Quando nel 2009 mi trovai all’incontro con Denise Epstein durante il festivaletteratura di Mantova, ci ero arrivato per caso, non avevo la minima idea di chi fosse e tantomeno conoscevo sua madre, Irene Nemirowsky. La cosa che più mi colpì allora fu lo sguardo triste e lontano di quella bella e anziana signora, uno sguardo che pareva sempre rivolto oltre la platea che le si trovava di fronte. E molto mi colpì anche la decisione e severa fermezza con cui ribadì che non avrebbe parlato e non avrebbe risposto a domande sugli ultimi momenti che passò con la madre nel luglio di 67 anni addietro, prima che questa fosse arrestata dalla polizia francese per poi scomparire nel baratro di Auschwitz, seguita poco dopo dal marito. Denise Epstein parlò quel giorno della biografia di Irene Nemirowsky che due autori francesi avevano recentemente pubblicato con il suo aiuto e concentrò il suo racconto sulle vicende di una valigia che la madre le affidò prima di scomparire e che lei, tredicenne, portò con sé assieme alla sorella di cinque anni durante gli anni di guerra, fuggendo di nascondiglio in nascondiglio braccate da polizia francese e gestapo. Sopravvissute alla guerra le due sorelle trovarono il coraggio di aprire quella valigia solo molti anni dopo, e molti altri ancora ne passarono prima che si rendessero conto che in piccolo quaderno era contenuta l’ultima opera incompiuta della madre: “Suite francese”. Si trattava di un romanzo grandioso, ambientato nella Francia invasa dai tedeschi e scritto praticamente in tempo reale con il corso degli avvenimenti. “Suite francese” è stato pubblicato nel 2004 per la prima volta e ha significato la riscoperta di un autrice che era stata praticamente dimenticata. Personalmente trovo che sia uno dei libri più belli che io abbia letto in vita mia e sono perciò molto grato a quella anziana signora così segnata dalla vita che vidi a Mantova senza sapere chi fosse. Questa settimana torna il festivaletteratura e io cercherò come ogni anno di scegliere bene fra tanti eventi seguendo le mie preferenze ma anche cercando di trovare qualcosa di nuovo e sconosciuto che mi possa regalare ancora emozioni così belle.
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