martedì 7 aprile 2009

N(o)dan



Non sono mai stato una persona particolarmente emotiva. Nella mia vita sono quasi sempre riuscito a mantenere il controllo di me stesso senza farmi travolgere da vortici emozionali. In particolare in occasioni di esami, a scuola o all'università, li ho sempre affrontati con una certa freddezza senza agitarmi mai. Ma un anno e mezzo fa, in occasione del mio primo esame di kendo a Bergamo, ho scoperto una cosa interessante di me e appreso una grossa lezione.
Fino al momento di affrontare il primo dei miei due avversari ero stato assolutamente tranquillo, ma nel momento in cui me lo sono trovato di fronte le cose sono cambiate un bel po': all'improvviso non ho più sentito le gambe, la vista mi si è appannata e non ho più capito niente di quello che stava succedendo. Paradossalmente il fatto di indossare un'armatura che nascondeva completamente il mio aspetto e mi rendeva del tutto simile al mio avversario mi faceva sentire completamente nudo e indifeso, senza via di scampo. Tutto quel controllo, quelle barriere che avevo sempre adottato in passato per mantenere calma e distanza nell'affrontare impegni o persone, in quella situazione non valevano. Così naturalmente feci un gran casino e non passai l'esame. Ma da un certo punto di vista fu una grande vittoria; nei due successivi esami che ho fatto, a Genova e vicino a Pavia, sono riuscito ad affrontare e superare gli ostacoli . Domenica sono tornato a Bergamo per sostenere l'ennesimo esame e non l'ho superato, ma ho imparato un'altra cosa importante: Bergamo mi porta sfiga.

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