
A volte il blog di Paolo Attivissimo rivela delle fantastiche sorprese, guardate questo.
Nelle ultime settimane mi è capitato spesso di pranzare in “accoglienti” bar-trattorie della bassa bresciano-bergamasca; questi locali sono sempre dotati di ampi schermi televisivi per l'intrattenimento degli avventori e tutti quelli che ho frequentato io (due soli per la verità) nell'orario da mezzogiorno all'una hanno le televisioni immancabilmente sintonizzate su italia 1. A quell'ora va in onda studio aperto, il telegiornale (si fa per dire) diretto da Mario Giordano; l'unico altro notiziario visibile in quella fascia è il tg3 e, obiettivamente, non si può pretendere di far vedere a nerboruti “magutti” bresciani e bergamaschi un telegiornale bolscevico, più che altro perchè al tg3 non fanno mai vedere della figa e non ti fanno il punto sulla situazione all'interno della casa del grande fratello. Quindi vai con studio aperto, telegiornale (si fa per dire) che negli ultimi giorni ha dedicato l'80% del suo tempo alle dirette da qualsiasi posto per cui sia passato il premier lasciando il restante 20% a quanto detto prima, Corona e un po' di cronaca nera. Questa interessante esperienza mi ha dato modo di scoprire la rubrica di cucina condotta da Benedetta Parodi, già conduttrice dello stesso tg (si fa per dire) e sorella della più famosa Cristina. In questa rubrica, che si chiama “cotto e mangiato”, la simpatica fanciulla si diletta nella preparazione di velocissimi piatti che personalmente mi hanno fatto venir assai poca fame e una vago desiderio di riscoprire i dimenticati sapori dei piatti congelati. E vabbè, ho pensato, con la concorrenza che c'è in televisione di trasmissioni culinarie e il pubblico che dovrebbe avere italia1 chi vuoi che se la fili Benedetta Parodi. Questo fino agli ultimi due giorni, quando girando per librerie ho fatto la spaventosa scoperta che il libro della Parodi è ai primi posti nelle classifiche dei più venduti e occupa spesso i posti di maggior visibilità. Questo, insieme alla consapevolezza che la maggior parte delle persone che frequenta librerie nei giorni natalizi non ci è entrata da almeno un anno e ci rientrerà, forse, l'anno prossimo da un'idea della deriva culturale di questo paese, ma, soprattutto, che molta, ma molta più gente di quel che pensassi guarda davvero il telegiornale (si fa per dire) di italia1.
Tanti auguri a tutti.
Pochi minuti prima di avere un faccia a faccia ravvicinato con il duomo di Milano il presdelcons, durante un accalorato ma nemmeno troppo aggressivo comizio davanti alla sua gente, aveva severamente ripreso un gruppo di persone che lo stava contestando. Nella vivace reprimenda Papi ci ha tenuto, come al solito, a distinguere gli “illiberali e vergognosi metodi della sinistra” per attaccare l'avversario politico contrapponendoli a quelli pacati e sereni suoi e dei suoi pasdaran nel dibattito politico. Evidentemente l'uomo, certo molto indaffarato, non guarda spesso le trasmissioni politiche televisive dove ministri e parlamentari del suo governo ultimamente si sono distinti per volume di voce e aggressività nel sovrastare gli interlocutori; non ultima la pacata Daniela Santanchè, ieri presente sul palco milanese, e di recente resasi protagonista di un avvilente siparietto televisivo ne quale urlava ad un imam che Maometto era pedofilo. Magari Berlusconi non sarà un provocatore e crede sinceramente nella democraticità dei movimenti politici che sta imbarcando nel suo partito come la destra di Storace e altra varia fascistaglia; ma quindici anni nei quali ha pervicacemente persistito nel considerarsi una specie di monarca acclamato dal popolo e unto dal signore in un paese dove, nonostante tutto, più di metà degli abitanti non lo considera tale (leghisti compresi) hanno un tantino esasperato gli animi, portando l'anomalia italiana a conseguenze curiose: dopol'uomo con il cavalletto l'uomo con il souvenir della “madunina”. Nel momento più basso della vicenda politica di Craxi gli italiani gli tirarono delle monetine, ma a quel punto nessuno in Italia avrebbe mai ammesso di essere mai stato socialista, oggi è un po' diverso e i tempi degli anarchici giustizieri dei potenti se ne sono andati (con qualche rimpianto). In un sistema democratico più equilibrato del nostro, dopo un anno come quello passato da Papi, un primo ministro si sarebbe dimesso affrontando tutti i suoi (molti) problemi nelle sedi competenti. In un sistema democratico più equilibrato del nostro senza un presidente del consiglio così compromesso verrebbe meno anche il senso della presenza di un leader politico populista che ha fatto della contrapposizione esasperata con esso lo scopo principale della sua attività politica.
Un anno prima della strage di piazza Fontana qualcuno aveva già cominciato a raccogliere elementi che avrebbero potuto portare ai responsabili e impedire la strage: quel qualcuno era il commissario Pasquale Iuliano, capo della squadra mobile di Padova, le sue indagini lo avevano portato a scoprire la pericolosità della cellula veneta di Ordine Nuovo ma, come nella migliore tradizione italiana, vennero interrotte prima di arrivare a dei risultati. Qualcuno molto in alto ne interruppe il lavoro e contemporaneamente vennero costruite contro di lui prove che lo coinvolgevano in storie di abusi e complotti. La sua inchiesta fu interrotta, lui fu indagato ed infine trasferito in altro luogo ad altro incarico. Anni dopo il commissario fu pienamente assolto dalle accuse, ma il risultato era già stato ottenuto: le persone su cui indagava erano state coperte e la bomba era scoppiata. Iuliano lasciò la polizia e dedicò il resto della vita ad aiutare la ricerca della verità, morì purtroppo prima di poter ascoltare le sentenze dei tribunali che gli davano ragione.
Il bel post del mio amico trivigante mi da il là per commentare brevemente una piccola questione che mi gira dai tempi della scuola, quando a me e ad altri spesso capitava di essere ripreso dagli insegnanti perchè scrivevamo o sottolineavamo eccessivamente sui libri di testo. Non so se le cose siano cambiate nelle scuole, ma noto che molte persone ritengono che i libri siano oggetti da trattare in modo quasi asettico, leggere e basta, e sbagliano. O non del tutto, insomma, i libri sono oggetti preziosi e importanti e vanno conservati con cura, ma vanno anche vissuti, specie quelli di studio ma pure gli altri. Nel 2006 a Padova si è scoperto che un crocifisso ligneo esposto e visibile a tutti nella chiesa di Santa Maria dei Servi fin dal '400 e mai attribuito era un'opera di Donatello. La scoperta è stata fatta grazie a uno studioso che esaminando una copia delle “Vite” del Vasari del 1550 in una biblioteca americana si era accorto di annotazioni manoscritte e anonime a margine delle biografie degli artisti; nel passo che descrive le opere di Donatello a Padova una nota a mano a margine dice: “Ha ancor fato il crucifixo quale hora è in chiesa di Servi di Padoa”. Magari l'anonimo notista era stato personalmente a Padova oppure aveva saputo la cosa ascoltando qualcuno, certo è che se non si fosse preso la briga di segnarsi l'appunto oggi un'opera d'arte non sarebbe giustamente attribuita al suo creatore. Scrivere note sui libri ha una sua importanza se il libro sopravviverà nel tempo perchè rappresenta una piccola finestra aperta sul mondo di chi le scrive, quello che scriviamo oggi sui nostri libri potrebbe essere domani una piacevole sorpresa, foss'anche solo per figli o nipoti.