Chelmno fu la prima località polacca dove iniziò lo sterminio degli ebrei con il gas, l'operazione ebbe inizio il 7 dicembre 1941, lo stesso giorno dell'attacco giapponese a Pearl Harbour. Complessivamente a Chelmno furono uccisi 400000 ebrei sempre con il sistema dei camion a gas. Delle 400000 persone che arrivarono a Chelmno se ne salvarono solo due, Michael Podchlebnik e Simon Srebnik. Quest'ultimo aveva poco più di tredici anni, suo padre era stato ucciso sotto i suoi occhi nel ghetto di Lodz e sua madre asfissiata nei camion del gas, lui fu arruolato dalle Ss in un reparto di “ebrei di lavoro”, incaricato di curare la manutenzione dei campi. Gli appartenenti a questi reparti erano anch'essi destinati a morire ma Simon grazie alla sua agilità riuscì sempre a vincere le gare di salto e corsa con le caviglie incatenate che le SS organizzavano per fare le selezioni. Anche la sua voce lo aiutò a salvarsi: quando si doveva dar da mangiare ai conigli dell'allevamento SS il ragazzo risaliva il fiume vicino al campo su una barca con una guardia, fino ad un campo di erba medica e durante il tragitto cantava arie del folklore polacco, il guardiano in cambio gli insegnava inni militari prussiani. A Chelmno tutti conoscevano Simon, i contadini polacchi e i civili tedeschi arrivati come coloni. Nella notte del gennaio 1945, due giorni prima dell'arrivo dei sovietici i tedeschi uccisero con una pallottola alla nuca gli ultimi “ebrei del lavoro”, anche Simon fu abbattuto, ma sopravvisse , fu raccolto da un contadino polacco e salvato da un medico dell'armata rossa. In seguito emigrò in Israele. Simon Srebnik tornò in Polonia solo molti anni dopo, a 47 anni. L'immagine di lui che risale lo stesso fiume che aveva percorso tante volte in quegli anni atroci apre il film “Shoa” del francese Claude Lanzmann: nove ore di racconti di testimoni della più grande strage di innocenti che la storia ricordi, alla quale il regista lavorò per dodici lunghissimi anni. Storie che varrebbe la pena ascoltare.
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