E' bello Avatar, bellissimo, una vera e propria festa per i sensi, qualcosa a cui non eravamo abituati e infatti guardandolo spesso si resta disorientati perchè il nostro cervello deve compiere alcune operazioni in più per compensare l'inganno a cui lo sottopone l'effetto di profondità e tridimensionalità degli oggetti sullo schermo.
Molte delle persone con cui ho parlato del film in questi giorni ne hanno lamentato la banalità della storia. Vero, la trama non eccelle per originalità, ma non si può pretendere che un film costato millantamilioni di dollari sia destinato ad un pubblico da cinema d'essai. Avatar è stato realizzato per battere tutti i record di botteghino di ogni tempo, va da sè che la storia deve essere immediatamente comprensibile e riconoscibile da chiunque. E comunque va bene così: dopo esserci sputtanati i popoli precolombiani, gli indiani d'america, svariati ecosistemi e infinamai i samurai ci restavano solo gli alieni e così il fim suona un po' come un ammonimento: dovesse capitare qualcosa del genere nel futuro, vedete di non combinare i soliti casini. Non servirà, non è servito mai, certi film servono ad elaborare il senso di colpa. Questo in particolare suona preventivo ma nasconde non troppo in profondità i soliti concetti quindi va bene; il messaggio sarà scontato, avrete in ogni momento la certezza di come andrà a finire ma fregatevene e lasciatevi imbambolare e trascinare dalla festa organizzata per i vostri occhi.
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