giovedì 18 febbraio 2010

La fine della musica italiana?

Quest'anno l'ho fatto, ho messo da parte la tendenza un po' snob di non guardare Sanremo per poi dire: "Ah, io quella roba lì non la vedo mai!"; mi sono messo lì e l'ho guardato proprio tutto (con qualche pausa, non è che mi si possa chiedere di resistere tanto). Per la verità l'avevo fatto anche negli anni passati, però ascoltando la Gialappa che aiutava molto a digerire l'evento. Ma quest'anno qualcuno ha deciso che la Gialappa non andava bene e così "Rai dire Sanremo" è stato tagliato.
Che dire. Che il festival sia morto come evento musicale vero e proprio per assumere le caratteristiche proprie dell'evento televisivo l'avevo già notato l'anno scorso e l'avevano sancito la conduzione di Bonolis con la santificazione della De Filippi e la vittoria di Marco Carta. Quest'anno per rincarare la dose il palco dell'Ariston pullula di giovani talenti o presunti tali creatisi dal nulla nell'ultimo anno nei vari talent show televisivi. C'è da chiedersi cosa ne pensino davvero di questa cosa cantanti e musicisti che la "musica italiana" l'hanno praticata per decenni. Ma il mondo è cambiato, mode e mercato hanno creato nuove tendenze e quindi va così, mettiamoci l'anima in pace. Però, mode e mercato generano anche cose strane, come Susan Boyle, bella voce per carità, ma è tutto questo fenomeno? Voglio dire, una voce anche superiore alla media, giustifica un fenomeno globale di questo genere con spellamenti di mani e standing ovation? In un mondo senza Internet di Susan Boyle non si sarebbe saputo nulla al di fuori dei confini inglesi e non se ne sarebbe sentita la mancanza, invece la formula brutta brutta in modo assurdo ma con voce celestiale ha avuto una risonanza planetaria creando una specie di fenomeno da baraccone, freaks del terzo millennio. Perchè, parliamoci chiaro, non è la voce la cosa eccezionale qui, ma la combinazione delle due caratteristiche che crea il fenomeno.
P.S. Comunque per me dovrebbe vincere Malika

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