Discutibile quanto vorranno quelli che lo discutono, che più che altro lo fanno per livore personale. E' stato un padre della patria, così come è uscita da vent'anni di dittatura, e da allora un accanito e tenace guardiano a difesa della costituzione, più di molti che restano in circolazione
lunedì 30 gennaio 2012
Se ne sono andati
Discutibile quanto vorranno quelli che lo discutono, che più che altro lo fanno per livore personale. E' stato un padre della patria, così come è uscita da vent'anni di dittatura, e da allora un accanito e tenace guardiano a difesa della costituzione, più di molti che restano in circolazione
venerdì 27 gennaio 2012
Memoria

“…La morte per gas durava da dieci a quindici minuti. Il momento più terribile era l’apertura della camera a gas, quella visione era intollerabile: le persone, schiacciate come basalto, blocchi compatti di pietra. Come crollavano fuori dalle camere a gas! L’ho visto parecchie volte. Ed era la cosa più penosa di tutte. A questa non ci si abituava mai. Era impossibile (…) Il gas, quando cominciava ad agire, si propagava dal basso verso l’alto. E nella lotta spaventosa che allora si scatenava, perchè era una lotta, nelle camere a gas toglievano la luce, era buio, non ci si vedeva , e i più forti volevano sempre salire, salire più in alto. Certamente sentivano che più si saliva meno mancava l’aria, meglio si poteva respirare. Si scatenava una battaglia. E nello stesso tempo quasi tutti si precipitavano verso la porta. Era un fatto psicologico, la porta era lì… ci si avventavano, come per forzarla. Irreprimibile istinto in quella lotta contro la morte. Ed è per questo che i bambini e i più deboli, i vecchi, si trovavano sotto agli altri. E i più forti sopra. In quella lotta di morte il padre non sapeva più che suo figlio era lì, sotto di lui.- E quando si aprivano le porte? -Cadevano… Cadevano come un blocco di pietra… Una valanga di grossi blocchi che cadono da un camion. E dove era stato versato il Zyklon, era vuoto (…) Evidentemente le vittime sentivano che in quel punto il Zyklon agiva di più. Le persone erano… ferite, perchè nel buio avveniva una mischia, si dibattevano, lottavano. Sporchi, insozzati, sanguinanti dalle orecchie, dal naso. Certe volte si notava pure che quelli che giacevano al suolo erano, a causa della pressione degli altri, totalmente irriconoscibili… Certi bambini avevano il cranio fracassato (…) Sì, vomito, sangue. Dalle orecchie, dal naso…Anche sangue mestruale forse, no, non forse, certamente. C’era di tutto in quella lotta per la vita… Quella lotta di morte. Era atroce da vedere. Ed era la cosa più difficile. Era un nonsenso dire la verità a chiunque oltrepassava la soglia del crematorio. Là non si poteva salvare nessuno. là era troppo tardi…”
giovedì 26 gennaio 2012
Se ne sono andati

Ho un'immagine indelebile del professor Franco Pacini, astrofisico e direttore dell'osservatorio di Arcetri che se ne è andato oggi, un ricordo legato alla mia infanzia di bambino strano, appassionato di fantascienza e allo stesso tempo di storia, del mondo antico e dell'archeologia. Il professor Pacini, che aveva il tipico aspetto dello scienziato un po' fuori di testa che piace molto ai ragazzini, era spesso intervistato da Piero Angela durante una delle migliori trasmissioni di carattere scientifico divulgativo condotte da quest'ultimo che io ricordi: “Nel cosmo alla ricerca della vita”, molto prima di “Quark”, intorno alla fine degli anni settanta. Un programma che lo stesso Angela non riuscirebbe più a fare; impossibile oggi infatti trattare argomenti come l'evoluzione della vita sulla terra, i viaggi nello spazio e la vita extraterrestre restando fedeli al puro spirito scientifico senza metterci in mezzo Atlantide, i Maya, gli UFO e magari anche i templari, che sono i cavalli di battaglia preferiti di Giacobbo. Ma più di trent'anni fa la televisione si interessava meno degli ascolti e della spettacolarizzazione dei fenomeni e così ne venivano fuori prodotti migliori. Ad ogni modo, Il professor Pacini fu l'uomo che con poche semplici parole mostrò ad un bambino fantasioso come il mondo del futuro e quello del passato potevano stare insieme e lo fece con un esempio legato alla velocità della luce: spiegò infatti come la luce, viaggiando ad una velocità finita, ci mostra le cose non come sono ora, ma com'erano quando era partita: un secondo fa la Luna, otto minuti fa il sole, due milioni di anni fa la grande galassia di Andromeda e poi fece un esempio estremamente suggestivo ipotizzando che se esseri alieni molto avanzati con strumenti tecnologici adeguati e a noi inimmaginabili avessero osservato la terra, che so, da una distanza di 65 milioni di anni luce vi avrebbero potuto vedere scorrazzare sopra i dinosauri un attimo prima che un asteroide li friggesse. Fu una rivelazione, io ce li vedevo proprio gli omini verdi che facevano queste cose e così l'immaginazione di quel bambino si perse dietro all'idea di un viaggio su un pianeta lontano duemila o quattromila anni luce per poter vedere quello che succedeva qui sulla terra ai tempi dei romani o degli egiziani. Erano parecchi anni che non pensavo al professor Pacini, fino ad oggi, quando ho letto della sua dipartita e mi è tornato in mente con estrema vividezza questo ricordo, per cui gli sono molto grato.
Lo ha rifatto

P.S. Questa cosa la aggiungo qualche ora dopo la pubblicazione del post perchè mi fa impazzire.
La funzione "parole chiave della ricerca" che si trova nelle origini del traffico delle statistiche di blogger a volte può essere molto divertente; qualcuno stamattina per esempio è arrivato a questo post digitando nella finestrella di google le seguenti parole: come acquistare il modello su scala della costa concordia. Bruno, sei tu? che c'è, ne vuoi uno ancora più grosso?
mercoledì 25 gennaio 2012
Sindrome del gatto spiaccicato

E' quel particolare fenomeno che colpisce spesso le persone il cui sguardo si sofferma su cose particolarmente rivoltanti da cui viene tuttavia catturato senza possibilità di poterlo distogliere se non sforzandosi molto. A me succede spesso quando vengo colto dalla tentazione di guardare certe puntate di "Porta a porta", come ieri sera. Rientrato dalla visione di un bel film accendo per un attimo la televisione, cosa che si poteva benissimo evitare, è vero, ma l'ho fatto e la mia attenzione è stata immediatamente attratta dalla presenza nello studio di un enorme modello in scala della Costa Concordia, non ho resistito, lo ammetto, sono un debole, ho dovuto sedermi e guardare, almeno per un po'. E c'era proprio tutto: esperti di ogni genere, un bel parterre di "sopravvissuti" al disastro, inviati dal Giglio e pure un'inviata, a spese dei contribuenti, in Moldavia per cercare la famosa donna del mistero di cui nessuno parla più da giorni perchè è evidente che si tratta di fuffa, per tutti, ma non per Vespa che come un bambino eccitato per il suo giocattolo nuovo continuava felice a girare attorno al modellino indicando con una biro le varie parti della nave di cui si parlava di volta in volta. Il momento più alto lo ha raggiunto però quando ha chiesto ad una bionda ed emozionata signora che era convinta di morire di quel sms di commiato dal marito da cui si stava separando. Emozioni forti. E conduttore eccitato di cui potevo intuire quasi il tremore del labbro e il filino di bava trattenuto. Un altro grande momento per l'informazione giornalistica in questo paese.
venerdì 20 gennaio 2012
Istante di bruciante nostalgia
Così, all'improvviso, di tornare indietro, a saltare e cantare a squarciagola, questa e le altre
mercoledì 18 gennaio 2012
E mentre tutti erano distratti gli alieni volevano riprendersi le piramidi

martedì 17 gennaio 2012
Eravamo un paese di poeti, santi e navigatori
lunedì 16 gennaio 2012
Il cinema è l'arma più forte

In tutta la spiacevole vicenda occorsa nel passato fine settimana una delle cose che mi hanno più colpito sono stati i molti passeggeri scampati che commentavano la loro esperienza facendo frequenti riferimenti alla tragedia del Titanic, nessuno ha citato l'Andrea Doria per esempio, naufragio molto più recente; una delle frasi più ricorrenti era, "sembrava di essere sul Titanic". Il Titanic rappresenta ancora lo stereotipo del naufragio nell'immaginario collettivo ma nessuno oggi può avere esperienza diretta o ricordi di quello che avvenne il 15 aprile del 1912 ( a proposito, quest'anno ricorre il centenario, che caso). Tutti quelli che hanno accostato le due vicende lo hanno fatto avendo ben in mente le immagini del film di James Cameron, girato nel 1997, assai spettacolare e molto ben realizzato nelle scene dell'affondamento, ma che non è proprio la realtà. L'immaginario cinematografico però è assai potente e si radica nelle nostre coscienze formando esperienze che diventano reali o assimilabili alla realtà, così quello che era finzione, un set cinematografico, si trasforma in metro di paragone per descrivere un'esperienza personale profondamente drammatica e terribilmente reale. Insomma, va a finire che quello che fu uno degli slogan più celebri ideati dalla propaganda fascista rivela ancora oggi la sua grande efficacia
domenica 15 gennaio 2012
Out of Africa
Non l’ho vista, ma ho appena finito di leggere il catalogo della bella mostra che il palazzo delle esposizioni di Roma ha dedicato al viaggio di homo Sapiens, che saremmo noi, anche se ho la netta sensazione che sempre più spesso homo e Sapiens non stiano bene nella stessa frase. Bene, l’ho letto e ho deciso che questo sarà l‘anno del pessimismo cosmico, a prescindere dai maya.
Sapiens è in circolazione solo da 200000 anni, che in termini assoluti, rispetto all’ esistenza della Terra per esempio, è proprio poca cosa. Oltretutto quando i nostri simili sono usciti dall’Africa non sono neppure stati i primi: durante la loro espansione ad un certo momento hanno diviso il pianeta con almeno altre quattro specie umane (quelle sì, razze diverse) con cui condividevano qualche antenato e che avevano intrapreso il viaggio fuori dalla madre Africa molto prima di loro. Nessuna di queste specie è sopravvissuta al passaggio di Sapiens. Non che ci siano cause dirette nella fine dei nostri predecessori, convivemmo con loro per migliaia di anni, ma alla fine solo una specie sopravvisse, per mille motivi. La stessa sorte toccò anche migliaia di specie animali che non ressero il confronto con le razze introdotte dagli uomini quando arrivarono nei loro habitat. L’evoluzione ha reso l’uomo moderno capace di trasformare il mondo che lo circondava adattandolo alle proprie esigenze anche a discapito del suo equilibrio. Probabilmente Madre Natura aveva “compreso” che con quello sviluppo cerebrale l’uomo avrebbe rappresentato un problema, così ha provato a metterci qualche pezza, come il restringimento del canale uterino dovuto alla stazione eretta per esempio, che costringeva a partorire cuccioli prematuri con gravi rischi per la loro sopravvivenza e quella delle madri, una specie di imbuto per limitare in partenza l’eccessiva espansione di una specie troppo invasiva e pericolosa, chi lo sa. L’evoluzione però non aveva forse calcolato che con quel volume cerebrale l’uomo sarebbe riuscito presto a trovare una soluzione al problema mettendoci solo appunto 200000 anni per raggiungere la cifra spaventosa di sette miliardi di individui. Nella migliore delle ipotesi alla Terra restano ancora quattro miliardi di anni da vivere, prima che il sole si spenga: Certo, prima di questo evento possono succedere un sacco di cose che potrebbero interromperne la corsa nello spazio, ma al momento il rischio più grosso è rappresentato dalla specie più invasiva e virulenta che la occupa. Se Madre Natura dovesse decidere di porre rimedio ad un errore compiuto qualche centinaio di migliaia di anni fa, basterebbe proprio poco, un organismo piccolo piccolo come un virus per esempio. La Terra dopo poco tempo si sarebbe già dimenticata di noi e sarebbe pronta per ricominciare un ciclo nuovo. Conviene farci un pensierino.
venerdì 13 gennaio 2012
Ai confini della realtà

-Pronto?
-Sono io. Il tuo migliore amico, mi riconosci?
-Ah sì, che c'è?
-E' un sacco che non ci sentiamo, non vieni più il lunedì a cena con i tuoi, insomma, siamo ancora amici no?
-Beh; niente di personale, abbiamo preso strade diverse. La nostra gente non capiva...
-La gente cambia idea in fretta. Vedrai. Le nostre strade sono destinate a incontrarsi di nuovo.
-Non so...
-Ne sono certo, non ti sarai mica dimenticato no?
-Non sono io che sto coi comunisti...dimenticato che?
-Il nostro accordo...
-.....No, no...
-Ah ecco, quindi per quell'autorizzazione...Leggo cose che non mi piacciono.
-Non possiamo, la gente...
-La gente, la gente. Meglio che risolviate i vostri problemi, tu hai preso un impegno, non ti conviene, parlatevi.
-Abbiamo qualche problema...
-Immagino, ma io ho un dossier che potrebbe finire sulla scrivania di un direttore amico mio. Ti assicuro che non vorrei mai che si sapesse la vera causa del tuo malore...
-...Parlerò con i miei... sono ancora il capo...mi devono tutto...
-Bravo, fatti valere. In me avrai sempre un amico.
-Sì, sì, certo...
-Ti saluto adesso, che ho un'amica che mi aspetta. Ciao.
-....
mercoledì 11 gennaio 2012
Bene, aspetteremo

Scandali che non lo erano

Prima no, poi sì, poi no e ancora sì, ma forse no, anzi sì
I dirigenti padani, gente che ha fatto della coerenza uno stile di condotta della propria politica.
Per tipi così certi titoli non passano mai di moda.
martedì 10 gennaio 2012
domenica 8 gennaio 2012
Urge un cambiamento

sabato 7 gennaio 2012
Perchè è lì

Così rispondeva lo sfortunato George Mallory a chi gli chiedeva per quale motivo volesse scalare l'Everest.
Con questo mese di gennaio sono ormai tre anni che occupo impropriamente questo spazio sulla rete, dico impropriamente e anche un poco indegnamente perchè in circolazione ci sono un sacco di persone che lo fanno molto meglio di me e con una grande quantità di contenuti in più, lo so perchè li leggo tutti i giorni e ogni volta mi domando cosa ci faccio io qui se ci sono già loro e chissà quanti altri ancora che non conosco ma che varrebbe la pena leggere.
All'inizio il mio spazio me lo sono creato scrivendo note per dare un senso alla mia presenza sul più popolare dei social network. Una volta realizzato che c'è sempre un valido motivo se con molte persone via via i contatti negli anni si perdono e con quelle che ti interessano in fondo non li perdi mai davvero, quando uno ha capito che alla fine le persone con cui vale la pena mantenerli davvero sono quelle con cui non c'è bisogno di cliccare “mi piace” sotto tutto quello che dicono, allora “Facebook” appare nient'altro che un enorme esercizio di voyeurismo. E così uno decide che può anche farne a meno, rinuncia alla possibilità che un gruppo più numeroso di persone, amici o amici di amici, possano leggere le sue cose ed emigra nel mare infinito della rete dove forse resterà unico fruitore del proprio piccolo giardino di pensieri insieme a chi ci arriverà per caso cercando altre cose e a cui forse potranno interessare, oppure no. Non sono bravo a scrivere, penso sia una cosa difficilissima, non sono realmente interessato ad essere letto, ma mi fa molto piacere pensare che qualcuno possa trovare interessanti alcune cose che scrivo. Le potenzialità del mezzo internet fanno sì che in teoria sette miliardi di voci come la mia possano comunicare qualsiasi cosa contemporaneamente sul web, la cosa è grandiosa e spaventosa insieme perchè crea un grandissimo rumore di fondo nel quale il rischio è che ognuno sia lì a parlare da solo. Ma il web non è solo un mezzo di comunicazione, in fondo è anche un immenso muro sul quale chiunque può improvvisarsi writer e scribacchiare qualsiasi cosa senza preoccuparsi troppo di imbrattarlo, questo vale per le cose che ci piacciono come per quelle che nessuno, io per primo, vorrebbe mai vedere, ma il gioco della totale libertà d'espressione funziona così. Ci stiamo avviando verso l'era del “io posto, quindi sono”, ognuno ha diritto al suo piccolo spazio di libertà, che sia solo per se stesso o rivolto a ogni potenziale lettore del mondo. Se dovessi dire perchè oggi io sono ancora qui ad occupare questo spazio penso che prenderei in prestito le parole di Mallory, perchè è lì.
martedì 3 gennaio 2012
Toddler's creed

Se te lo do e poi cambio idea è mio.
Se posso portartelo via è mio.
Se stiamo costruendo qualcosa insieme tutti i pezzi sono miei.
Se sembra che sia mio è mio.
Se è mio non apparterrà mai a nessun altro, qualsiasi cosa sia.
Se è tuo è mio.