Questo è l’anno in cui si celebra il 150° anniversario dell’unità d’Italia, ce lo hanno ripetuto allo sfinimento e lo faranno ancora, siamo solo a febbraio. Celebrare la ricorrenza è doveroso e giusto. Interrogarsi su quanto effettivamente sia reale l’unità del paese dopo tanto tempo è altresì legittimo quando si è in presenza di forze politiche organizzate che si trovano al governo del paese e sono seguite da un inquietante numero di persone che si raduna con elmi cornuti e facce dipinte di verde inneggiando ad un’inesistente padania e al dio Po. Sono già passati 150 anni da quando questo paese fu riunificato senza particolare convinzione da una casa regnante i cui componenti parlavano esclusivamente francese. Il 1861 però non fu un punto d’arrivo, ma un passaggio di un processo che forse è ancora in corso e che vide un effettivo esito almeno geografico solo nel 1918; alla fine della prima guerra mondiale, che non per nulla molti considerano, vista dall’Italia, ancora una guerra risorgimentale. Vale la pena di ricordare, a proposito di unità linguistica, che molto spesso gli ufficiali in trincea dovevano portarsi dei traduttori per farsi capire dai soldati di molte regioni del sud. Migliaia di giovani italiani morirono su tutti i fronti, molti senza sapere perchè, altri mossi da un vero e proprio patriottismo risorgimentale. A tutte quelle persone che oggi si aspettano il tanto declamato federalismo come l’inizio di una divisione che li liberi dal peso dell’Italia “a due velocità” e magari vorrebbero vivere in Austria e si vergognano di essere italiani e non di certi italiani, mi piacerebbe far leggere lettere come quella di Giovanni Togni, un giovane ventenne della Val Sabbia (Brescia, mica Palermo) morto il primo luglio del 1916 che così scriveva ai suoi prima di morire:
“…come pure lè importante tutti di difendere la patria, e di ingrandirla, se piace a Dio, almeno ai suoi precisi confini per poter anche noi liberarci della tirannia austriaca…”.
L’unità d’Italia va costruita tutti i giorni, partendo dalla conservazione della memoria.
Nessun commento:
Posta un commento