A me è piaciuto il film che ha vinto il festival di Cannes. Probabilmente in parte ha contato anche il fatto che, a differenza di quelli che si sono dileguati dopo meno di mezz’ora solo perchè non succedeva niente, ero abbastanza consapevole che sarebbe stata una prova impegnativa. In effetti quello che serve per reggere e apprezzare un film di Terrence Malick, oltre a tanta, tanta pazienza, è una minima conoscenza dei suoi (non molti) lavori precedenti e una grande disponibilità a rinunciare agli schemi cinematografici a cui siamo abituati in fatto di narrazione di storie.
La storia in questo caso è al tempo stesso semplice e complicata, come può esserlo qualsiasi cosa abbia a che fare con l’essere umano, e poi è letteralmente farcita di immagini stupefacenti. Tutto gira attorno ad una famiglia, e ogni scena familiare racconta momenti assolutamente normali della vita, al limite dell’anonimato, che però se uno ci pensa sono straordinari, come ogni attimo. Ogni cosa è vista (credo, non ne sono mica sicuro, quel film è un gran casino) dalla prospettiva di un uomo che recupera da adulto ricordi legati al suo conflitto adolescenziale con un padre incapace di manifestare affettuosamente il suo amore per i figli e anche alla tragedia dovuta ad una perdita, che in una società nella quale la religione è un elemento fondante conduce ad un dialogo continuo con il divino alla ricerca di un senso e di spiegazioni per ciò che di brutto accade. La fede è una risposta naturalmente, ma secondo me le magnifiche immagini ne lasciano intuire un’altra, che riconduce al primato della natura, immensa, che segue il suo corso e i suoi cicli indifferente ai tormenti dell’essere umano. Tree of Life non può non colpire chi riesce a vederlo fino alla fine. Ecco, l’unica cosa, forse si potevano lasciar stare i dinosauri. Ma sono sicuro che c’è un’ottima spiegazione anche per quelli.
invece ci stavano benissimo anche quelli!! piaciuto tanto, anche se non mi posso definire estimatrice del regista;-))
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