speriamo. Questi qui stanno rompendo troppo i (omissis)
y- Non si preoccupi eccellenza, è gente che lavora bene..
z- Niente epiteti, quante volte te lo devo dire!
y- Scusi, ma non è un telefono sicuro questo?
z- Sì, sì, ma con l'aria che tira meglio non fidarsi.
y- E adesso?
z- E adesso vediamo. Se ha capito si potrebbe pure dargli il ministero.
y- sarà un agnellino-
z- L'aria è cambiata. se vogliono stare dentro devono adeguarsi.
y- certo.
z- Va bene. Ringrazia gli amici giù in sicilia, ci faremo sentire.
y- D'accordo. La saluto.

mercoledì 21 luglio 2010

Tanti auguri a me

Quindicimila giorni secchi son passati,

Quindicimila occasioni già sfumate,

Quindicimila soli invano nati,

Ora ad ora contati

In questo austero, ma grottesco gesto

Di dar corda a orologi finti

Per cercare, negli anni trascurati,

La pazienza di vivere anche il resto


J.Saramago



martedì 20 luglio 2010

Emergenza pirla

Ci risiamo. Come ogni anno improvvisamente abbiamo scoperto che in estate fa caldo. Dirette dai centri logistici della protezione civile e telegiornali inneggianti all'emergenza epocale si accavallano uno sull'altro, ma il migliore per quantità e qualità rimane sempre il signore nella foto che ama aggiungere ai suoi servizi anche belle gnocche semisvestite in omaggio all'editore di riferimento, che si sà: a noi mica ci piace Rosi Bindi. Non mi dilungo, scriverei le stesse cose dell'anno scorso. L'unica cosa che mi permetto di notare è che la temperatura percepita è una scemenza. La temperatura è una, semai cambia il tasso di umidità. Ma ormai va così, l'unica cosa che conta è la realtà percepita. La realtà reale non se la fila più nessuno.

giovedì 15 luglio 2010

Disinformazia

O della creazione di panico ed emergenza:

Viene usato per raffreddare i reattori nucleari e come solvente industriale, è il principale componente delle piogge acide, al punto da aver contaminato le falde acquifere. E' implicato nell'effetto serra, nell'erosione del suolo e nella distruzione di molti paesaggi naturali. E' difficile evitarne il contatto, perchè si mescola con l'acqua, e quindi arriva nelle nostre case attraverso i rubinetti e finisce sulle nostre tavole. Stiamo parlando del monossido di diidrogeno, o brevemente DHMO, una molecola tanto diffusa che è possibile trovarne traccia in ogni nostra cellula. Perchè nessuno fa nulla per cercare di bandirla o almeno limitarne l'uso a casi particolari? Una prima risposta forse si è già affacciata alla nostra mente: le multinazionali, per esempio i grandi produttori di bibite gassate, ne fanno ampiamente uso, e sappiamo quali potenti lobby si scatenino in questi casi a dispetto della salute pubblica.

Questo breve testo che circola in rete spiega abbastanza bene come sia possibile manipolare la percezione del rischio del lettore dirigendo l'attenzione su una sostanza qualsiasi, magari innocua, descrivendola in modo alterato, allo scopo di evocare spettri di rischi per la salute e stimolando la paranoia collettiva..

A proposito, indovinate cos'è il monossido di diidrogeno.