mercoledì 1 aprile 2009
Quell'antico vaso doveva essere salvato...
Ci ho ripensato, in effetti qualcosa che potremmo venderci c'è. Potrebbe essere un modo per recuperare qualche soldo per le soprintendenze ai beni archeologici che così potrebbero finanziare con più tranquillità di mezzi piccoli scavi, studi, pubblicazioni e cose così. Mi spiego: quando si fanno grossi scavi archeologici di emergenza legati a qualche opera infrastrutturale, specie nelle città, capita spesso di recuperare una gran quantità di materiale, a volte non è neppure possibile recuperarlo per l'urgenza dell'intervento e viene abbandonato o peggio. La maggior parte del materiale recuperato di solito non finisce nei musei: dopo essere stato studiato finisce in qualche magazzino dimenticato ad occupare spazio (capita spesso con le anfore). Allora l'idea è questa: sarebbe così stupido individuare delle categorie di materiali non particolarmente rilevanti e, dopo averle studiate, venderle a privati, magari vincolandoli alla restituzione temporanea in caso di studi ulteriori o mostre o altro e facendo in modo che qualsiasi successivo passaggio di proprietà fosse messo a conoscenza dell'autorità? Certo si dovrebbe essere molto rigorosi sulla tipologia dei materiali da alienare e forse non viviamo nel paese col governo più adatto per questo genere di cose, ma in linea teorica, è una cosa così aberrante?
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