giovedì 30 giugno 2011
I see dead people
lunedì 27 giugno 2011
cose che è meglio tenere a mente
domenica 26 giugno 2011
venerdì 24 giugno 2011
Ho in testa un’idea meravigliosa
Erodoto, nel V sec. a.C., è stato senz’altro il primo storico dell’Occidente. Le sue storie rappresentano una mole di informazioni enorme alla quale per secoli ha attinto un sacco di gente venuta dopo di lui. Qualcosina potrebbe essere utile persino oggi. Certo, molta roba che racconta è assolutamente improbabile, voci raccolte qua e là di seconda o terza mano a cui probabilmente nemmeno lui credeva, ma in genere cercava di controllare le fonti o verificare lui stesso le informazioni. Questa cosa qui dice di averla vista di persona, mah! Io la butto lì visto che per qualcuno è un problema molto sentito anche oggi. Pare che dopo una battaglia fra Egiziani e Persiani gli abitanti del luogo avessero diviso le ossa dei caduti e verificato che i crani dei Persiani erano così fragili da frantumarsi con niente. I teschi degli Egiziani invece erano resistentissimi. La ragione è da sbellicarsi: gli Egiziani radevano la testa ai bambini molto piccoli e così sotto il caldissimo sole del loro paese le ossa si rinforzavano. Se pensate che sia un metodo alla Cesare Ragazzi sappiate che Erodoto sostiene per conoscenza diretta che il popolo al mondo con meno calvi era proprio quello egiziano. Certamente il metodo è preventivo, ma ora un padre calvo sa come evitare al figlio la sua stessa sorte, se si fida. Ci sarebbe anche da dire che in effetti gli egiziani facevano grande uso di parrucche e magari Erodoto non se ne è mai accorto.
mercoledì 22 giugno 2011
martedì 21 giugno 2011
giovedì 16 giugno 2011
I see dead people
Sperando sempre che non trovino mai la maniera di tornare a mettere in discussione certe modalità di intervento. Ma prese ogni volta con tanto tanto rispetto.
mercoledì 15 giugno 2011
martedì 14 giugno 2011
Caro Papi ti scrivo
Caro ed elegante Papi, sono uno di quegli italiani che da sempre trova imbarazzante la tua presenza al vertice delle istituzioni di questo paese, fin dagli antichi tempi della tua “discesa in campo”. Nonostante questo spero mi vorrai concedere l’uso del confidenziale tu per scrivere queste poche righe, noto che da sempre ami adottare uno stile colloquiale e familiare con tutti e così ne vorrei approfittare anche io. Immagino che in questi giorni tu non te la stia passando troppo allegramente, almeno spero. Certo, le elezioni amministrative ora sono diventate solo locali e certamente il referendum non è mai stato un voto politico. Il governo va avanti e la maggioranza è solida e coesa come non mai, inoltre, all’improvviso, pare che ci sia la crisi economica globale a spiegare il momento no per qualsiasi cosa; in fondo capita così in tutto il mondo: i governi in carica pagano la crisi quando si vota i tuoi lo stanno ripetendo come un mantra. Strano che fino a qualche mese fa da noi la crisi non ci fosse stata o tuttalpiù ne fossimo usciti meglio degli altri. Devo essermi perso qualcosa. Naturalmente immagino che di come siano andati i referendum non ti importi molto. In fondo gli italiani avevano già detto no al nucleare tanti anni fa, il modo di fregarli di nuovo lo si è trovato e lo si troverà ancora. Per l’acqua lasciamo passare un po’ di tempo e per quanto riguarda il legittimo impedimento poi, che vuoi che sia, al massimo ti dichiareranno contumace, e che ti possono fare. Fra l’altro mi pare che già alle ultime udienze dei tuoi processi (orribili beffe orchestrate dai magistrati comunisti per carità) tu non ti sia troppo preoccupato di farlo valere, pur potendo. C’è solo una cosa, ma sono sicuro che te lo avranno già fatto notare i tuoi validi collaboratori: al referendum hanno votato contro leggi volute dal tuo governo anche parecchi italiani che ti avevano dato fiducia in passato e che ora hanno capito di essere stati presi per il culo, secondo me ora il famoso 70% dei consensi non c’è più (se mai c’è stato). Certo in parlamento c’è ancora Scilipoti e la sua banda di amici responsabili a sostenerti, ma d’ora in poi governerete contro la maggioranza del paese, questo sia chiaro. Naturalmente non ti dimetterai, e perchè dovresti, è un anno che te lo chiedono tutti i giorni, ma se non l’hai fatto fino adesso puoi certamente arrivare fino in fondo al tuo mandato è tuo democratico diritto. Il fatto è che non ci dovrebbe essere bisogno di dirtelo. Nel 1994 la prima frase del tuo famoso discorso in tv con la calza davanti all’obbiettivo fu: “ L’Italia è il paese che amo”. Bellissime e condivisibili parole. Ecco, proprio per questo, se tu amassi davvero il tuo paese ora dovresti levarti di mezzo.
Cordialmente.
lunedì 13 giugno 2011
sabato 11 giugno 2011
Silenzio elettorale un par di ciufoli

venerdì 10 giugno 2011
10 giugno 1981

giovedì 9 giugno 2011
La cosa più vicina alla fantascienza

mercoledì 8 giugno 2011
Siamo indispensabili
Il gr2 RAI di stamattina, edizione delle 7:30, mi ha fatto morire. Più o meno a tre quarti, quando arriva il momento per ogni notiziario che si voglia dir tale in questo paese delle notizie cazzare, ecco partire un bel servizio sui problemi da cui è afflitta la casa regnante spagnola. El Rey, poverino, oltre ad essere stato recentemente e inopportunamente toccato ad un braccio dal leader di un paese vicino che forse gli voleva sussurrare qualcosa a proposito di certi giudici o raccontare barzellette, passa il suo tempo a questionare con i giornalisti che da mesi scrivono che gli sarebbe rimasto poco da vivere dopo un intervento, mentre lui comprensibilmente si affanna a far spergiuri perchè di schiattare proprio non gli va. L’erede invece avrebbe litigato con una ragazza di Pamplona di tendenze repubblicane che gli ha chiesto se non pensasse che fosse ora di farla finita con la monarchia. Apriti cielo, Il principe Felipe è partito in una filippica sull’utilità e il prestigio che la famiglia reale da a tutta la Spagna. La ragazza per niente convinta gli ha allora suggerito di indire un referendum per vedere che ne pensano gli spagnoli il giorno che salirà al trono. La cosa è finita con l’Infante de Espana che si è allontanato tontognando. L’utilità e il prestigio della casa reale spagnola l’ha poi chiarita (involontariamente credo) il servizio successivo del gr, nel quale si parlava della cerimonia di inaugurazione di una casa a lui dedicata nella sua città natale per il noto creatore di moda Balenciaga. A celebrare l’evento l’indispensabile e prestigiosa presenza della regina Sofia. Evviva la monarchia del XXI secolo.
martedì 7 giugno 2011
A noi ci piace
www.garabaldafafarata.it
Ci piace perché fu eroe vero, disinteressato e formidabile, cocciuto e instancabile come solo gli eroi.
Ci piace perché nel Trentasette sul Rio Grande faceva il pirata, liberando schiavi e propagandando le idee mazziniane.
Ci piace perché nel Quarantotto fece impazzire i generali austriaci stravolgendo le regole di guerra e quelli, imbalsamati, non riuscivano a farsene una ragione.
Ci piace perché nel Quarantanove tenne testa ai francesi in nome della libertà e di una Costituzione che avrebbe per sempre segnato la nostra storia.
Ci piace perché nel Cinquantanove avrebbe voluto proseguire la guerra da solo contro gli austriaci, a colpi di baionetta e di testa, se i suoi Cacciatori delle Alpi non fossero stati fermati dall'armistizio.
Ci piace perché nel Sessanta mise in piedi una spedizione matta, alla faccia del buon senso e della ragionevolezza. E ce la fece.
Ci piace perché il 26 ottobre 1860 consegnò al re l'Italia e quello, che manco se l'aspettava, non trovò di meglio che rispondere: "Grazie".
Ci piace perché nel Sessantadue avrebbe voluto conquistare Roma da solo.
Ci piace perché nel Sessantasei fece di nuovo arrizzare i baffi agli austriaci inventando la guerriglia a tutto campo.
Ci piace perché nel Settanta difese la città di Digione dai prussiani e le sue furono le uniche vittorie dell'esercito francese.
Ci piace perché nel Settantuno fondò la società per la protezione degli animali, forse la prima al mondo.
Ci piace perché nel Settantadue Cairoli cominciò a parlare di 'suffragio universale' quando Garibaldi lo faceva da almeno trent'anni.
Ci piace perché non accettò alcun privilegio, né titolo né castello offertogli, considerando impagabile la propria libertà.
Ci piace perché non amava i nobili e i signori e quando gli capitava di doverli ospitare offriva loro fave e pecorino.
Ci piace perché non scese mai a compromessi, si dimise ogni volta che si accorse di perdere tempo e fu condannato a morte e incarcerato tante volte quante sono le dita delle mani e dei piedi.
Ci piace perché amò molto, ricambiato, e soffrì altrettanto.
Ci piace perché ci piacciono le cose fatte alla garibaldina, senza pensarci troppo e senza, soprattutto, fare calcoli sul proprio tornaconto. Cosa che servirebbe molto oggi al nostro sciagurato paese.
lunedì 6 giugno 2011
Altre quattro magnifiche giornate
mercoledì 1 giugno 2011
Ci risiamo
Periodicamente qualcuno ci riprova: fa tutto parte di quell’opera di revisionismo che serve a dare una bella ripulita alla lavagna della storia per far piazza pulita di quello che è stato e ricominciare a scriverci sopra con tanta fuffa nuova nuova e mettere tutti sullo stesso piano, buoni e cattivi, vincitori e vinti. D’accordo, i morti sono morti e tutti quei ragazzi giovani e idealisti caduti nel tentativo di far vincere la loro parte vanno quantomeno compresi. Ma alla fine della storia una parte ha vinto, ed era quella buona. La parte cattiva, quella che ha perso, non era “cattiva” perchè lo dice qualcuno che oggi non siede sui banchi di quelli che comandano, quella parte era cattiva perchè ha scelto di seguire le idee portate avanti da alcuni degli uomini più condannati dalla storia per le loro azioni. La nostra Repubblica e la nostra costituzione (finchè durano così) nascono dagli eventi che videro vincere gli uomini che stavano dalla parte giusta contro quelli che difendevano l’ideale che aveva condotto alla rovina della guerra l’Italia dopo vent’anni di dittatura. Per cui non ce n’è. Non se ne parla proprio. In nessun modo, mai, le associazioni di combattenti che radunano gli ex republichini potranno mai essere considerate alla pari di quelle che rappresentano chi combattè per la libertà di tutti.