mercoledì 11 settembre 2013

"Non sono venuto con un mazzo di fiori per Mussolini"

Giornata di grandi anniversari oggi. Innanzitutto il quarantesimo dal vigliacco colpo di stato cileno operato dal macellaio Pinochet, uno che se avesse governato una decina d'anni fa sarebbe rientrato certamente nel novero dei migliori amici di Papi, che ha sempre avuto un occhio di riguardo per i leader "carismatici". E poi ne sono passati dodici dalla caduta delle due torri e noi lo celebriamo degnamente con neoparlamentari che intervengono in aula delirando di fantacomplotti mentre nel frattempo nel mondo poco o nulla è cambiato, o meglio, sono aumentate le guerre cosidette a bassa intensità. Il pianeta non è certo più sicuro e gli Stati Uniti potrebbero intervenire militarmente bombardando un paese nel quale, come ci ha raccontato Domenico Quirico, una rivoluzione laica e democratica che siamo rimasti inerti a guardare si è trasformata in due anni in una guerra che ha attirato milizie islamiche da tutto il medio oriente e che oggi sarebbero le più avvantaggiate dai missili americani. Non c'è che dire proprio un bell'affare. Ma io oggi voglio ricordare un altro undici settembre, quello del 1926 che vide (purtroppo) fallire un attentato contro un altro leader, non troppo velatamente ammirato da quello che ora piange come un bambino di cinque anni che non lo vogliono più lasciare giocare. La mattina di quel giorno il giovane anarchico Gino Lucetti tirò una bomba contro la macchina di Benito Amilcare Andrea Mussolini, sfortunatamente però l'ordigno rimbalzò esplodendo a terra. Quanti dolori sarebbero stati risparmiati a questo paese se avesse fatto centro. Lucetti fu arrestato pronunciando la frase che titola questo post e per sua fortuna non prevedendo ancora la legge italiana la pena di morte per fatti di quel genere se la cavò ( si fa per dire) con l'ergastolo. Venne liberato dagli alleati nel 1943 ma morì in un bombardamento lo stesso anno, sempre di settembre, mese che evidentemente non gli portava proprio fortuna. Io celebro Gino Lucetti, uno che ci provò.

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