sabato 23 gennaio 2010

Help is on the way

Ho fatto il mio compitino, ho preso il mio cellulare e ho digitato il numero a cui inviare 2 euro destinati ad aiutare le popolazioni terremotate di Haiti. E' il minimo che posso fare, mi sono detto, una delle pochissime azioni utili possibili dal calduccio dei nostri salotti, la valvola di sfogo della coscienza del mondo ricco per mettersi il cuore in pace e poter dire: ho fatto il mio dovere, ho contribuito a salvare delle vite. Poi, sempre dal calduccio del mio salotto, guardo i notiziari in tv e vedo immagini spaventose, ascolto servizi che raccontano storie terribili di sofferenza e disperazione di un'intera nazione, apprendo della confusione e della difficoltà di gestire gli aiuti; notizie che con il passare dei giorni scivolano sempre più indietro nei titoli e mentre guardo tutto questo penso ai miei due euro. Sono sicuro che tutto il mondo ha fatto grande esercizio di solidarietà, i miei modesti due euro contribuiranno in piccolissima parte a creare una ricchezza enorme destinata a portare aiuto e speranza ad Haiti, ma quando? Mi risulta che la gente ne abbia parecchio bisogno adesso e da quello che sento c'è qualcosa che non funziona. Ho visto aerei che scaricavano enormi quantità di generi di prima necessità, cibo e medicinali con i paracadute, senza nessuna possibilità di controllo sulla loro destinazione, ho sentito interviste a responsabili di associazioni umanitarie che sono sul posto e non hanno idea di come fare a distribuire gli aiuti e intanto i bambini cominciano a sparire, le organizzazioni criminali si stanno impadronendo di grandi quantità di scorte di cibo e medicine che distribuiranno con il contagocce facendosi pagare da gente senza più nulla e tutto questo sempre più lontano dai nostri occhi e dalle nostre orecchie.

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