venerdì 18 giugno 2010

Se ne sono andati

Josè Saramago 1922-2010

José Saramago, che ci viveva, scriveva di Lanzarote che ha un paesaggio nel quale “si può riconoscere qualcosa di teatrale, un apparato di cieli finti che distrae lo sguardo e fa viaggiare lo spirito, come se stessimo davanti a un ciclorama in movimento...Lanzarote, anche quando ci sembra inquietante, minacciosa, mostra una certa aria di dolcezza femminile...”.

Parole migliori non si possono forse trovare per descrivere questo piccolo pezzo di terra in mezzo all'Oceano Atlantico, a patto però, di evitare il più possibile, soggiornandovi, le zone sulla costa orientale, fra Arrecife, la capitale, e Puerto del Carmen, nelle quali si concentra la maggior parte delle strutture di ricettività del turismo massificato. Lanzarote è anche questo, certo, ma è molto altro. Lanzarote è un'opera d'arte disegnata prima dalla natura con le sue millenarie eruzioni vulcaniche protrattesi fino all'ultima del 1730, spettacolare, che ha dato vita a quel paesaggio lunare e fantastico che oggi è protetto nel parco di Timanfaya. E poi, dopo la natura, dal genio creativo di Cesar Manrique, le cui opere, perfettamente integrate nel disegno del paesaggio, dimostrano che l'uomo può inserirsi nell'ambiente che occupa senza violentarlo o stravolgerlo. Lanzarote emana una grande energia, a dispetto della quiescenza dei suoi vulcani inattivi da secoli, è impossibile non percepire su quest'isola un soffio proveniente dall'eco di forze primigenie ma anche dai luoghi più riposti di noi stessi.

Buon viaggio José




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