E’ cominciata l’era digitale. Evviva. Dopo giorni di delirio televisivo con canali che comparivano e scomparivano all’improvviso, finalmente in Lombardia il segnale analogico è andato in pensione. Se sia una cosa buona non lo so. A me la televisione andava bene anche prima. Certo, adesso ci sono un sacco di canali in più che compaiono e scompaiono all’improvviso. Ma immagino che sia un fatto fisiologico di assestamento ( e comunque alcuni canali sono senz’altro interessanti). Una delle prime cose che mi è capitato di vedere venerdì sera dopo aver fatta la necessaria e strainvocata risintonizzazione è stato un frammento di un film nuovo: Guerre stellari. Non sarò certo io a lamentarmi. L’ho visto mille volte, ogni volta il mio cervello mi restituisce agli occhi e alle orecchie ancora le sensazioni travolgenti che provai vedendolo al cinema la prima volta a otto anni. Qualcosa credo oggi irripetibile, anche meglio del 3D. Guerre stellari appartiene al mio bagaglio immaginifico, tuttavia alcune cose, se viste criticamente, sono un tantino discutibili. Come il pezzo che mi è capitato di vedere appunto venerdì sera: il momento nel quale la principessa, Han Solo, Luke e gli altri in fuga raggiungono la base ribelle. La principessa viene accolta da un capo ribelle che le dice “…Quando abbiamo saputo di Alderaan abbiamo temuto il peggio” e lei risponde, “non è il momento per i pensieri tristi”. Non è una sciagurata traduzione di doppiaggio, dicono la stessa cosa anche in inglese. Ora, io capisco la ribellione, i piani di costruzione della Morte nera e tutto il resto, ma qui si parlava della distruzione istantanea di un pianeta: milioni, forse miliardi di vite, polverizzate con un colpo solo. Abbiamo temuto il peggio? E come poteva andare peggio?
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