lunedì 26 gennaio 2015

Di mamme e libertà di stampa


 Scusate, ma io non sono un fine teologo e questa cosa non l'ho ancora capita. Ho anche provato ad ascoltare radio Maria, qualche volta lo faccio, ma niente, anche lì non ho trovato conforto. Dunque il Papa ha detto che uccidere in nome di Dio non è giusto, mai, che è un'aberrazione e tutta questa roba qui. Giusto, ottimo. Oltretutto la chiesa cattolica ha già chiesto scusa per tutti quelli che ha ammazzato in nome di Dio in passato, quindi va bene. Poi però il pontefice aggiunge che non si può neppure deridere la religione altrui e che se qualcuno offende la mia mamma poi si deve aspettare un pugno, è normale. Allora, scusate, ma continuo a non capire, qual è l'interpretazione teologica di questa dichiarazione? Voglio dire, alla luce di quanto detto i fedeli musulmani un tantinello radicali che si sono sentiti offesi per il tono delle vignette di Charlie Hebdo, come avrebbero dovuto comportarsi nei confronti dei responsabili di tanta offesa? Forse avrebbero dovuto entrare suonando il campanello e colpire molto rudemente a ceffoni i redattori e i vignettisti del giornale? La questione, per come la vedo io è diversa. Nello stesso momento in cui si dice che non ci deve essere limite alla libertà espressione ma che questa dovrebbe da sola porsi dei limiti non offendendo le religioni, ecco che si pone un limite alla libertà di espressione. Io non credo nell'esistenza di qualsiasi Dio, ma normlmente nel rivolgermi a persone di cui conosco la fede o anche nel dubbio, cerco di essere attento a non offenderne la sensibilità, per cui mi limito. La stessa cosa penso dovrebbero fare tutti coloro ricoprano cariche  e ruoli pubblici e istituzionali, le cui dichiarazioni normlmente arrivano a chiunque e dunque non possono essere veicolate esclusivamente verso chi più interessa loro raggiungere (Anche se spesso si ha l'impressione che certe cose siano buttate lì giusto per cercare la rissa, vero Gasparri?). Ma la stampa? La stampa, anche e soprattutto quella satirica, in un paese dove esiste la libertà di espressione non dovrebbe essere frenata da nessun limite che non sia quello che proviene dalla libera coscienza di chi manifesta tale espressione. In un paese in cui esista vera libertà di stampa e di espressione chiunque dovesse sentirsi offeso dal tono e dal linguaggio di certe pubblicazioni è semplicemente libero di ignorarle, rispettando allo stesso tempo il diritto di chi pensa che tali forme di linguaggio offensive non siano.

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