domenica 18 gennaio 2015

Dall'altra parte del mirino

Se avessi visto prima il film probabilmente non sarei stato molto interessato a leggere il libro, ma avendo letto prima il libro regalatomi da un amico in effetti ero piuttosto curioso di vedere come Clint Eastwood  avrebbe trattato il personaggio e la sua storia. Il Chris Kyle che descrive se stesso nel libro non mi era molto piaciuto per dirla tutta: Dio, patria, famiglia, la croce tatuata per far sapere a tutti che lui era cristiano e la sua missione era uccidere cattivi che non lo erano e volevano solo ammazzare lui e i suoi fratelli in armi; la sua assoluta presuntuosa certezza di essere dalla parte del bene assoluto opposto al male assoluto. Certo, forse non era del tutto colpa sua, Chris Kyle era il tipico figlio dell'America contemporanea in guerra contro il "terrore", che protegge se stessa esportando democrazia secondo principi imbottiti di retorica holliwoodiannazionalistica. Nella sua autobiografia il cecchino più letale della storia militare americana non è mai sfiorato dal dubbio nel compiere il suo dovere, proteggendo i suoi compagni in armi con l'eliminazione scientifica e precisa di soggetti nemici, armati e pericolosi, a decine, forse centinaia e lo fa quasi stesse giocando un videogioco. La sua intenzione sembra sempre quella di essere pienamente in controllo di se stesso, assolutamente nel giusto, uno spietato figlio di puttana, pieno di acciacchi fisici magari, ma conosciuto come la "leggenda", uno che non poteva mostrare segni di debolezza. Tuttalpiù poteva ammettere di avere qualche difficoltà a conciliare il suo ruolo di marito e padre con quello di soldato impegnato a proteggere il suo paese e i suoi compagni, che naturalmente dovevano avere la priorità. Chris Kyle era un personaggio magnifico per un film di Clint Eastwood. E Eastwood è stato bravo a trasmettere nel personaggio il peso, il disagio e lo sporco che senza dubbio erano depositati nell'animo di un uomo come kyle. Eastwood ha saputo trarre da tutta la retorica contenuta nelle parole dello stesso Kyle il disagio profondo di un ragazzo che si confrontava quotidianamente con l'orrore guardandolo attraverso il mirino di un fucile.
La fine di Chris Kyle è stata il contrappasso perfetto della sua vita: dopo aver passato anni sui tetti delle città irachene a sparare a "selvaggi" cattivi per difendere i buoni portatori di democrazia, non poteva che essere ucciso da uno di quest'ultimi, sotto casa.

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