venerdì 29 ottobre 2010

Evviva le puttane

400px-Obreros_Patagonia_Rebelde_Identificados Noi europei normalmente abbiamo una conoscenza della Patagonia tutta letteraria. A parte chi c’è stato, naturalmente. Io non ho mai letto Chatwin ma ho questo mito della Patagonia come luogo ai confini del mondo, romantico, che richiama una natura selvaggia, primigenia, quasi non toccata e raggiunta dall’uomo. Ma la Patagonia è anche altro. In Patagonia nell’estate australe del 1921-22 ci fu la più grande repressione di operai e contadini avvenuta in  Argentina prima della dittatura degli anni settanta. Millecinquecento operai rurali scesi in sciopero e insorti contro i padroni che li sfruttavano furono massacrati e sepolti in fosse comuni dall’esercito mandato dalla capitale in rinforzo della polizia. Molto spesso le vittime furono torturate e fucilate dopo essersi arrese e aver consegnato le armi con la promessa di aver salva la vita. Una volta soffocate nel sangue le istanze degli operai i grandi proprietari terrieri ripresero a sfruttarli ancor più di prima. I sindacalisti e i leader anarchici che avevano guidato la rivolta furono anch’essi, con pochissime eccezioni, eliminati. Il principale artefice della repressione, il famigerato tenente colonnello Varela, godette di breve fama; dopo essere stato coperto di gloria dai proprietari terrieri tornò a Buenos Aires, preceduto però dalle voci sul suo operato. Il governo lo mollò e un anno dopo le stragi fu ucciso da un anarchico tedesco che voleva vendicare le vittime che giacevano senza nome nelle fosse comuni. Non ci furono mai fiori sulle fosse dei fucilati, solo pietre e l’eterno vento patagonico. L’unico fiore, forse, fu un gesto: Quello che fecero alcune prostitute di un bordello della cittadina di San Julian. Di loro si conoscono anche i nomi, conservati nei registri della polizia che le arrestò: Consuelo Garcia, Angela Fortunato, Amalia Rodriguez, Maria Juliache e Maud Foster. Quando alcuni militari reduci dalla campagna di sterminio, in libera uscita concessa dal loro comandante Varela, si presentarono al bordello, le ragazze si rifiutarono di offrire qualsiasi prestazione e cacciarono i militari insultandoli nel peggiore dei modi e chiamandoli assassini. Se la cavarono. I militari preoccupati di sollevare uno scandalo archiviarono la questione considerandola solo l’opinione di cinque puttane.

Questa storia e quella drammatica della rivolta sono raccontate in un libro: “Patagonia rebelde”. Perseguitato fin dalla sua comparsa nel 1974 è sopravvissuto solo grazie alla tenacia dell’autore, Osvaldo Bayer. La versione originale pare un poema epico: è lungo 1600 pagine, ma noi in Italia dobbiamo accontentarci di una riduzione tratta da una riduzione e pubblicata da Elèuthera. Lettura comunque interessante.

martedì 26 ottobre 2010

I russi possono attendere

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Anni fa mio padre mi disse che i russi andrebbero letti dopo i cinquant’anni. Non che non si possano leggere anche prima naturalmente, ma secondo lui uno può realmente capire la letteratura russa solo con strumenti acquisiti nel corso di una vita e dopo una certa età. Almeno questa è stata la sua esperienza. Per me è sempre stata un’ottima scusa per cercare di tenere il più lontano possibile alcuni grossi “mattoni”, per quanto fondamentali e indispensabili per una minima cultura letteraria. Avrei avuto ancora quasi un decennio di preparazione al fatidico incontro se non si fosse, nel frattempo, presentata l’occasione di assistere alla messa in scena dei “Demoni” di Dostoevskij curata da Peter (si pronuncia come si scrive, mi raccomando, è tedesco) Stein. Dodici (12!) ore di spettacolo teatrale necessario, secondo l’autore, per non privare l’opera del suo significato essenziale. Per prepararmi a questa prova ho deciso quindi con quasi un decennio di anticipo di affrontare il libro per poter arrivare più consapevole all’evento. Naturalmente non l’ho finito in tempo: la mia edizione, completa, consta di cinquecento pagine scritte piuttosto fittamente e l’ho cominciato troppo tardi. Ma la notizia è che mi è piaciuto, molto, e forse non aspetterò il 2019 per leggere ancora qualcosa di russo. Dello spettacolo posso dire che è stato un’esperienza interessante. Non sono un critico teatrale, ma la stanchezza che mi era piombata addosso dopo dodici ore (con le giuste pause) posso dire che era perfettamente coerente con il senso di oppressione e tragedia del bagno di sangue finale dell’opera. Se questo era uno degli intenti dell’autore è perfettamente riuscito.

sabato 23 ottobre 2010

Se ne sono andati

Per anni da ragazzino sono stato convinto che "everybody needs somebody to love" fosse una canzone originale, forse l'unica, nel film "blues brothers". Poi ho scoperto che molti anni prima la cantavano i Rolling Stones e la cosa mi pareva incredibile. Che cavolo c'entravano gli Stones con una canzone del genere? Così ho indagato e ho scoperto che dietro c'era quest'uomo a cui nel 1964 era talmente piaciuto che un dj lo avesse definito il re del rock'n'soul da presentarsi poi per anni sui palcoscenici vestito da monarca seduto su un trono. Pastore di anime, impresario di pompe funebri, un'altra leggenda musicale che se ne va.

Solomon Burke, 1940-2010

giovedì 21 ottobre 2010

Sigaliovismo

dostoevskij1 “Il signor Sigaliov (…) propone, come soluzione definitiva della questione sociale, la divisione dell’umanità in due parti diseguali. Una decima parte riceve la libertà della personalità e un diritto illimitato sugli altri nove decimi, questi, invece, devono perdere la personalità e trasformarsi in una specie di gregge e, con un’ubbidienza illimitata, raggiungere, attraverso una serie di rigenerazioni, la loro innocenza primordiale, una specie di paradiso primordiale, dove però dovranno lavorare. Le misure proposte dall’autore per togliere ai nove decimi degli uomini la loro volontà e trasformarli in gregge mediante la rieducazione di intere generazioni sono quanto mai notevoli, fondate su dati di fatto naturali e molto logiche. (…) Tutti i membri della società si sorvegliano a vicenda e son tenuti a denunciarsi. Ciascuno appartiene a tutti e tutti a ciascuno. Tutti sono schiavi e tutti sono pari nella schiavitù. Nei casi estremi c’è la calunnia e l’uccisione, ma l’essenziale è l’uguaglianza. Per prima cosa si abbassa il livello dell’istruzione, delle scienze e del talento. Un alto livello di istruzione e di talento è accessibile solo agli ingegni superiori: non ne vogliamo, d’ingegni superiori! Gli ingegni superiori si sono sempre impadroniti del potere e sono sempre stati dei despoti. Gli ingegni superiori non possono non essere dei despoti e hanno portato sempre più corruzione che utilità: vengono esiliati o giustiziati. A Cicerone viene tagliata la lingua. A Copernico vengono cavati gli occhi. Shakespeare viene lapidato. (…) Gli schiavi devono essere uguali: senza dispotismo non s’è avuta ancora né libertà né uguaglianza, ma nel gregge deve esserci uguaglianza. (…) La cultura non serve, basta con la scienza! (…) Nel mondo manca una cosa sola: la disciplina. La sete di cultura è già una sete aristocratica. Non appena appaia la famiglia o l’amore, ecco il desiderio della proprietà. Questo desiderio noi lo stermineremo, (…) soffocheremo i geni in culla. Ridurremo tutto a un denominatore comune: l’assoluta uguaglianza. (…) Ma occorre anche una conclusione; e a questo penseremo noialtri dirigenti. Gli schiavi devono avere dei dirigenti. Assoluta disciplina, assoluta impersonalità.(…) Nello Sigaliovismo non ci saranno desideri. I desideri e le sofferenze sono per noi: per gli schiavi c’è lo sigaliovismo.”

Fedor M. Dostoevskij, “I Demoni”, 1871

lunedì 18 ottobre 2010

Finito di fare i furbi

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Non si fosse notato non più di una quindicina di giorni addietro (più o meno quando a Prato morivano annegate tre donne cinesi in un sottopasso e il sindaco non concedeva il lutto cittadino sorvolando sul fatto che a Prato i cinesi ci sono da una vita e senza di loro lui forse sarebbe emigrato) il premier cinese è passato in Europa a fare shopping per qualche giorno. E prima di tornare a casa, dopo essersi comprato la Grecia (e il suo debito pubblico) ha risposto picche sollevando un sopracciglio leggermente infastidito a quanti gli chiedevano più o meno insistentemente la rivalutazione dello yuan che tanti problemi crea alla asfittica economia occidentale. Con tempismo eccezionale, pochi giorni dopo, il piccolo vecchio mondo provava a infastidire il gigante orientale assegnando il premio nobel ad un dissidente cinese in galera. Per carità, nobili motivi, siamo tutti d’accordo. Ma il risultato più rilevante è stato quello di ottenere anche l’arresto della moglie del dissidente. Grande movimento di opinione in occidente e nessuno che ne sappia nulla in Cina.

Io non sono uno che ne sappia di economia e questa è solo la mia opinione, ma credo che un certo modo di concepire il mondo sia finito. Finiti i tempi in cui noi occidentali si poteva andare in certi paesi con l’atteggiamento fra il benefattore e il colonizzatore mentre da noi si viveva al di sopra delle possibilità. Dalla spirale nella quale siamo entrati con la crisi economica non si uscirà. Non come eravamo prima. Ce la possono raccontare come gli pare ma qualche conto lo dovremo pagare.

sabato 16 ottobre 2010

Come si dovrebbero fare le cose

Questa è stata la settimana più importante nella vita di 33 minatori cileni. Imprigionati per più di due mesi nelle viscere della madre terra sono tornati alla vita, quasi nascendo una seconda volta. Il pertugio da cui sono stati estratti era talmente stretto che guardandolo ho decisamente avuto la sensazione che la cosa più simile a cui si potesse far riferimento fosse un parto. Un parto decisamente complicato. Tutta l'operazione è stata eccezionale ed è stata la prova (ulteriore, se ce ne fosse bisogno) che l'ingegno umano è capace di raggiungere livelli eccelsi se vuole. La BBC ha dedicato all'evento una diretta televisiva durata per tutto il tempo necessario al recupero di ognuno dei 33. Sui minatori si sono accesi i riflettori di tutto il mondo fin dal momento in cui si è avuta la certezza che erano vivi. Il sistema dell'informazione globale ha costruito attorno a tutta l'operazione un sistema mutuato da quello con cui sono strutturati i reality show e la cosa fa pensare. Meccanismi televisivi artificiali creati per riprodurre la realtà adottati ormai anche per trasmettere e interpretare la realtà vera. Il mondo sta diventando questo. Ma chi se ne frega. L'operazione è riuscita, tutti sono sani e salvi e sarebbe bello se davvero l'efficienza e la sinergia di intenti adottata in questa situazione valesse per ogni emergenza nel mondo. Certo, adesso le luci si spegneranno: i 33 operai presto dovranno tornare a fare i conti con la dura realtà della sopravvivenza. Il governo cileno godrà per un po' della grande visibilità (le operazioni di salvataggio non sono cominciate fino a quando presidente Pinera con qualche ministro non si è trovato sul posto), il presidente è stato molto attento ad essere presente all'inizio e alla fine del salvataggio dando prova di grande unità nazionale e tutto è stato compiuto prima di un suo viaggio in Europa dove certo riscuoterà grandi consensi.
Una cosa sola è mancata. Ho cercato di stare attento il più possibile ai servizi della bbc, ho ascoltato dichiarazioni e interviste del presidente cileno e dei suoi ministri e da nessuno, mai, ho sentito pronunciare la tanto da noi abusata parola "miracolo".

sabato 9 ottobre 2010

Bright star

Bright star, would I were stedfast as thou art—
Not in lone splendour hung aloft the night
And watching, with eternal lids apart,
Like nature's patient, sleepless Eremite,
The moving waters at their priestlike task
Of pure ablution round earth's human shores,
Or gazing on the new soft-fallen mask
Of snow upon the mountains and the moors
No—yet still stedfast, still unchangeable,
Pillow'd upon my fair love's ripening breast,
To feel for ever its soft fall and swell,
Awake for ever in a sweet unrest,
Still, still to hear her tender-taken breath,
And so live ever—or else swoon to death.

John Keats

lunedì 4 ottobre 2010

Per fare la strategia della tensione bisogna essere capaci

paura

Allora. Piccolo riepilogo di fatti. Per quel che si è capito. Un caposcorta accompagna il direttore di un noto quotidiano nazionale fino alla porta del suo appartamento. L'uomo di scorta è un poliziotto di grande esperienza, non di primo pelo. Nel 1995 sventò un presunto attentato al procuratore Gerardo D'Ambrosio allora impegnato in “mani pulite”. Una piccola ombra: fu l'unico testimone di tutto quel che accadde e oggi lo stesso D'Ambrosio ricorda di non aver mai creduto tanto alla storia dell'attentato. Ma torniamo a oggi. Una volta al sicuro nella sua abitazione il direttore del noto quotidiano riferisce di aver sentito grande trambusto sul pianerottolo: frasi concitate e poi tre spari. Un uomo, prima con la divisa della guardia di finanza poi solo con una pettorina della stessa arma e infine con una camicia grigio verde e calzoni di una tuta, si sarebbe trovato sulle scale e avrebbe alzato una pistola verso il poliziotto. Ma senza sparare. A questo punto si sarebbe dato alla fuga sotto il fuoco dell'arma di ordinanza dell'esperto agente che a una distanza di 4-6 metri non sarebbe riuscito a colpirlo sparando ben tre colpi. Una volta schivati i colpi l'uomo si è dileguato saltando un muro di due metri (se ti sparano addosso evidentemente riesci a fare cose straordinarie per salvarti) e riuscendo a non farsi notare da nessun' altro testimone (compreso il collega del poliziotto) e ad eludere lo sguardo di numerose telecamere presenti nella zona, scomparendo nel nulla. Per carità, tutte cose che possono succedere. Però il ministro dell'interno potrebbe essere un pochino più cauto, con gli elementi a disposizione, nel prevedere nuovi simili attentati giusto per non intensificare il già “preoccupante clima di odio”. A meno che il suo intento non sia un altro.

A me la cosa che fa più incazzare è che nel frattempo in altre zone di questo paese ci sono sindaci che lottano per difendere il loro territorio dalle ingerenze della criminalità che vengono ammazzati per davvero. E che succede? Lo stato si indigna (per citare De Andrè) per un paio d'ore e poi tutto pare tornare nella normalità perchè in fondo queste sono cose che sono sempre capitate e nessun governo in precedenza ha ottenuto come questo successi contro la criminalità, mentre il clima che ci deve preoccupare è solo quello che si crea se vengono minacciati giornalisti che non sono di sinistra

sabato 2 ottobre 2010

Ai confini della realtà

super_amanda_non_esiste 

A -Pronto?

B -Onorevole, buongiorno.

A -Ah, è lei. Buongiorno.

B -Le porto i ringraziamenti...

A -Niente, niente. Ho solo fatto il mio dovere.

B -Il presidente le è molto riconoscente.

A -Lo ringrazio, glielo dica.

B -Certo...

A -Ho fatto una scelta di responsabilità, grave e ponderata.

B -Certo, certo. A questo prop...

A -Sono orgoglioso di servire il mio paese...

B -Sì, ecco, Potrebbe ricevere attacchi in questi giorni.

A -Non temo attacchi strumentali. Non sono un venduto. Non mi si compra a me.

B -Naturalmente. E il presidente ne terrà conto.

A -Bene. Allora siamo d'accordo su tutto.

B -Come, scusi?

A -Sì, sì, la candidatura. In caso di elezioni in primavera.

B -Ah certo. Non si deve preoccupare il suo seggio è garantito e anche quella cosa di suo figlio....

A -Bene bene, allora siamo....

B -Certo. La saluto allora.

A -C'era anche...

B -Come?

A -Sì, sa. Quel numero di telefono...

B -Scusi?

A -Quella ragazza. Quella a cena dal presidente. Mi pareva che...

B -Ahh, la ragazza. Naturalmente. Non sarà un problema.

A -Bene. Grazie allora. Aspetto il numero.

B -Certo onorevole. La saluto.