Questa cosa dello scorrere del tempo è da perderci la testa se uno cerca di uscire dal piccolo giardino dove siamo confinati nell’universo. Il tempo, come lo calcoliamo noi ogni giorno con i nostri orologi, non è altro che una convenzione, per dare un senso al movimento della Terra attorno al suo asse e poi intorno al Sole e basta. Dogen, un maestro zen, dice molto semplicemente una cosa fondamentale: “la maggior parte delle persone crede che il tempo trascorra, in realtà esso sta sempre là dov’è”. Negli ultimi anni le comunità di fisici teorici interessati all’unificazione di meccanica quantistica e relatività generale stanno pensando seriamente di abbandonare la temporalità anche su scala più vasta perchè crea loro un sacco di problemi. E non chiedetemi perchè o che vuol dire perchè io non ci capisco niente. Io ho capito solo che noi esseri umani dotati dei nostri sensi per percepire il mondo abbiamo bisogno di stabilire un ordine per sopravvivere alla massa di stimoli a cui siamo sottoposti in ogni momento. Tutto quello che succede lo distribuiamo in un contesto che si basa sul qui e ora: Hic et nunc. Il passato non è che la memoria delle nostre esperienze e delle esperienze di chi ci ha preceduto organizzate secondo altri innumerevoli qui e ora e il futuro; iI futuro è ogni farneticante parola che scriverò dopo l’ultima che ho scritto qui, è ogni istante dopo questo. E’ una scommessa o una predizione di altri qui e ora di cui non abbiamo esperienza. Esiste di attimo in attimo qui e ora. E intanto la Terra gira oscillando sul suo asse e attorno al suo Sole che con il suo sistema di pianeti si muove attorno al centro di una galassia che a sua volta si muove nell’immensità dell’universo e l’unica cosa di cui sono certo è che io sono destinato a scadere.
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